giovedì 20 gennaio 2011

Facebook: t'amo e t'odio (di Viviana Guarini)


Facebook,
il network più usato al mondo.
Milioni di persone, ogni giorno, dedicano parte del proprio tempo immersi nell'utilizzo sfrenato di questo network, ognuno con scopi e modalità diverse: condividere emozioni, pensieri, intraprendere guerre politiche, affronatre battaglie filosofiche e cercare di esprimere il proprio pensiero critico sulla realtà.
Eppure eccoci difronte alla grande contraddizione della quasi maggior parte di coloro che utilizzano il codesto network: la critica continua verso l'utilizzo dello stesso, verso la sua futilità... e la classica frase, che ognuno di noi ha sicuramente udito tante volte: "Non mi iscriverò mai a quel network".
Eppure eccoci qui, tutti.
La domanda che sporge spontanea è: perchè?
Sulla facciata dei nostri schermi appaiono cosi in maniera leggiadra la bella faccia di queste contraddizioni.
Condividiamo link, e al coltempo giudichiamo futili la scelta di condivisione di altri link da parte di altri utenti.
La risposta a questa contraddizione, è forse ben più radicata di quanto si possa pensare.
Visto in un'altra ottica, in un'ottica che azzerderei a definire "fenomenologica", facebook risulta la proiezione più genuina del nostro Io.
Affermazione che potrebbe sconvolgere coloro che alla realtà virtuale assegnano un connotato puramente negativo.
Sia chiaro, l'intento di questo articolo non vuol essere una nomenclatura degli aspetti positivi vs aspetti negativi della realtà virtuale, ma ad una riflessione più profonda appare chiaro come l'utilizzo di facebook sia in realtà un modo per comunicare al mondo chi siamo, e come vogliamo distinguerci dagli altri "user".
Nella realtà avviene lo stesso. Ogni giorno decidiamo come vestirici, come parlare, come agire: in sintesi come presentarci al mondo.
A pari modo , ogni giorno e in maniera quasi automatica, condividiamo link , condividiamo il "nostro pensiero del giorno", e anche in queste scelte c'è, anche se spesso inconsapevolmente , una selezione: in sintesi questo appare pure un modo di presentarsi al mondo.
Dov'è la contraddizione?
L'alternarsi continuo di sentimenti di sintonia e criticità a volte dura verso il network stesso.
Ancora una volta occorre chiedersi il perchè.
La mia conclusione, forse agli occhi di molti azzardata, è che, cosi come nella realtà, rivediamo riflessi sulla schermata non solo i nostri ideali e valori, ma molto spesso anche i nostri fantasmi.
Il risultato di questa visione e presa di coscienza inconsapevole porta, nella realtà psicologica, al ripudio quasi isterico di ciò che a livello consapevole non riusciamo e/o non vogliamo accettare.
Il suddetto argomento è strettamente collegato anche alla questione , oggi di grande attualità, della formazione degli Stereotipi.
Così come nella vita di tutti i giorni ci troviamo constantemente alla crezione di pregiudizi e stereotipi nei confronti di chi abbiamo intenzione di stigmatizzare ( partendo dal "diverso" per razza, religione e quant'altro sino ad arrivare al nostro "vicino" stigmatizzato da noi come "diverso"), cosi anche nell'utilizzo quotidiano di facebook siamo indotti a stereotipare i " diversi" e i "vicini" in base alle nostre proiezioni consce, pre-inconsce e inconsapevoli.

Il risultato è sempre lo stesso.
l'uomo , sempre più immerso nel "dover essere", viene guidato ciecamente dai sistemi semplici e schematici che la società impone, dimenticando l'obiettivo principale per cui è venuto al mondo: vivere la propria essenza , accettandola per quel che è. Fantasmi compresi.
Perchè in fondo la paura ci ricorda esattamente chi siamo stati, chi siamo e chi saremo.


Viviana Guarini- Psicologa

1 commento:

  1. Quando siamo ossessionati da pensieri disturbanti:
    gelosia,ansia,paura,giudizio verso gli altri,
    dobbiamo portare l'attenzione su noi stessi, sul Qui&ORA.
    Siamo identificati con i meccanismi psicologici della personalità che è la nostra parte animale;essa avrà sempre un motivo per lamentarsi,per essere infelice o ansiosa.
    Ciò che deve morire(personalità/Ego)avrà sempre paura di morire

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