sabato 30 novembre 2024

Lealtà Invisibili: Liberarsi dai Modelli Familiari Ripetitivi e Creare il Proprio Destino

 La ripetizione dei modelli familiari attraverso le generazioni è un tema centrale nell'approccio transgenerazionale e nelle costellazioni familiari. Questo fenomeno si manifesta come una tendenza inconscia a riprodurre, di generazione in generazione, schemi relazionali, scelte di vita, eventi significativi o persino sintomi fisici o emotivi simili a quelli vissuti dai propri antenati. Queste ripetizioni non sono casuali, ma rappresentano la forza delle lealtà familiari invisibili e l'influenza del patrimonio transgenerazionale sulla nostra vita.

Comprendere le ripetizioni attraverso esempi

Per illustrare meglio questo fenomeno, ecco alcuni esempi concreti:

  • Una donna che fatica a mantenere relazioni stabili :
    Esplorando la sua storia familiare, scopre che sia sua madre che sua nonna hanno vissuto divorzio difficili e hanno cresciuto i figli da sole. Inconsciamente, questa donna potrebbe sentirsi vincolata a riprodurre il loro destino, come se tradisse la loro memoria costruendo una relazione stabile. La paura di essere abbandonata o il senso di colpa per "fare meglio" delle sue antenate potrebbero portarla a sabotare inconsciamente i propri rapporti.

  • Un uomo che lotta contro una dipendenza :
    scoprendo che sia il padre che il nonno hanno affrontato lo stesso problema, potrebbe rendersi conto che la sua difficoltà nel superarla deriva da un desiderio inconscio di condividere il loro peso. È come se la dipendenza diventasse un simbolo di appartenenza alla famiglia, un modo per onorare una sofferenza mai risolta.

Le forme delle ripetizioni transgenerazionali

I modelli ripetitivi possono manifestarsi in diversi ambiti, come:

  1. Scelte professionali :
    Ad esempio, un figlio potrebbe seguire la carriera di un genitore o di un nonno per senso di lealtà, pur non sentendosi realizzato. Un esempio comune è quello di chi diventa medico, avvocato o artista semplicemente per rispettare le aspettative familiari, ignorando le proprie inclinazioni.

  2. Problemi di salute :
    Alcune famiglie mostrano una ricorrenza di malattie croniche o di disturbi psicologici attraverso le generazioni. Un esempio potrebbe essere una predisposizione alla depressione, che riflette non solo un'eredità genetica, ma anche un trauma emotivo mai risolto.

  3. Dinamiche relazionali disfunzionali :
    La difficoltà a stabilire confini, la tendenza a ripetere relazioni tossiche o conflittuali, o persino la paura di impegnarsi in una relazione sono spesso frutto di schemi familiari tramandati inconsciamente.

  4. Eventi significativi ricorrenti :
    incidenti, fallimenti finanziari o lutti prematuri possono ripetersi con una frequenza sorprendente. Questi eventi possono essere interpretati come simboli di traumi transgenerazionali che cercano una risoluzione.

Il significato profondo delle ripetizioni

Queste ripetizioni non sono semplicemente casuali, ma rappresentano un atto d'amore inconscio verso il nostro sistema familiare. Nel riprodurre le esperienze dei nostri antenati, cerchiamo di onorare il loro destino , di alleviare le loro sofferenze o di riparare le ingiustizie che hanno subito. Portiamo dentro di noi le loro memorie, i loro sogni irrealizzati e le loro speranze infrante, spesso senza rendercene conto.

Tuttavia, queste lealtà invisibili possono trasformarsi in un fardello. Quando i modelli ripetitivi ci impediscono di vivere pienamente la nostra vita, è fondamentale riconoscerli per liberarci da essi e trovare la nostra unicità . Prendere consapevolezza di queste dinamiche ci permette di interrompere il ciclo e di costruire un futuro diverso, pur continuando a onorare il nostro passato.

Il ruolo delle costellazioni familiari

Le costellazioni familiari offrono uno spazio prezioso per esplorare e trasformare queste dinamiche. Attraverso la rappresentazione simbolica dei membri della famiglia e degli eventi chiave della nostra storia, possiamo identificare le lealtà inconsce che ci abitano e liberarcene in modo delicato . Questo processo permette di restituire ai nostri antenati i pesi che appartengono a loro, accogliendo con gratitudine la loro eredità, ma scegliendo un cammino diverso.

Ad esempio, possiamo imparare a dire internamente:
"Riconosco il tuo destino e lo onoro, ma scelgo di vivere la mia vita in modo libero."

Trasformare i pesi in risorse

Collegandoci alle nostre radici con amore e discernimento, le esperienze difficili che ereditiamo possono diventare una fonte di forza e di saggezza . I pesi del passato, una volta elaborati, si trasformano in risorse per affrontare il presente con maggiore consapevolezza e libertà.

Un percorso collettivo e personale

È importante ricordare che queste dinamiche non riguardano solo noi, ma coinvolgono anche i nostri familiari: genitori, fratelli, cugini o altri membri del sistema familiare possono essere influenzati dagli stessi schemi. Dialogare apertamente con loro e condividere la nostra consapevolezza può creare nuove alleanze e favorire un processo collettivo di liberazione e guarigione.

Infine, è essenziale coltivare compassione verso noi stessi durante questo viaggio. Prendere coscienza delle ripetizioni familiari può suscitare emozioni difficili, come rabbia, tristezza o senso di colpa. Ricordiamoci che stiamo facendo del nostro meglio con l'eredità che ci è stata trasmessa. Ogni passo verso la consapevolezza è un'opportunità di trasformazione, non solo per noi, ma anche per le generazioni future.

Conclusione

La ripetizione dei modelli familiari è un fenomeno potente, che dimostra quanto i legami con il nostro sistema familiare possano conservare profondamente la nostra vita. Questi schemi non sono semplicemente ereditati, ma rappresentano una forma di lealtà invisibile verso i nostri antenati, spesso motivata da amore e senso di appartenenza.

Esplorare e riconoscere queste dinamiche ci offre l'opportunità di interrompere i cicli ripetitivi, trasformando le memorie dolorose in occasioni di crescita e liberazione. Attraverso strumenti come le costellazioni familiari , possiamo identificare i pesi inconsci che portiamo, restituirli con rispetto ai nostri antenati e trovare la libertà di tracciare un nuovo cammino.

Onorando le nostre radici e il nostro patrimonio transgenerazionale, diventiamo capaci di vivere pienamente la nostra unicità. In questo modo, non solo ci liberiamo dai vincoli del passato, ma offriamo anche alle generazioni future un'eredità più leggera, fatta di consapevolezza e amore.

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(*professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013, iscritto nel Registro Nazionale privato dei professionisti in scienze e discipline del Benessere AssoConsulting con il n° 03045 )

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domenica 13 ottobre 2024

Il Meccanismo della Dipendenza: Dal Piacere alla Manipolazione Emotiva nelle Relazioni Tossiche

 La dipendenza, sia essa da sostanze come droghe o alcol o da relazioni affettive, si basa su un comune meccanismo di ricompensa del cervello. Il nostro cervello è "programmato" per cercare piacere e evitare dolore, e lo fa attraverso un sistema chiamato sistema della ricompensa, che utilizza la dopamina, una sostanza chimica che crea una sensazione di benessere e piacere. Questo meccanismo è alla base di ogni dipendenza, sia fisica che emotiva, perché rafforza comportamenti che ci fanno stare bene, spingendoci a ripeterli.


Dipendenza da sostanze: droghe e alcol

Quando una persona utilizza droghe o alcol, queste sostanze stimolano in modo anomalo e intenso il rilascio di dopamina nel cervello, provocando una sensazione di euforia molto più forte di quella che si ottiene con attività quotidiane. Inizialmente, questa sensazione piacevole spinge la persona a voler ripetere l’uso della sostanza. Tuttavia, con l’uso ripetuto, il cervello si adatta e diventa tollerante: rilascia meno dopamina in risposta alla stessa quantità di sostanza, portando la persona a dover assumere dosi sempre maggiori per provare lo stesso piacere. Questo è il primo segno di dipendenza.

Con il tempo, il bisogno di usare la sostanza non è più solo legato alla ricerca di piacere, ma anche all’evitare il malessere che si prova senza di essa (astinenza). Il cervello, alterato dalla dipendenza, fatica a funzionare correttamente senza la sostanza, e la persona perde il controllo, cadendo in un ciclo in cui la ricerca della droga o dell’alcol diventa prioritaria rispetto a tutto il resto.

Meccanismo della ricompensa

Il sistema della ricompensa nel cervello è in gran parte governato dalla dopamina, un neurotrasmettitore che segnala al cervello quando un'attività è piacevole o gratificante. Il rilascio di dopamina fa sì che l'individuo desideri ripetere quell'attività, creando un ciclo di rinforzo positivo. Questo meccanismo si sviluppa attraverso:

  1. Stimolo gratificante: Quando una persona svolge un'attività gratificante (ad esempio, mangiare, fare attività fisica, o socializzare), viene attivato il sistema mesolimbico, una rete di aree cerebrali coinvolte nella sensazione di piacere. Il centro principale di questo sistema è il nucleo accumbens, che riceve dopamina dall'area tegmentale ventrale (VTA).

  2. Rilascio di dopamina: Quando viene percepita una ricompensa, la VTA rilascia dopamina nel nucleo accumbens, producendo una sensazione di piacere o soddisfazione. Questo rinforza il comportamento e fa sì che l'individuo desideri ripetere l'azione che ha portato alla ricompensa.

  3. Circuito di rinforzo: Il cervello associa il comportamento a quella sensazione di piacere, creando una memoria che motiva la persona a ripetere l'azione in futuro. Questo meccanismo ha un'importante funzione evolutiva, in quanto ci spinge a ripetere comportamenti che migliorano la sopravvivenza, come mangiare o riprodursi.

  • Sostanze e comportamenti che alterano il sistema: Droghe come cocaina, alcol e nicotina aumentano artificialmente il rilascio di dopamina, stimolando il sistema della ricompensa e generando un piacere intenso.
  • Tolleranza: Con l'uso ripetuto, il cervello si abitua e rilascia meno dopamina. Serve quindi una quantità maggiore di sostanza per ottenere lo stesso effetto.
  • Craving e dipendenza: Si sviluppa un desiderio incontrollabile (craving) di consumare la sostanza. Smettere causa sintomi di astinenza come ansia, depressione e malessere fisico.
  • Perdita di controllo: Il cervello subisce cambiamenti che rendono più difficile controllare gli impulsi. Il comportamento dipendente diventa automatico e meno gestibile.

Dipendenza affettiva: un meccanismo simile

La dipendenza affettiva funziona in modo molto simile alla dipendenza da sostanze. Anche qui entra in gioco il sistema della ricompensa e la dopamina. Quando una persona riceve amore, attenzione o affetto dal partner, il cervello rilascia dopamina, provocando una sensazione di piacere e gratificazione. Questo rafforza il legame emotivo con l'altra persona, portando a desiderare sempre più attenzioni e conferme per sentirsi bene.

Nel tempo, proprio come con le droghe, la persona sviluppa una tolleranza emotiva: ha bisogno di maggiori quantità di affetto e rassicurazioni per sentirsi sicura e appagata. Se queste attenzioni mancano o diminuiscono, la persona può entrare in uno stato di craving emotivo, ossia un desiderio ossessivo di ricevere conferme, attenzioni o amore. In questo stato, la persona perde la sua autonomia emotiva e diventa dipendente dall'altro per sentirsi valida e sicura.

Perché e come accade la dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva può svilupparsi per vari motivi, ma spesso è legata a una bassa autostima o a una mancanza di fiducia in sé stessi. La causa scatenante è da ricercare spesso nel passato del soggetto e comprendere come si è generato e fortificato questo meccanismo e perchè. Indagare sul suo passato infantile, sugli schemi emotivi creati, sull'idea che la mente ha creato su di sè e sugli altri. Cosa sta cercando di soffocare con quella dipendenza? Cosa non vuole osservare del proprio mondo interiore? Da cosa sta scappando? Cosa il suo inconscio sta cercando di comunicargli? Le persone che soffrono di dipendenza affettiva tendono a credere che il loro valore dipenda dalle attenzioni o dall'amore che ricevono dagli altri, probabilmente perché hanno vissuto, nel loro mondo emotivo e psicologico,  la percezione (che sia reale o meno) della sua mancanza nelle fasi iniziali della loro vita.
In questo modo, la relazione diventa l'unica fonte di gratificazione emotiva, e qualsiasi mancanza o distanza da parte del partner provoca ansia, insicurezza e paura.

La paura dell'abbandono è un elemento centrale nella dipendenza affettiva. La persona teme costantemente di essere lasciata, di non essere più amata o apprezzata, e per evitare questa sensazione cerca continuamente conferme, diventando possessiva, gelosa e ossessionata dalla relazione.

  1. Il ruolo della dopamina nelle relazioni: Come accade con le droghe o i comportamenti gratificanti, l'interazione con un partner o l'amore può attivare il sistema di ricompensa nel cervello. Le fasi iniziali di una relazione spesso stimolano un forte rilascio di dopamina, che genera euforia, senso di piacere e benessere. Questi sentimenti positivi rinforzano il desiderio di continuare a stare con il partner.

  2. Ciclo di ricompensa: Nella dipendenza affettiva, il partner diventa la principale fonte di gratificazione emotiva. Il legame affettivo soddisfa i bisogni di sicurezza, appartenenza e autostima. Proprio come accade con una sostanza, il cervello inizia ad associare la presenza del partner o della relazione al piacere e al benessere, creando un forte legame emotivo.

  3. Tolleranza e craving emotivo: Nella dipendenza affettiva, si può sviluppare una forma di tolleranza emotiva, in cui l'individuo cerca sempre più attenzioni, affetto o conferme dal partner per provare lo stesso senso di sicurezza e gratificazione. Se queste attenzioni vengono a mancare, possono emergere sintomi di disagio emotivo simili a quelli dell'astinenza: ansia, paura di essere abbandonati, bassa autostima, solitudine.

  4. Perdita di controllo e isolamento: Proprio come accade con la dipendenza da sostanze, nella dipendenza affettiva si può verificare una perdita di controllo. L’individuo diventa sempre più concentrato sulla relazione, ignorando altri aspetti importanti della sua vita, come amicizie, carriera o interessi personali. La paura di perdere il partner o di essere abbandonati può portare a comportamenti ossessivigelosia e possessività.

  5. Svalutazione di sé e bassa autostima: Le persone affette da dipendenza affettiva spesso soffrono di bassa autostima e credono di non valere senza la presenza del partner. Il bisogno di conferma e affetto dall'altro diventa così radicato che la propria identità personale si annulla o si riduce alla relazione stessa. Questo porta a una dipendenza emotiva cronica e alla difficoltà di uscire da relazioni malsane o tossiche.

Relazione con un narcisista: come la dipendenza affettiva diventa manipolazione

Le persone che soffrono di dipendenza affettiva spesso si trovano coinvolte in relazioni con individui narcisisti, i quali sfruttano la loro vulnerabilità emotiva. Un narcisista tende a manipolare e controllare la relazione per soddisfare i propri bisogni di potere e riconoscimento. All'inizio della relazione, il narcisista può essere estremamente affascinante e attento, offrendo al partner dipendente tutte le attenzioni di cui ha bisogno, rinforzando così il ciclo di gratificazione emotiva e aumentando la dipendenza.

Nel tempo, però, il narcisista inizia a manipolare e controllare la relazione, alternando momenti di affetto e riconoscimento a momenti di distacco, critica o abuso emotivo. Questo crea nel partner dipendente un forte stato di ansia e insicurezza, spingendolo a fare di tutto per riconquistare l’attenzione e l’amore del narcisista, esattamente come chi è dipendente da una sostanza cerca disperatamente la dose per evitare l’astinenza.

Questa dinamica è nota come "rinforzo intermittente", una tecnica manipolativa in cui il narcisista alterna momenti di affetto a momenti di freddezza o rifiuto. Questo crea una confusione emotiva nel partner dipendente, che diventa sempre più attaccato e disposto a tollerare comportamenti abusivi pur di mantenere la relazione.

Manipolazione e perdita di controllo

Il partner dipendente, intrappolato in questa dinamica, perde la capacità di vedere la relazione per quello che è realmente. Spesso, non riesce a riconoscere la manipolazione o l’abuso emotivo, poiché è concentrato sul mantenere il legame a tutti i costi, convinto che senza di esso non potrà essere felice o completo.

Questa manipolazione porta la persona dipendente a sacrificare i propri bisogni e la propria identità per compiacere il narcisista, vivendo in un costante stato di stress emotivo e cercando disperatamente di evitare il temuto abbandono. In questo contesto, la relazione diventa un campo di battaglia psicologica, in cui il partner dipendente viene manipolato per servire i bisogni emotivi del narcisista, perdendo progressivamente la sua indipendenza emotiva e il suo benessere.

Come affrontare la dipendenza affettiva

Superare la dipendenza affettiva richiede un lavoro interiore simile a quello necessario per superare altre forme di dipendenza. Alcuni passaggi fondamentali includono:

  1. Riconoscere il problema: Il primo passo è prendere coscienza di quanto il proprio benessere emotivo dipenda dalla relazione. Questo riconoscimento è fondamentale per iniziare il percorso di guarigione.

  2. Lavorare sull'autostima: La dipendenza affettiva spesso deriva da un senso di bassa autostima. È essenziale imparare a valorizzarsi come individui e a trovare soddisfazione e sicurezza in sé stessi, indipendentemente dal partner.

  3. Creare una rete di supporto: Avere altre fonti di sostegno, come amici, familiari o un terapeuta, è cruciale per interrompere il ciclo di dipendenza emotiva. Questo aiuta a sviluppare una visione più equilibrata della vita e a ridurre il peso emotivo che si attribuisce alla relazione.

  4. Imparare a gestire le emozioni: Nella dipendenza affettiva, l'ansia e la paura di essere abbandonati giocano un ruolo centrale. Tecniche di gestione delle emozioni, come la mindfulness o la terapia cognitivo-comportamentale, possono aiutare a sviluppare un maggiore controllo emotivo e a ridurre la paura della perdita.

Sia la dipendenza da sostanze che quella affettiva funzionano attraverso lo stesso meccanismo di ricompensa del cervello. La differenza sta nell'oggetto della dipendenza: nel primo caso, è una sostanza chimica; nel secondo, è l'amore o l'attenzione di un'altra persona. Tuttavia, le conseguenze sono simili: perdita di controllo, insicurezza, e una costante ricerca di gratificazione esterna.

In una relazione con un narcisista, la persona affettivamente dipendente può essere manipolata per soddisfare i bisogni di controllo e potere del partner, perdendo la propria identità e autonomia. La chiave per uscire da queste situazioni è riconoscere la dipendenza, lavorare su sé stessi e ritrovare una sicurezza emotiva che sia autonoma, indipendente dalle relazioni o dalle conferme esterne.

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sabato 20 luglio 2024

8 bugie comuni del Narcisista

 Lo psicologo Stephen Johnson scrive che il narcisista è una persona che ha “seppellito la sua vera espressione di sé in risposta a ferite precoci e l’ha sostituita con un falso sé altamente sviluppato e compensativo

Nella nostra società altamente individualista e orientata verso l’esterno, le forme di narcisismo, da lievi a gravi, sono non solo diffuse ma spesso incoraggiate.

Nella cultura popolare il narcisismo viene spesso interpretato come una persona innamorata di se stessa. È più preciso caratterizzare il narcisista patologico come una persona innamorata di un’immagine di sé idealizzata, che proietta per evitare di sentirsi (e di essere visto come) il vero sé ferito e disconosciuto. Nel profondo, la maggior parte dei narcisisti patologici si sente come il “brutto anatroccolo”, anche se dolorosamente non vuole ammetterlo.

I narcisisti ricorrono spesso a una serie di inganni per ottenere ciò che vogliono. Poiché, nel profondo, non credono che il loro vero io sia degno, ricorrono a intrallazzi e manipolazioni per avere successo.

Di seguito sono riportate otto bugie ed esagerazioni comuni che i narcisisti usano spesso per “fregare” le persone. Mentre alcune persone possono essere colpevoli di queste meccanizzazioni di tanto in tanto, un narcisista cronico mostrerà uno schema abituale di diversi dei seguenti inganni, rimanendo ignaro (o non preoccupato) di come queste falsità influenzino gli altri.

Ricordo che esistono due tipologie di narcisismo. L'"OVERT" e il "COVERT". Ma ne parleremo in un altro articolo. Ciò che li accomuna è che non si sono sentiti amati e non sanno, e non sono in grado, di amare se stessi, e di conseguenza l'altro essere umano. Stanno recitando solo un ruolo, sono un personaggio che manipola tutti coloro che servono ai propri scopi egoici. 

 


1. “Sono così bravo – basta chiedere a me!”.

Numerosi studi e scritti hanno messo in relazione il narcisismo cronico con la tendenza a gonfiare eccessivamente il proprio senso di sé. Ciò avviene spesso attraverso la vanteria, l’ostentazione, l’esagerazione, la citazione di nomi e altre forme di autocompiacimento. Il narcisista ricorda regolarmente quanto sia speciale, importante, potente, attraente, popolare e/o di successo. Mostra un bisogno costante di parlare di sé (di mostrarsi) in modi lusinghieri ed egocentrici, con frequenti richiami alle proprie disposizioni superiori e degne di invidia.

Nel profondo, tuttavia, la vera autostima del narcisista può essere una realtà molto diversa. Il narcisista può sentire di non essere nulla senza l’esaltazione, di essere vuoto senza l’attenzione e di non essere amato senza l’adulazione. La vanteria superficiale del narcisista tradisce l’incapacità di essere semplicemente e genuinamente umano, con la capacità di impegnarsi in relazioni eque e autentiche.

“Ciò che mia madre mostra in pubblico e come è realmente sono molto diversi”.

 

2. “Sono meglio di te / sono meglio di loro!”.

Il tratto della grandiosità è correlato alla superiorità. La Mayo Clinic identifica la “convinzione di essere superiori” e “l’aspettativa di essere riconosciuti come superiori” come due caratteristiche di spicco del disturbo narcisistico di personalità. Nelle interazioni quotidiane, i narcisisti provano soddisfazione nel ricordare a voi e agli altri che sono migliori in modi grandi e piccoli. La loro insofferenza appena mascherata (o nuda e cruda) nei confronti degli “inferiori” si manifesta attraverso giudizi, critiche, compiacimento, sarcasmo, emarginazione, stereotipi e in generale alta condiscendenza. Nella mentalità di alcuni narcisisti, essi sono dei e dee e il mondo gira intorno a loro. Dalla loro prospettiva egocentrica, meritano il privilegio di essere accontentati e i pensieri e i sentimenti degli altri sono irrilevanti.

Come ha sottolineato Johnson nella sua definizione di narcisista, questa presuntuosa immagine di sé è solo un travestimento ben studiato, architettato per nascondere il complesso di inferiorità del narcisista. Come dice il proverbio: “L’infelicità ama la compagnia“. Poiché il narcisista non è in grado di sentirsi bene con se stesso autonomamente, ha bisogno di sminuire gli altri per sentirsi meglio.

“Alcune persone cercano di essere alte tagliando la testa agli altri”.

3. “Lo prometto!”

Un altro tratto comune del narcisista cronico è la sua tendenza a non rispettare gli accordi e gli obblighi. Questo comportamento può variare da quello relativamente lieve, come la rinuncia ad appuntamenti e compiti, a quello molto grave, come l’abbandono di responsabilità e relazioni importanti (impegni). Essendo egocentrico e presuntuoso, il narcisista in genere rispetterà i propri obblighi solo quando questi si adattano al suo interesse personale.

narcisisti cronici non si relazionano, usano. Parlano bene, ma spesso non sono in grado di sostenerlo. Ricerche e scritti hanno messo in relazione un elevato narcisismo con tratti quali inaffidabilità, infedeltà, manipolazione e livelli complessivamente più bassi di affidabilità.

 

4. “Non preoccuparti!”

Poiché molti narcisisti si preoccupano poco delle regole e dei limiti, possono impegnarsi in attività che mancano di credibilità, etica o moralità. Gli esempi possono includere piccoli reati come infrangere le regole del traffico, saltare la fila, prendere in prestito oggetti senza restituirli o rubare materiale per l’ufficio, fino a schemi più gravi come l’abuso finanziario, legale o relazionale.

Alcuni narcisisti non solo si impegnano, ma prosperano nell’infrangere le regole per ottenere la loro strada, perché l’infrazione delle regole li fa sentire eccezionali e autorizzati. Quando si mettono in discussione le tattiche del narcisista e si esprimono preoccupazioni, il narcisista è pronto a replicare con scuse ben preparate, con rassicurazioni ingannevoli e persuasive sul fatto che “tutto andrà bene”, finché non sarà così.

“Sono orgoglioso di convincere le persone a concedermi eccezioni alle loro regole”.

 

5. “Non è colpa mia / è colpa tua!”.

Inevitabilmente, le macchinazioni egocentriche e manipolatorie di un narcisista cronico lo raggiungeranno e lo porteranno in un mare di guai. Quando ciò accade, una delle reazioni più comuni del narcisista è quella di puntare il dito e scaricare la responsabilità sugli altri. Spesso il narcisista incolpa la vittima di aver causato la propria vittimizzazione. Un’altra risposta comune è la ricerca di scuse: c’è sempre qualche circostanza imprevista o imprevedibile che impedisce al narcisista di essere responsabile.

Infine, il narcisista può far passare se stesso per la vittima, indicando una serie di difficoltà e lotte difficili che gli hanno impedito di essere responsabile, e chiedere clemenza (anche in questo caso si tratta di un’eccezione alla regola). Tutti gli espedienti manipolatori di cui sopra servono a spostare il controllo e la responsabilità dal narcisista, in modo che le sue debolezze, le sue carenze e i suoi fallimenti possano rimanere nascosti.

“Non è colpa nostra se abbiamo smarrito il suo assegno. Avrebbe dovuto chiamare per assicurarsi che non fosse stato archiviato male”.

 

6. “Sono qui per te / mi preoccupo per te / ti amo!”.

I narcisisti hanno la capacità di essere affascinanti e carismatici quando lo desiderano. Come un venditore provetto, sanno dire le cose giuste per attirare la vostra attenzione e indurvi a credere alle loro persuasioni zuccherose. Nelle relazioni interpersonali e/o romantiche, i narcisisti sono spesso pronti a professare la loro ammirazione e attrazione  per voi, di solito senza preoccuparsi di conoscervi veramente come persona. In realtà, il narcisista vuole farvi sentire speciali non perché si preoccupi davvero di voi, ma perché vuole qualcosa da voi. Le parole dolci sono una forma di manipolazione emotiva calcolata per sedurre e sfruttare.

Nelle storie d’amore, il narcisista è spesso più innamorato del processo di seduzione che di voi, perché voi rappresentate per lui una “conquista”. Come un maestro della truffa, vi aggancia, ottiene ciò che vuole e poi vi lascia a bocca asciutta. A voi non resta che raccogliere i brandelli della relazione, magari chiedendovi se avete fatto qualcosa di sbagliato.

 

7. “Non sei qui per me / Mi deludi!”.

I narcisisti patologici spesso richiedono attenzioni e sacrifici costanti da parte di coloro che li circondano, perché tale compiacimento li fa sentire importanti. Quando qualcuno nell’orbita manipolatoria del narcisista ha il coraggio di essere indipendente e di scegliere la propria priorità, il narcisista spesso si agita, a volte va su tutte le furie(narcisistiche) e accusa l’altra persona di essere “egoista”, “deludente” o “non presente per me”. In realtà, il narcisista sta semplicemente facendo i capricci da bambino per non aver ottenuto quello che voleva. Se vi trovate a ricevere queste accuse, ponetevi le seguenti domande:

  • Vengo trattato con autentico rispetto?
  • Le aspettative e le richieste di questa persona nei miei confronti sono ragionevoli?
  • Il dare in questa relazione è principalmente a senso unico?
  • In definitiva, mi sento bene con me stesso in questa relazione?

Se una o più risposte alle domande precedenti sono negative, la verità potrebbe essere che è il narcisista a non essere presente per voi.

“Ho deciso di divorziare da mia moglie. Dopo tre anni di matrimonio, non ha soddisfatto i criteri di rendimento che avevo stabilito. Sono molto deluso da lei”.

 

8. “Mi dispiace / cambierò”.

Poiché i narcisisti spesso operano sulla base dell’inautenticità e della falsità, le conseguenze delle loro azioni possono alla fine raggiungerli ed esigere un prezzo pesante. Questi sono i momenti di crisi della vita del narcisista, che possono includere l’allontanamento dalla famiglia, la separazione coniugale o il divorzio, i problemi con la legge, la reputazione personale e/o professionale danneggiata, ecc.

Durante questi momenti, alcuni narcisisti professano in modo drammatico le loro malefatte, promettono di cambiare strada e chiedono perdono. Possono sembrare convincenti e forse credono anche nel loro pentimento. Ma fate molta attenzione! Johnson avverte che quando molti narcisisti entrano in psicoterapia a seguito di una crisi di vita, non è per cambiare radicalmente la loro patologia, ma solo per gestire la crisi. Spesso, non appena la crisi è finita, tornano ai loro modi machiavellici. Quando un narcisista dice “cambierò”, spesso vuole che la situazione spiacevole sparisca, senza cambiare se stesso.

 

Un narcisista può davvero cambiare in meglio? Forse. Ma solo se è molto consapevole e disposto ad affrontare il coraggioso processo di scoperta di sé. Per i narcisisti che non sono più disposti a recitare la farsa a costo di relazioni autentiche e credibilità, esistono modi per liberarsi dalla falsità e avvicinarsi progressivamente al proprio Sé superiore.

 

Fonte: liberamente tradotto da Preston Ni M.S.B.A., “8 Common Narcissist Lies“, Psychology Today

venerdì 5 aprile 2024

CONVERSAZIONI CON L'ANIMA - Lo scopo della relazione

Spesso ci siamo chiesti se Dio esiste e se ci ascolta. La risposta è nascosta in questa domanda: siamo disposti ad accettare che quello che ci accade è la risposta alle nostre domande? Siamo disposti ad accettare che dietro il dolore, il trauma, il disagio che viviamo, si nasconde la chiave della nostra guarigione e dell'evoluzione della nostra coscienza?

Qui di seguito, due piccoli estratti del nuovo libro (in uscita in autunno) in cui converso con Anima.

"ANIMA: La propria famiglia d’origine dà l’imprinting sull’idea che un bambino si farà sulla donna, sull’uomo e sulla relazione di coppia e, in generale, con gli altri esseri umani. La prima tribù è proprio il nucleo famigliare. Si impara a confrontarsi, a interagire, ad affermarsi, a sentire se stessi e gli altri. Ma allo stesso tempo si formano tanti schemi e abitudini nella propria mente che poi influenzano tutto il corso della vita.
L’essere umano vive un vuoto dentro e pensa di colmarlo attraverso delle compensazioni. Per questo sfugge continuamente a quello che viene chiamato “lavoro interiore”. Sentire quel vuoto è ciò che più spaventa, perché porta ad ascoltare cosa si porta dentro.” 

A causa di questo atteggiamento si è perso il valore e il significato della famiglia a causa di un rapporto “incestuoso non materializzato” con il proprio genitore. Questo è un passaggio importante che influenza gran parte della realtà  attraverso il gioco delle personalità.

"ANIMA: Avete paura di tutto. E questo vi allontana dall’amore. Anche quando dite di amare la vostra famiglia, vostra moglie o vostro marito, i vostri figli, a volte non vi rendete conto che state mentendo a voi stessi. L’amore non ha bisogno di quello che dite, ma di come lo dite, non di quello che fate ma di come e perché lo fate. Lo scopo è sempre direzionato dalla vibrazione che emanate. Con quale intento preparate la cena per i vostri figli o i vostri compagni? Cosa provate quando andate a lavoro durante la giornata e nel momento in cui rientrate a casa? Perché fate le cose al posto dei vostri figli oppure lasciate che se la vedano loro? Quando dite sempre di si al proprio compagno, oppure   quando vi imponete pensando di saper far tutto e poi ve la prendete con chi vi vive accanto se qualcosa va storto, cosa davvero vi muove dentro? Tanti automatismi sono la radice dei vostri mali. Vi accusate l’un l’altra per apparire migliori, senza colpa e inattaccabili. Da cosa poi? Da una reputazione di bravo marito, papà, moglie, mamma? Sai che lo fate già da quando siete figli nei confronti dei vostri genitori? E ora replicate questo copione quasi foste a teatro proiettando sulla persona accanto il ruolo di genitore. Le coppie vivono delle frustrazioni perché sono ancora figli. Quali conseguenze pensi possa portare, a lungo andare, questa recita? [...]

"ANIMA: Tu vuoi sapere come “funziona” una relazione. Non è una formula matematica che vi permette di far andare le cose come vorreste, anche perché vi riferite a desideri in cui volete il controllo di tutto. Mollate quel controllo. Una relazione si base prima di tutto su un’osservazione costante di sé, su come si è fatti, su come funziona il vostro interiore. Sulla comprensione di quali schemi e meccanismi automatici avete costruito. Su come agisce la personalità e come sgretolarla. Sul prendere coscienza della parte oscura che manipola ogni pensiero ed emozione e di conseguenza anche le azioni, facendovi condurre una vita che non vi appartiene davvero. Dovete conoscere tutto di voi. Ma non solo a livello teorico. Occorre trasformare tutte queste parti di voi, portare luce dove c’è buio. Una luce fatta di verità, che vi piaccia oppure no. Quando si parla di relazione di coppia, bisogna partire dal presupposto che due anime si rincontrano per portare a termine un cammino iniziato in tempi antichi. Entrambi hanno uno scopo che spesso non viene riconosciuto e quindi sottovalutato, dando importanza solo alle esigenze emotive e materiali del momento. Il fine della coppia è costruire, unire le proprie forze, al di là delle proprie convinzioni o idee sulla vita. Per questo è importante il lavoro su se stessi. "


Non esistono errori. Tutto è esperienza, ma siamo disposti ad accogliere il messaggio che dobbiamo imparare?
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giovedì 11 gennaio 2024

L'inganno della personalità

"Lì dove è stata perduta" , il film è stato in particolar modo per me, un mezzo per elaborare alcuni dei meccanismi delle personalità, soprattutto legati all'aspetto narcisistico e manipolatorio delle dipendenze affettive. Lo scopo del film non è solo l'elemento cinematografico, ma il messaggio che esso contiene, ossia quello di iniziare un vero lavoro di osservazione e crescita interiore, che tutti noi ogni giorno portiamo avanti. Qui di seguito metto in evidenza un nodo psicologico fondamentale espresso nel film, ma analizzandolo più nel dettaglio.

Prova ad immaginare di avere una conversazione con Dio, con lo Spirito che è dentro di te e che guida ciascun essere umano. Chiedigli di mostrarti la verità su di te. E se la risposta fosse proprio questa?

"Ciò che ti ostini a difendere è l’atteggiamento distruttivo della personalità legata alla paura dell’abbandono. Quando il partner sembra assumere un atteggiamento più distaccato, quindi non da mamma o papà, allora inizi a credere che non ti ami, che è lontano da te, che non ti vuole più. La tua mente va in protezione per non provare quel dolore, che non è reale. Non vuoi essere abbandonato e per evitare questa emozione, inizi a proiettare rabbia, frustrazione, insoddisfazione, quello che tu chiami odio, tutto sull’altro. Cerchi la scusa per evitare il confronto, accusi l’altro come se il problema fosse lei/lui, che non si prende cura di te, che non ti coccola. Metti un muro, ti isoli, ti rifugi nel bambino ferito che vuole mamma o il papà tutto per sé, che lo assecondi e lo lasci fare. Ora devi ragionare da compagno di vita, non più da figlio, e soprattuto da padre e madre nei confronti dei tuoi figli, e non più da fratello o amico. Il genitore da la direzione, il compagno accosta il proprio compagno/a in questa direzione. Se ti percepisci figlio, ti sembrerà di non sentire il legame e l’amore nella relazione di coppia, ma solo la dipendenza. E ti rifugerai nei tuoi figli proiettando i tuoi disagi e anziché direzionarli, li vorrai proteggere difendendo i meccanismi che in loro possono nascere, anziché stroncarli, sia in te che in loro.


Non devi dimostrare nulla a nessuno. Devi solo essere te stesso, riconoscerti in anima, prendere quel bambino per mano e tirarlo fuori da quella stanza della mente dove è ancora chiuso. Eri convinto di aver lasciato per sempre la dipendenza con la mamma, o con il papà, in realtà non è così. Non appena taglierai questo cordone ombelicale di dipendenza, saprai e sentirai quasi all’istante cosa fare e guarderai la tua compagna, il tuo compagno con occhi diversi, forse come non l’hai mai guardato. Non avere paura del futuro perchè è irreale ciò che immagini ora col filtro di quel dolore, di quel trauma che ti ha fatto soltanto costruire tutte quelle personalità che ti hanno deviato da te stesso.


Tu pensi che dire a te stesso di essere un fallito possa metterti in condizioni di apparire umile, debole, di dimostrare che sei disposto a perdere tutto per farti guidare da me. Lo vuoi dimostrare agli altri per apparire bravo. 



"Ti senti un fallito perché vuoi esserlo, così qualcuno si prenderà cura di te e tu mollerai ogni responsabilità.

Ti sentirai autorizzato a dire "visto che pensate che sono un fallito, state solo confermando ciò che già penso e quindi non faccio nulla per cambiare".

Mi dici che ti senti accusato , ma in realtà tu vuoi sentirti accusato , metti in condizioni gli altri di farlo solo per dimostrare le tue idee.

È l'unica via facile che la tua personalità trova per rimanere figlio, fermo, in attesa.

Non serve trovare la scusa che non sai che fare, che sono gli altri a farti sentire cosi o che cerchi di fare il possibile per cambiare e poi ti lamenti anche. Chi di solito cerca di fare il possibile, non sta lì a sbandierarlo, ma lo fa e basta raccogliendo i frutti delle sue azioni.


Dici che hai paura di essere abbandonato, di essere visto come uno che non si da da fare nonostante ti sforzi di farlo. Ma davvero lo stai facendo? Vivi nella paura, nella paura fluisce la tua energia, agisci per paura, pensi con paura e per questa paura non mi ascolti. Non stai vivendo.

Mi chiedi cosa fare, come fare.. lo fai tu come lo fanno tutti. La questione non è chiedere e basta, ma chiedere, ascoltare e poi agire. Tutti si fermano solo alla fase del chiedere e poi si voltano dall'altra parte.


Non puoi dire "non so cosa fare". Sei concentrato sul risultato idealizzato di ciò che vorresti per sentire la serenità che cerchi, ma non è ciò che io ti sto indicando. Io ti mostro i passi e sono proprio quelli ciò che ti danno l'insegnamento della forza, del coraggio, dell'umiltà, della pazienza e della fede. Il risultato è un mio compito. 

Se vivi in funzione della paura di perdere, agirai secondo calcoli, schemi che alimentano la personalità e l'oscurità ne approfitterà.  Se ti trovi nella situazione in cui dici: "non so cosa fare, non riesco a sentire" ti basta fare silenzio. In quel momento potrebbe accadere di sentire i pensieri più amplificati fino a farti entrare nell'oscurità più totale oppure potrai far accadere il miracolo di fare davvero silenzio, del vuoto dentro di te permettendo ad anima e me di entrare e allora saprai finalmente che dire "non so cosa fare" è solo una scusa per prendere tempo"


GUARDA IL FILM SU PRIME VIDEO

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mercoledì 13 dicembre 2023

L'umiltà di arrendersi alla vita

 ⭕Purtroppo ho sempre chiesto alla vita ma ho continuato a farlo senza umiltà, facendo della lamentela l'unica costante, l'unica scusante per non prendermi una vera responsabilità.

Cercavo sempre il picco emotivo positivo che poi mi catapultava direttamente nel suo opposto. 

Ho sempre messo gli altri al di fuori delle mie idee di felicità, considerandoli nemici, ma non erano altro che i massi che io stesso posizionavo davanti al mio percorso, deviando dalla verità. 

Trovando a tutti i costi un capro espiatorio, accusavo l'esterno della mia insoddisfazione, della mia incapacità di trovare una direzione. Il tranello era il mio non aprirmi alla vita e all'altro essere umano. 

DEVI FARE UN SALTO, mi dice la vita ma la parte razionale si aggancia all'abitudine che non debba esserci fatica, che non debbano esserci rimproveri, che non debbano esserci difficoltà. 

Tutte scuse che ho sempre trovato per pigrizia mascherata da paura. La vita, come mi ha detto un fratello, ti manda i suoi sicari per portarti a tirare fuori e osservare ciò che la mente si ostina a trattenere. 

Questi sicari sono le situazioni e le persone che incontri. Non sono loro la causa del tuo malessere, ma solo l'effetto. È sulle cause che devi lavorare per eliminare gli effetti. Ciò che ti accade è perchè hai fatto del desiderio il tuo unico scopo di felicità. Ma questo non fa altro che metterti in condizioni di creare aspettative che verranno prima o poi deluse. Ciò che è fuori fa da catalizzatore a ciò che è dentro affinchè tu possa vederlo più chiaramente, anche se non ti piace.

E questo lo si fa solo attraverso la resa, l'accettazione e una vera scelta.

👉🏻Vi ricordo che è in partenza (sia on line che dal vivo) un percorso dove cercheremo insieme di iniziare ad esplorare ed approfondire come le situazioni che si ripetono o i blocchi che vediamo come insormontabili, in realtà hanno un'origine interna che va scoperta, osservata e, un passo alla volta, comprendendo i meccanismi della personalità e della mente, camminare decisi verso la propria guarigione 

✅Per ricevere il programma e le date, puoi scrivermi su WhatsApp in modo da poter stabilire anche un'eventuale consulenza telefonica, cliccando direttamente qui⬇️

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 contatti

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giovedì 30 novembre 2023

"Lì dove è stata perduta" il nuovo film di Claudio Guarini sulle personalità



Questo film nasce con il principale intento e obiettivo di trasmettere un messaggio, cioè quello di far comprendere a chi lo guarderà che la nostra vita, il nostro quotidiano è condizionato da una o più personalità. Esse sono state quasi sempre messe in moto sin dalla nostra infanzia, da quando eravamo bambini, periodo in cui hanno cominciato a nascere, a costruirsi nell’osservare i nostri genitori in determinate situazioni che hanno messo la mente in una situazione di disagio, di sofferenza, di mancanza, il cosiddetto trauma emotivo e psicologico. La mente ha creato un suo filtro attraverso il quale ha iniziato a vedere la propria vita, creando idee distorte su se stessi, sul mondo esterno, sul proprio maschile e sul proprio femminile. Un altro aspetto che viene affrontato e sottolineato all’interno della pellicola è il rapporto di coppia, la relazione in generale, ma anche quella con il proprio compagno/a e con i propri genitori. Si affronta un meccanismo che possiamo chiamare “rapporto incestuoso psicologico non materializzato” con il genitore del sesso opposto che ha messo in piedi le personalità e che ha condizionato la propria vita attraverso una forma manipolatoria e narcisistica. Per noi è importante che questo film venga compreso e interiorizzato anche  al di là quello che è l’aspetto cinematografico, che ha la funzione proprio di condividere un messaggio con il proprio pubblico e non solo di intrattenerlo.


Analizziamo un attimo quello che accade nella coppia attraverso questo breve spezzone di 30 secondi del nuovo film di Claudio Guarini , "Lì dove è stata perduta", in uscita il 21 dicembre su Prime Video.



In questo periodo l'attenzione dell'opinione pubblica è orientata sulle tragiche conseguenze di ciò che accade tra l'uomo e la donna all'interno delle loro relazioni. Ciò che non viene affrontato è  l'origine reale (ogni caso è a sè) di questo aspetto #narcisistico della personalità e di questa tendenza #giornalistica di utilizzare la definizione "#patriarcato", a mio avviso, a sproposito. Ci sono cause e conseguenze.

Spesso ti sembra di non percepire l’unione nella relazione, ti sembra quasi di non sapere cosa sia l’amore. E’ vero, non lo hai mai saputo, perchè quello che scambiavi per amore era dipendenza. Adesso tocca ricostruire per sperimentare e riconoscere cosa è la vera unione, che tendi a chiamare amore. Tolta la dipendenza, cosa rimane? Il fuoco del compito che vi unisce. Ti chiedi come si fa a riaccendere questa fiamma. Finchè avrai paura, finchè vorrai agire solo per dimostrare di essere bravo, sarà come voler dimostrare alla mamma o al papà che sei perfetto in modo che non ti sgridi, in modo che tu soffochi quella sensazione e quel timore di essere abbandonato, quella percezione di non sentirti amato.

Non devi dimostrare nulla a nessuno. Devi solo essere te stesso, riconoscerti in anima, prendere quel bambino per mano e tirarlo fuori da quella stanza della mente dove è ancora chiuso. Eri convinto di aver lasciato per sempre la dipendenza con la mamma, o con il papà, in realtà non è così. Non appena taglierai questo cordone ombelicale di dipendenza, saprai e sentirai quasi all’istante cosa fare e guarderai la tua compagna, il tuo compagno con occhi diversi, forse come non l’hai mai guardato. Non avere paura del futuro perchè è irreale ciò che immagini ora col filtro di quel dolore, di quel trauma che ti ha fatto soltanto costruire tutte quelle personalità che ti hanno deviato da te stesso.

Ciò che ti ostini a difendere è l’atteggiamento distruttivo della personalità legata alla paura dell’abbandono. Quando il partner sembra assumere un atteggiamento più distaccato, quindi non da mamma o papà, allora inizi a credere che non ti ami, che è lontano da te, che non ti vuole più. La tua mente va in protezione per non provare quel dolore, che non è reale. Non vuoi essere abbandonato e per evitare questa emozione, inizi a proiettare rabbia, frustrazione, insoddisfazione, quello che tu chiami odio, tutto sull’altro. Cerchi la scusa per evitare il confronto, accusi l’altro come se il problema fosse lei/lui, che non si prende cura di te, che non ti coccola. Metti un muro, ti isoli, ti rifugi nel bambino ferito che vuole mamma o il papà tutto per sé, che lo assecondi e lo lasci fare. Ora devi ragionare da compagno di vita, non più da figlio, e soprattuto da padre e madre nei confronti dei tuoi figli, e non più da fratello o amico. Il genitore da la direzione, il compagno accosta il proprio compagno/a in questa direzione. Se ti percepisci figlio, ti sembrerà di non sentire il legame e l’amore nella relazione di coppia, ma solo la dipendenza. E ti rifugerai nei tuoi figli proiettando i tuoi disagi e anziché direzionarli, li vorrai proteggere difendendo i meccanismi che in loro possono nascere, anziché stroncarli, sia in te che in loro

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Attraverso l'esplorazione del rapporto genitoriale che si riflette sui drammi del presente, e della saggezza ancestrale, il film invita il pubblico a riflettere sulla propria ricerca interiore e sulla scoperta del vero sé. Un'esperienza cinematografica avvincente che ci ricorda come solo abbracciando l'essenza della nostra anima possiamo trovare il vero significato della vita.



Lealtà Invisibili: Liberarsi dai Modelli Familiari Ripetitivi e Creare il Proprio Destino

 La ripetizione dei modelli familiari attraverso le generazioni è un tema centrale nell'approccio transgenerazionale e nelle costellazi...