di Momi Zanda
La creazione della realtà da parte della nostra coscienza avviene grazie all'esistenza di un campo che unisce tutti i fenomeni dell'universo. Interagendo consapevolmente con il campo creiamo consapevolmente la realtà...
Sono sempre più numerosi gli studiosi, non solo filosofi e psicologi ma anche scienziati, che sostengono che la realtà è una nostra creazione, e che la creazione della realtà avviene prima di tutto nell’interiorità dell’individuo, in uno stato di coscienza più profondo di quello di cui siamo ordinariamente consapevoli. Gli eventi esterni della nostra vita sono solo il riflesso dello stato interiore della nostra coscienza. Se vogliamo modificare gli eventi o crearne di nuovi dobbiamo quindi prima di tutto lavorare all’interno di noi stessi. Questa affermazione potrebbe sembrare arbitraria o addirittura “anti-scientifica”, ma in realtà non lo è.
Gli studi più avanzati di fisica quantistica convergono infatti verso questa ipotesi, e sono stati fatti ormai molti esperimenti di laboratorio che supportano la tesi che la coscienza sia in grado di influenzare senza intermediari le altre coscienze e addirittura la materia.
Una volta accettato che è la nostra coscienza a creare la nostra realtà, per poterla creare in maniera attiva e consapevole è utile esaminare prima di tutto alcuni presupposti fondamentali del processo.
Il primo presupposto della creazione della realtà è l’esistenza di un campo che unisce tutti i fenomeni dell’ universo, materiali e spirituali, un campo di cui noi facciamo parte integrante e che ci collega ad ogni altro essere e fenomeno dell’ universo, dal più piccolo al più grande.
Questo campo in ambito scientifico, psicologico e filosofico è stato definito in molti modi: mondo platonico (definizione questa non di un filosofo ma di uno scienziato, Penrose, uno dei fisici quantistici più accreditati e più all’avanguardia), campo di forma, campo morfico, campo morfogenetico, inconscio collettivo, ordine implicato, matrice o matrix, matrix divina, campo quantico, campo del punto zero o più semplicemente “campo”. L’esistenza di questo campo è ormai accettata da molti scienziati ai massimi livelli ed è stata dimostrata da alcuni esperimenti.
Le relazioni all’interno di questo campo non sono lineari o causali, ma sincroniche. Il che significa che una modifica in un punto del campo influenza istantaneamente il resto del campo, senza che intervengano intermediari materiali o meccanismi lineari di causa ed effetto.
Che ce ne rendiamo conto o no, è attraverso questo campo che noi creiamo la nostra realtà. In ogni istante della nostra vita noi interagiamo con il campo. Se impariamo ad interagire consapevolmente, impadronendoci dei meccanismi di funzionamento del campo, possiamo diventare i creatori consapevoli della nostra realtà.
Il secondo presupposto è che il linguaggio che il campo comprende e a cui risponde è il linguaggio del cuore, cioè i sentimenti. Naturalmente anche il pensiero è importante, ma se i nostri sentimenti sono in contrasto con i nostri pensieri, sono i primi a prevalere. Il campo recepisce le informazioni che vengono dal cuore e risponde ad esse istantaneamente. Questo principio è chiamato comunemente “legge della risonanza” o “legge dell’attrazione”. Si attira solo ed esclusivamente ciò che è in risonanza col nostro cuore.
Se non ci piace quello che attiriamo, non abbiamo altra scelta che cambiare le nostre vibrazioni, le frequenze del cuore. Se le frequenze del cuore sono basse, come quelle generate da sentimenti come la paura, o l’odio, o il dolore, attireremo persone ed eventi che vibrano alla stessa frequenza e la nostra vita diventerà sempre più dominata dalla paura, dall’odio o dal dolore. Per inciso, è stato sperimentalmente dimostrato che il nostro cuore genera un campo elettromagnetico la cui ampiezza è normalmente di 2 o 3 metri e che può quindi influenzare gli altri campi elettromagnetici presenti nell’ambiente, compresi quelli delle altre persone.
In base alle informazioni che il nostro cuore invia al campo, il campo risponde modificando sincronicamente la realtà materiale e producendo nel nostro ambiente oggettivo (e quindi anche nel nostro corpo) quelle situazioni e quegli eventi che sono coerenti con le informazioni ricevute, e quindi con i nostri sentimenti. Se i nostri sentimenti sono di insicurezza e di frustrazione, il campo riflette questi sentimenti producendo nella nostra realtà situazioni ed eventi che mettono a rischio la nostra sicurezza e che ci impediscono di soddisfare i nostri desideri e le nostre esigenze. Se ci sentiamo delle vittime il campo ci rimanda situazioni in cui effettivamente siamo delle vittime. Perciò, se vogliamo essere soddisfatti e avere successo nella vita, dobbiamo riuscire a sentirci già soddisfatti e vincenti prima ancora di esserlo concretamente nella nostra realtà oggettiva.
Se vogliamo trovare una persona che ci ami dobbiamo sentirci amati e desiderati prima ancora di averla trovata, e così via. In altre parole, per riuscire a ottenere nella nostra realtà concreta e materiale le situazioni e gi eventi che desideriamo, dobbiamo prima costruirli nella nostra realtà interiore e sperimentare i sentimenti collegati ad essi come se quegli eventi fossero già realizzati.
Un terzo presupposto è l’esistenza di una dimensione fuori del tempo dove tutto è potenzialmente possibile. Possiamo chiamare questa dimensione il campo delle possibilità. In questo campo ogni cosa non solo è possibile ma esiste. Esistono tutti i possibili futuri individuali e collettivi. Questa idea potrebbe sembrare un’astrazione (o peggio un vaneggiamento) ma invece corrisponde a quello che sostiene la fisica quantistica a proposito delle particelle subatomiche. In ogni istante una particella si trova contemporaneamente in tutti i suoi possibili stati di esistenza. Solo quando interviene un osservatore (ad esempio, attraverso degli strumenti di misura) la particella viene a trovarsi in uno stato determinato (si dice che la funzione d’onda della particella “collassa”) che esclude tutti gli altri.
Nei termini che stiamo usando oggi possiamo dire che il campo contiene potenzialmente tutte le possibili realtà, e che poi solo una di queste realtà viene manifestata concretamente nel nostro spaziotempo. Ma cos’è che fa sì che il campo manifesti una data realtà e non un’altra? Le chiavi sono l’immaginazione e l’intenzione. Tutto ciò che possiamo desiderare o immaginare è possibile. Perciò prima di tutto dobbiamo definire bene ciò che vogliamo. Se decidiamo di trovare un lavoro più remunerativo, il campo potrebbe crearlo in un’altra città. Se non siamo disposti a trasferirci è meglio definirlo prima. Una volta stabilito il “cosa” dobbiamo attivare l’intenzione di realizzarlo. L’intenzione non ha quasi nulla a che fare con la volontà. La volontà è una funzione dell’ego, l’intenzione è un potere del Sé. È il potere di armonizzarci ed entrare in sintonia con il campo delle possibilità. Immaginando un risultato futuro e sviluppando un’intenzione corrispondente creiamo un altro campo, chiamato campo delle probabilità.
Il futuro che abbiamo scelto da possibile diventa “probabile”, e inizia a manifestarsi nella nostra realtà per mezzo di eventi che la psicologia chiamerebbe “sincronicità”. Le sincronicità sono eventi collegati al nostro stato psichico interno che non sono però prodotti da un meccanismo di causalità lineare. Tutti noi sicuramente abbiamo sperimentato tante volte delle sincronicità. Pensiamo a qualcosa, e ci succede nella realtà un evento collegato a ciò che abbiamo pensato. Il caso più banale e comune e quando pensiamo a una persona che non vediamo da molto tempo e poco tempo dopo incontriamo quella persona o riceviamo una sua telefonata. All’interno del processo della creazione della realtà, le sincronicità hanno la funzione di indirizzare i nostri comportamenti per ottenere il risultato desiderato. Il punto di partenza sono sempre i nostri sentimenti e i nostri pensieri che comunicano con il campo. Il campo riceve le informazioni e modifica la realtà in base ad esse. Per questo è importante essere attenti alle sincronicità, anche quelle apparentemente banali o irrilevanti, così da intensificare il processo.
Mano a mano che il campo delle probabilità che abbiamo creato fa manifestare sincronicità ed eventi nella nostra vita, noi dobbiamo sfruttare quegli eventi operando nuove scelte in vista della realizzazione di ciò che abbiamo deciso di realizzare. Dopo avere scelto il nostro futuro e avere creato il campo delle probabilità, è importante non avere particolari aspettative sul modo in cui il nostro desiderio dovrà realizzarsi, ma abbandonarsi con fiducia al flusso degli eventi. In altre parole, dobbiamo focalizzarci sul “cosa” e non sul “come”. Il come non è compito nostro ma del campo universale.
Il nostro unico impegno dev’essere quello di mantenere il sentimento di avere già realizzato il futuro che abbiamo scelto per noi. Se diventiamo ansiosi, impazienti o temiamo di non riuscire a ottenere ciò che vogliamo, blocchiamo il processo. O meglio, e come se creassimo un nuovo campo di probabilità scegliendo un futuro negativo. Il campo legge il nostro sentimento di ansia e dubbio, e manifesta un risultato negativo corrispondente a quel sentimento.
Tutto quello che dobbiamo fare quindi è mantenere il sentimento che il futuro desiderato si sia già realizzato, e seguire le sincronicità che si presentano nella nostra vita (un incontro, un consiglio che qualcuno ci dà, un’intuizione che ci dice di fare qualcosa di particolare, talvolta un sogno), lasciando alla matrix divina il compito di trovare il modo migliore per soddisfare i nostri desideri.
Fonte
tratto da.altrogiornale.org