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Esiste solo una meditazione: osservare

Osho: The Great Zen Master Ta Hui, Capitolo 28 



Osho,
Non il "tenere calma la mente", ma l'assenza della mente.
Anche se non sai bene se i vari maestri hanno ragione o torto, se la tua base è solida e genuina i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti, compreso il "tenere calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due.
Lasciati andare e diventa vasto, ampio.
Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo. Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene.
Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale. Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole per ingannare qualcuno. 


Per molto tempo c'è stato un fraintendimento tra queste due cose: tenere calma la mente e assenza della mente. Molte persone hanno pensato che fossero sinonimi. Sembrano essere sinonimi, ma in realtà sono quanto più distanti possibile, e non c'è modo di trovare un collegamento tra i due.

Quindi come prima cosa cerchiamo di chiarire il significato di queste due parole, perché tutto il sutra di Ta Hui stasera ha a che fare con la comprensione di questa differenza.

La differenza è molto sottile. Un uomo che tiene calma la mente e un uomo che non ha mente dall'esterno appariranno del tutto identici, perché anche l'uomo che tiene calma la mente è silenzioso. Al di sotto del silenzio di quest'ultimo c'è un grande caos, ma lui non permette che venga alla superficie. Ha grande controllo.

L'uomo senza la mente, colui che vive nell'assenza della mente, non ha nulla da controllare. È puro silenzio senza repressioni, senza discipline, è un cielo puro e vuoto.

La superficie può ingannare facilmente. Bisogna essere molto vigili riguardo alle apparenze, perché dall'esterno i due appaiono identici: entrambi sono silenziosi. Il problema non sarebbe sorto se la mente calma non fosse così facile da raggiungere. È facilissima da ottenere, mentre l'assenza della mente non è così facile. Non è a buon mercato, è il tesoro più grande che ci sia al mondo.

La mente può giocare il gioco di essere calma e silenziosa; può giocare il gioco di essere senza pensieri e senza emozioni, ma la verità è che essi sono repressi, ma molto vitali, pronti a saltar fuori in ogni momento. Le cosiddette religioni e i loro santi sono caduti nell'errore di fermare la mente. Se continui a stare seduto in silenzio, cercando di controllare i tuoi pensieri, bloccando le tue emozioni, non permettendo dentro di te alcun movimento, a poco a poco questa diventa un'abitudine. Questa è la più grande illusione che tu possa creare per te stesso, perché ogni cosa è identica, non è cambiato nulla, ma apparentemente hai subito una trasformazione.

Lo stato di non-mente o assenza della mente è proprio l'opposto del calmare la mente: è andare al di là della mente. Vuol dire creare una tale distanza tra te e la mente che quest'ultima diventa come la stella più lontana - a milioni di anni luce - e tu sei solo l'osservatore. Quando la mente viene calmata, sei il controllore. Quando la mente non c'è, sei l'osservatore. Questo è il criterio di distinzione.

Quando controlli qualcosa sei in tensione; non puoi essere libero dalle tensioni, perché ciò che viene controllato cerca sempre di ribellarsi contro di te, ciò che è schiavo vuole la libertà. Prima o poi la tua mente esploderà nella sua vendetta.

Una storia che ho amato molto.... 

In un villaggio c'era un uomo molto aggressivo e pieno di rabbia, così violento da arrivare ad uccidere sua moglie, e per un motivo banale. Tutto il villaggio aveva paura di quest'uomo, perché non conosceva altro argomento se non la violenza.

Il giorno in cui aveva assassinato sua moglie gettandola in un pozzo, stava passando di là un monaco gianista. Si radunò una folla, e il monaco disse: "Questa mente colma di rabbia e di violenza ti porterà all'inferno".

L'uomo allora replicò: "Vorrei essere silenzioso come te, ma che posso fare? Non so nulla. Quando la rabbia mi prende, arrivo quasi a perdere coscienza, e ora ho ammazzato la mia amata moglie".

Il monaco gianista disse: "L'unico modo per calmare questa mente colma di rabbia, di furia e di violenza, è quello di rinunciare al mondo". Il giainismo è una religione di rinuncia, e la rinuncia suprema comprende persino i vestiti. Il monaco giainista vive nudo, perché non gli è permesso nemmeno di possedere un vestito.

L'uomo era un tipo molto arrogante, e questa per lui divenne una sfida. Di fronte a tutti gettò i suoi vestiti nel pozzo insieme alla moglie. Il villaggio intero non poteva crederci; persino il monaco giainista si spaventò un po' e disse: "Ma sei matto o cosa?" L'uomo si gettò ai suoi piedi e disse: "Per te forse ci sono voluti decenni per arrivare allo stadio della rinuncia; io rinuncio al mondo, rinuncio a tutto. Sono tuo discepolo, dammi l'iniziazione".

Si chiamava Shantinath, e shanti vuol dire "pace." Accade spesso... se vedi una donna brutta, è molto probabile che si chiami Sunderbhai, che vuol dire "donna bella". In India la gente ha strane idee... chiamano un cieco Nayan Sukh. Nayan Sukh vuol dire "uno che ricava grande piacere dagli occhi".

Il monaco giainista disse: "Hai un bel nome. Non lo cambierò; lo conserverò, ma d'ora in poi devi ricordare che la pace deve essere la tua reale vibrazione".

L'uomo si sottopose alla disciplina, calmò la sua mente, digiunò a lungo, si torturò, e in breve divenne più famoso del suo maestro. Le persone piene di rabbia, arroganti, egoiste, possono fare cose che per le persone tranquille richiedono molto tempo. Divenne famoso, e migliaia di persone andavano da lui solo per toccargli i piedi.

Dopo vent'anni si trovava nella capitale. Un uomo del suo villaggio era venuto là per un qualche motivo, e gli venne in mente: "Sarà una bella cosa vedere la trasformazione accaduta a Shantinath. Si sono sentite tante storie: che è diventato un uomo completamente diverso, che il suo vecchio essere è scomparso e ne è nato in lui uno nuovo e fresco, che è veramente diventato pace, silenzio e tranquillità".

Quindi l'uomo del villaggio' si recò da lui con grande rispetto, ma quando vide Muni Shantinath, quando osservò il suo volto, i suoi occhi, non riuscì a credere che fosse accaduto un cambiamento. Non c'era assolutamente la grazia che si irradia sempre da una mente che è diventata silenziosa. Quegli occhi erano ancora egoisti, anzi erano diventati egoisti in modo più acuto. La presenza dell'uomo era ancora più brutta di prima.

Ciò nonostante, l'uomo gli si avvicinò. Shantinath lo riconobbe - era un suo vecchio vicino - ma ora riconoscerlo sarebbe stato al di sotto della sua dignità. L'altro vide bene che Shantinath l'aveva riconosciuto, e che fingeva di no. Pensò: "Ecco una cosa molto significativa". Si avvicinò ancora di più a Shantinath e chiese: "Posso farti una domanda? Qual è il tuo nome?"

Naturalmente in Shantinath nacque una grande rabbia, perché sapeva che quest'uomo conosceva perfettamente il suo nome. Tuttavia riuscì a mantenere il controllo, e disse: "Mi chiamo Muni Shantinath".

L'altro replicò: "È un bel nome, ma io ho una pessima memoria, puoi ripeterlo? Ho dimenticato... cosa hai detto?"

Adesso era troppo. Muni Shantinath era solito portare con sé un bastone. Prese in mano il bastone... si dimenticò di tutto - vent'anni di controllo della mente - e disse: "Chiedilo di nuovo e ti farò vedere io chi sono. Ti sei dimenticato? Ho ucciso mia moglie, sono lo stesso uomo".

Solo allora si accorse dell'accaduto...

Comprese come in un singolo istante di inconsapevolezza avesse gettato nella spazzatura vent'anni della sua vita: non era cambiato per nulla. Ma milioni di persone percepivano in lui un grande silenzio... Sì, era diventato molto controllato, riusciva a reprimersi, e ciò aveva dato dei frutti: un grande rispetto - e lui non aveva le qualità per ottenere quel rispetto - e tanti onori, per cui persino dei re andavano a toccargli i piedi.

I tuoi cosiddetti santi sono solo animali controllati. La mente non è altro che una lunga eredità di tutto il tuo passato animale. Puoi controllarlo, ma la mente controllata non è la mente risvegliata.

Il meccanismo per controllare, reprimere e disciplinare, viene insegnato da tutte le religioni, e a causa di questo insegnamento erroneo, l'umanità non è progredita nemmeno di un millimetro, è rimasta allo stato di barbarie. In qualsiasi momento la gente può cominciare ad ammazzarsi a vicenda. Non ci vuole neanche un istante perché si perdano; si dimenticano completamente di essere umani, e che ci si aspetta da loro qualcosa di meglio, qualcosa di più. Solo pochissime persone sono riuscite a evitare questo errore di controllare la mente e credere di aver ottenuto l'assenza della mente.

Raggiungere l'assenza della mente richiede un processo completamente diverso: lo chiamo alchimia suprema. Consiste solo di un elemento: l'osservare.

Gautama Buddha sta passando per una città quando arriva una mosca e si posa sulla sua fronte. Lui sta parlando con il suo discepolo, Ananda, e continua a parlare mentre muove la mano per scacciare la mosca. Poi improvvisamente si accorge che il suo movimento della mano è stato inconsapevole, meccanico. Dato che stava parlando con Ananda in modo consapevole, la mano ha scacciato la mosca in modo meccanico. Si ferma, e anche se adesso la mosca non c'è più, muove di nuovo la mano con consapevolezza.

Ananda dice: "Ma che fai? La mosca non c'è più...."

Gautama Buddha replica: "La mosca se ne è andata... ma io ho commesso un peccato, perché l'ho fatto con inconsapevolezza".

Solo Gautama Buddha usa la parola "peccato" nel suo giusto significato. Essa deriva da una radice che vuol dire dimenticanza, inconsapevolezza, mancanza di osservazione, fare le cose in modo meccanico, e la nostra vita è quasi del tutto meccanica. Dalla mattina alla sera, in continuazione, facciamo le cose come dei robot.

Un uomo che vuole entrare nel mondo dell'assenza della mente deve imparare solo una cosa: un solo passo e il viaggio è finito. Quell'unico passo è di fare tutto con la qualità dell'osservare. Muovi la mano e osservi; apri gli occhi e osservi; cammini, fai i tuoi passi in modo vigile, consapevole; mangi, bevi, ma non permetti mai che la meccanicità prenda il sopravvento. Questo è l'unico segreto alchemico della trasformazione.

Un uomo che può fare tutto con piena consapevolezza diventa un fenomeno luminoso. È solo luce, e la sua vita è piena di fragranza e di fiori. L'uomo meccanico vive in buchi oscuri, sporchi. Non conosce il mondo della luce; è come un cieco. L'uomo che osserva è veramente un uomo che ha gli occhi.

Ta Hui sta a poco a poco penetrando nei segreti più profondi della trasformazione interiore. Dice:
Anche se non sai bene se i vari maestri hanno ragione o torto, se la tua base è solida e genuina i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti. 

Sta dicendo che non serve pensare chi ha torto e chi ha ragione. Ci sono migliaia di dottrine, centinaia di filosofie, e se continui a cercare la verità nelle loro parole, ti perderai in una giungla senza poter ritrovare il sentiero. Tutto ciò che puoi fare è di trovare una base solida dentro di te.

....compreso il "tenere calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due. 

Lasciati andare e diventa vasto, ampio....

Non è un problema di tenerti separato dall'esistenza grazie al controllo; è una questione di lasciarti andare e diventare vasto, vasto come l'esistenza. Nell'osservare diventi infinito: questa è l'unica cosa che non ha limiti.

Dai un'occhiata al tuo osservare, al tuo testimoniare: è illimitato. Non c'è inizio né fine... è privo di forma.

Questa calma assoluta della mente è esattamente la non-mente o assenza di mente. Non è controllo, né disciplina; non è che metti tutta la pressione sulla tua mente e la mantieni silenziosa. No, semplicemente non c'è. In casa non c'è nessuno, nessuno che controlli e nessuno che viene controllato. Tutte le idee di controllo sono svanite nella pura osservazione. Questo osservare ti porta a espanderti. Quando ne hai almeno un piccolo assaggio, continua a espandersi fino ai confini dell'universo.


Lasciati andare e diventa vasto, ampio.
Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo. 


Ta-Hui ti sta ricordando che quando sei sul sentiero dell'osservazione, a volte le vecchie abitudini possono ripresentarsi. Ma non ti preoccupare; sono come fiocchi di neve su di un fornello caldo: svaniranno da sole. Tu osserva. Non preoccuparti, non lasciare che ti sconvolgano.

A volte ci sarà rabbia, a volte qualche ambizione, ma non potranno disturbare la tua osservazione. Arriveranno e se ne andranno senza lasciare traccia sulla superficie pura del tuo specchio. Devi ricordare solo una cosa: non metterti a lottare con loro, a cercare di spezzarle, di distruggerle, di eliminarle. Per la mente è del tutto naturale, quando c'è qualcosa che non va, di saltarci sopra e di distruggerla. Questa è l'unica cosa di cui essere consapevoli, perché è questo che non permette mai di andare oltre la mente. Le vecchie abitudini compariranno di nuovo, e le vecchie abitudini sono vecchie di molte e molte vite. La tua consapevolezza è nuova e fresca; la tua meccanicità è antica, quindi è naturale che a volte torni.

Qualcuno ti insulta; non c'è bisogno di arrabbiarsi, ma improvvisamente nasce la rabbia. Non è uno sforzo, è una vecchia abitudine, una reazione vecchia. Non cercare di contrastarla, o di sorridere per nasconderla. Osservala, e la vedrai arrivare e andare via...Come un fiocco di neve su di un fornello caldo.

Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene.
Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale. 


Se un uomo ha imparato l'arte dell'osservare, può anche usare la mente, senza avere un'attività mentale.

Io vi parlo, e uso la mente, perché non c'è altro modo. 

La mente è l'unico modo di trasmettere un messaggio a parole; è l'unico meccanismo disponibile. Ma la mia mente è assolutamente silenziosa, non c'è attività mentale. Non sto pensando a cosa dire dopo, e non sto pensando a cosa ho detto prima. Sto solo rispondendo a Ta Hui spontaneamente senza mettermi di mezzo.

È come quando vai in montagna e gridi, e la montagna fa eco: la montagna non sta avendo alcuna attività mentale, fa solo eco. Quando parlo su Ta Hui, sono solo una montagna che fa eco. Nel mezzo del mio usare la mente, non c'è alcuna attività mentale.

Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. È un'esperienza strana, quella di usare la mente senza attività mentale. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente 

Fin da bambino ho amato molto il silenzio.

Per quanto possibile, stavo seduto in silenzio. Naturalmente la mia famiglia pensava che sarei stato solo un buono a nulla, e avevano ragione. Sicuramente mi sono dimostrato un buono a nulla, ma non me ne pento.

Era arrivato a un punto tale che a volte ero seduto, e mia madre arrivava e diceva qualcosa di questo genere: "Sembra che non ci sia nessuno in casa. Ho bisogno di qualcuno che vada al mercato a prendere della verdura". Io ero seduto proprio di fronte a lei, e dicevo: "Se dovessi vedere qualcuno, glielo dirò...."

Era un fatto riconosciuto che la mia presenza non significava nulla; se c'ero oppure no, non faceva alcuna differenza. Una volta o due hanno provato e hanno scoperto che "è meglio lasciarlo da parte, e non notarlo neppure", perché se mi mandavano alla mattina a comprare la verdura, alla sera tornavo per chiedere: "Ho dimenticato cosa volevate che comprassi, e ora il mercato è chiuso". Nei villaggi il mercato della verdura chiude alla sera, e i venditori tornano ai loro villaggi.

Mia madre diceva: "Non è colpa tua, è colpa nostra. Abbiamo aspettato tutto il giorno, ma tanto per cominciare non avremmo mai dovuto chiedertelo. Dove sei stato?"

Rispondevo: "Mentre uscivo di casa, proprio qui vicino ho visto un bellissimo albero di bodhi", lo stesso tipo di albero sotto cui si era illluminato Gautama Buddha. L'albero ha preso il nome bodhi tree [albero di bodhi] -- in inglese bo tree -- per via di Gautama Buddha. Non si sa come fosse chiamato prima di Gautama Buddha; doveva pur avere un nome, ma dopo Buddha è diventato associato con il suo nome.

C'era un bellissimo bodhi tree, e per me era una grande tentazione.

C'era sempre un tale silenzio, una tale frescura alla sua ombra, nessuno mi disturbava, e così potevo star seduto lì sotto per un po' di tempo. E a volte penso che quei momenti di pace si sarebbero potuti estendere al resto della giornata.

Dopo alcune volte in cui li avevo delusi hanno pensato: "È meglio non dargli fastidio". E io sono stato immensamente felice che avessero accettato che quasi non esistessi. Ciò mi ha dato una grandissima libertà. Nessuno si aspettava niente da me. Quando nessuno si aspetta niente da te, cadi nel silenzio.... Il mondo ti ha accettato; ora non ha più aspettative su di te.

Quando a volte tornavo a casa tardi, mi cercavano in due posti: uno era il bodhi tree, e proprio perché mi cercavano sotto all'albero del bodhi, cominciai ad arrampicarmi sull'albero e a sedermi tra i suoi rami. Loro arrivavano, si guardavano intorno e dicevano: "Sembra che non sia qui".

E anch'io facevo di sì con la testa e dicevo: "Sì, è proprio vero. Non sono qui".

Ma poi mi hanno scoperto, perché qualcuno mi ha visto mentre mi arrampicavo e ha detto loro: "Vi ha preso in giro. Lui è sempre qui, la maggior parte del tempo è seduto sull'albero". Perciò mi sono dovuto spostare un po' più in là.

C'era un cimitero musulmano....

Ora, la gente di solito non va nei cimiteri. Certo, tutti devono andarci almeno una volta, ma a parte quella volta, a nessuno piace andare nei cimiteri. Quindi era il posto più silenzioso... perché i morti non parlano, non creano problemi, non fanno domande inutili, non chiedono nemmeno chi sei o di essere presentati.

Io ero solito andarmi a sedere in questo cimitero musulmano. Era molto grande, con molte tombe e ombreggiato da grandi alberi. Quando mio padre venne a sapere che andavo là a sedermi, disse: "Questo è troppo!" Un giorno venne a cercarmi e disse: "Puoi sederti sotto il bodhi tree o anche sopra, e nessuno ti disturberà. Questo è troppo, è una cosa pericolosa; in realtà, quando qualcuno va in un cimitero dovrebbe cambiarsi gli abiti e fare un bagno. Tu sei rimasto seduto qui tutto il giorno e qualche volta anche di notte, e quando torni a casa non sappiamo da dove vieni".

Questa è una cosa abituale, che quando torni dal cimitero... Di solito nessuno ci va a meno che non sia un dovere, a meno che non venga mandato; e anche così ci va con riluttanza. Dal cimitero normalmente la gente va direttamente al fiume per fare un bagno e cambiarsi i vestiti, e solo dopo entrano in casa. Mio padre disse: "Non so per quanto tempo sei andato avanti a fare questo".

Risposi: "Da quando mi avete disturbato mentre ero sul bodhi tree. Dovevo pur trovare un posto..." E continuai: "Piacerebbe persino a te una volta ogni tanto. Quando sei stanco e teso, vieni pure qui: nessun morto ti disturberà".

Lui disse: "Non parlarmi dei morti, e specialmente in un cimitero musulmano..." I musulmani sono poveri; le loro tombe sono fatte di terra. A volte con le piogge emerge un cadavere. La terra è stata portata via, e puoi vedere il morto; appare una testa, o una gamba. Lui disse: "Non dirmi più di andare lì. Solo l'idea che un giorno sarò in quella posizione e la mia testa apparirà fuori della tomba, mi terrorizza... sei proprio uno strano ragazzo!"

Io dissi: "Che c'è di male? Il poveretto è morto, non può fare nulla. Piove, lui non ha un ombrello, che può fare? Se appare una gamba, cosa può fare? Non può tirarla dentro; se lo facesse, ci sarebbero degli altri problemi, quindi lui sta tranquillo e lascia che le cose restino come sono".

L'amore del silenzio e l'amore dell'essere assente mi ha aiutato moltissimo per comprendere cosa dice Ta Hui. Sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole per ingannare qualcuno. 

Ta Hui sta dicendo: "Non sto usando queste parole per ingannare qualcuno; non sto facendo mostra delle mie conoscenze; non sto fingendo di sapere di più di voi. Dico queste parole solo per condividere la mia esperienza del fatto che la non-mente e la mente possono coesistere. Non si dovrebbero usare metodi repressivi, ma solo una osservazione pura... e a poco a poco la mente perde tutti i suoi contenuti. Diventa non-mente".

Quindi l'assenza della mente e la mente non sono separate. L'assenza della mente è mente senza i contenuti, senza i pensieri. È come uno specchio che non riflette nulla.

Il silenzio che viene dall'essere uno specchio che non riflette nulla, è l'estasi più grande che l'esistenza permetta a un uomo. A partire da lì le cose continuano ad espandersi, misteri su misteri... nessuna domanda, nessuna risposta, ma solo esperienze straordinarie... grazie alle quali l'anima affamata che ha peregrinato per vite e vite, si sente nutrita, realizzata, pienamente soddisfatta.

È ora di smettere questo peregrinare.

E per questo c'è un metodo molto semplice, cioè quello di osservare la mente, il corpo, le tue azioni. Qualunque cosa fai o non fai, devi essere consapevole di una cosa: stai osservando. Non perdere l'osservatore; e allora non importa se sei cristiano o indù o buddista.

L'osservatore non è nessuno. È solo consapevolezza pura.

E questa consapevolezza pura può solo condurre a una nuova umanità, a un nuovo mondo dove la gente non si discriminerà a vicenda per motivi sciocchi. Nazioni, razze, religioni, dottrine, ideologie, sono solo giochi per bambini, non per persone mature. Per una persona matura c'è solo una cosa che esista, ed è la consapevolezza.

...Un monaco va a diffondere il messaggio di Gautama Buddha. Non è ancora illuminato; ecco perché Gautama Buddha lo chiama e gli dice: "Ricorda, devo dirtelo perché non sei ancora illuminato... parli bene, sei eloquente, puoi diffondere il messaggio. Forse non sarai in grado di spargere i semi, ma potresti attrarre verso di me alcune persone; tuttavia usa questa opportunità anche per la tua crescita personale".

Il monaco chiese: "Come posso fare, per usare questa opportunità?"

E Buddha rispose: "C'è solo una cosa da fare in ogni occasione, in ogni situazione, ed è osservare, essere consapevoli. A volte troverai che alcuni si irriteranno, si arrabbieranno, perché hai ferito la loro ideologia, le loro dottrine, i loro pregiudizi. Rimani silenzioso e osserva. Ci saranno dei giorni in cui non avrai da mangiare perché tutti saranno contro di te e non ti daranno neanche un po' d'acqua. Osserva... osserva la fame, osserva la sete... ma non irritarti, non lasciarti disturbare. Ciò che insegnerai alla gente non è importante tanto quanto la tua consapevolezza, il tuo osservare.

Se ritornerai da me con questa qualità, ne sarò immensamente felice. Il numero delle persone che riuscirai ad avvicinare non ha importanza, come non ha importanza a quante persone avrai parlato. Ciò che importa alla fine è se sei arrivato a casa, se hai trovato il fondamento solido dell'osservare. Allora tutto il resto è irrilevante".

Questa è l'unica meditazione che esista; tutte le altre sono variazioni dello stesso fenomeno.

Quindi questo sutra di Ta Hui è uno dei più importanti.

Okay, Maneesha?

Sì, Osho.

Osho: The Great Zen Master Ta Hui, Capitolo 28

Commenti

  1. Tutto iniziò da Lui, il mio Maestro Osho che m'ha aperto la coscienza verso una visione diversa dell'essere/esserci. Ho letto tutti i suoi libri, conosco ogni frammento delle sue parole, medito da 17 anni ininterrotamente, trovando il mio centro. sono passata dal buddismo all'induismo,al toismo, ed ogni sorta di mistica. Ora So perché sono e dove sono, e nella assenza della non mente divengo danza e Gioia
    Lilly
    (alias magadiendor)

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