venerdì 16 novembre 2012

E' tutto l'equivalente simbolico di qualcos'altro.


Fate chiarezza in voi stessi. Portate Luce dove vi sembra che aleggi il buio.
A cosa serve comportarsi da semplici "FAN"atici idolatri di qualcosa che si vuole imitare o da cui si pretende il miracolo in cambio di patetiche indulgenze se la cosa da comprendere è che ci si trova in uno stato interiore di vittimismo condizionato dalla cecità il cui velo copre la vista vera che è quella del cuore e della forza che anima "INFINITI MONDI" ? E che essa dovrebbe condurre costantemente alla Vita che tutto pervade nella sua semplicità?
In un universo olografico non vi sono limiti all’entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
Tutto diverrebbe possibile... La realtà è una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente.

Davvero occorre fare un attimo di SILENZIO dentro se stessi e con se stessi. Ma il SILENZIO non è chiudersi in un monastero sulle vette di un monte, ma zittire per un eterno istante quel vociare esterno imposto come un software dentro la tua testa che ti dice e ti obbliga a pensare e fare ciò che non corrisponde a verità, e la verità è custodita nel tuo personale silenzio quando di fronte al sorriso di un bambino e alla sua innocenza sorridi anche tu e in un'esplosione di consapevolezza scopri che fin'ora hai solo fatto troppo rumore.
A cosa serve fare silenzio?
In un primo momento ti accorgi di tanto chiasso che costantemente fa la tua mente. Essa ti porta a giustificare come eterno e irreparabile la sofferenza.
La tua sofferenza interna si può risolvere?
Certo. Osservala come osserveresti un semplice mal di testa. Quando hai mal di testa sai che è semplice dolore, ma se inizi a giudicarlo sbagliato o giusto che sia, inizia la sofferenza che è non è più del dolore stesso ma diviene mentale, psicologica, falsata, e quindi interna. Osserva quella che tu chiami sofferenza. Osservala semplicemente, senza giudizio, così come osserveresti un semplice mal di testa. Non è detto che vada via subito miracolosamente, ma di certo andrà via e non prolungherà il suo soggiorno in te trasformandosi in sofferenza. Ma ricorda che l'osservatore modifica l'osservato. Osserva in quel silenzio in cui è immerso un filo d'erba che rispetta sia il sole che la luna, sia il caldo che il freddo, sia l'aria mite che il temporale. Questo è un ottimo farmaco, l'auto-osservazione.
Per non parlare poi di tutto ciò che ti accade istante dopo istante sia quando sei sveglio che quando dormi.
Se gli dai sèguito lo accresci dandogli energia. Se lo combatti lo accresci dandogli energia. E' un tranello che ancora non si vuole comprendere! Se gli dai comunque attenzione e importanza tramite la manipolazione inconsapevole dovuta alla rabbia o alla paura, gli dai sempre energia e pertanto gli dai vita!
PAURA e RABBIA sono forme di energia in accumulo. Una è energia al negativo, l'altra in positivo. Hai mai notato che dalla paura potresti correre i 100 metri facendo invidia ad un atleta olimpico? Hai mai fatto caso che dalla rabbia potresti sollevare la tua stessa auto? E' energia, e di essa occorre prendere consapevolezza e controllo. La paura ha certamente la sua funzione conoscitiva ma distruttiva allo stesso tempo. E' giunto il momento di mollarla! Piuttosto che darle potere e farsi comandare a bacchetta da essa, provate a scoprire cosa c'è al di là.. le sorprese saranno certo stupefacenti! La paura è solo una forma di energia sprecata diretta sull'oggetto a cui la associamo.
Ti senti manipolato o forse non sai di esserlo per un semplice motivo: credi come uno sciocco a tutto quello che ti presentano come reale.
Non basta un'uniforme da soldato, da poliziotto, da sacerdote, da cameriere, da presidente per credere che siano reali. Sono pupazzi vestiti a maschera, sono comici come Arlecchino. La parola cane non è il cane, non morde mica rispetto al cane in carne e ossa che accarezzi o da cui scappi. Quindi la scatola chiamata TV non è la realtà, non indica la realtà eppure la sta sostituendo e gli esseri umani assopiti ne fanno un vero e proprio dio.
Inizia ad osservare e a divenire consapevole sia di ciò che sogni che della realtà che vivi quando non sei nel mondo onirico.

L'inconscio accetta il simbolo e la metafora, dando loro la stessa importanza che darebbe a un fatto reale.
Quindi i sogni parlano sempre per simboli e archetipi e non descrivono la realtà letterale ma quella simbolica pertanto dovete leggere attraverso i simboli degli oggetti, delle situazioni, dei luoghi e delle azioni presenti nel sogno.
Occorre dunque comunicare nei confronti dell'inconscio attraverso altrettanti simboli messi in scena attraverso atti coscienti nella vita quotidiana. Per l'inconscio è molto più facile e familiare comprendere il linguaggio onirico che quello razionale.
E la nostra vita che definiamo di veglia non è altro che un'estensione dell'inconscio sempre mantenuta viva da simboli, immagini e situazioni a doppia valenza.
Quando vivi l'oggi, il momento presente, se ci fai caso quell'istante ti sembra reale ma un'ora dopo apparterrà solo alla memoria e le immagini della memoria altro non sono che dello stesso tipo dei sogni.
Quindi si potrebbe dire che stiamo semplicemente cavalcando un sogno e tutto questo si infiltra piano piano nei sogni che facciamo quando dormiamo.
Lo stesso accade per quest'ultimi che si introducono nella nostra vita divenendo realtà. Ciò che sogni finisce per diventare reale solo nella misura in cui riesci ad interpretarlo. Se sogni che da un fondo marino riesci a risalire e trovare il modo di uscire dall'acqua non significa che vivrai quell'esperienza l'estate al mare ma che vivrai o stai vivendo l'esperienza simbolica corrispondente.
Nessuno si chiede perché una malattia improvvisa viene chiamata disgrazia mentre una guarigione immediata viene definita miracolo? Entrambe hanno un'unica radice: sono manifestazioni del linguaggio dell'inconscio. Anche il mondo che definiamo reale in cui viviamo e nel quale crediamo che la realtà sia ciò che può esser spiegato razionalmente è un atto perlopiù psicomagico proprio come il grande Jodorosky ha sempre detto.
Tutto si esprime per simboli in quanto la realtà non è razionale ma ci fa solo comodo che lo sia solo perchè ci da più sicurezza, ci tranquillizza in qualche modo credere di avere un certo controllo su di essa ma non è così a tutti gli effetti. I comportamenti umani sono spinti e motivati da forze del tutto inconsce, a prescindere da tutte quelle che possono essere le spiegazioni razionali che attribuiamo loro. Quando cerchiamo di mantenere intrappolata l'apparenza immediata di una certa "realtà" vuol dire tradirla e pertanto soccombere all'illusione. Occorre andare oltre questa dannata apparenza, sapere leggere i simboli, i significati che stanno al di là. Lo stesso vale per gli eventi catastrofici di origine naturale e non.
È come se vivessimo in un mega inconscio e noi fossimo i vari archetipi in questa grande mente che sogna attraverso tutte le forme che incontra e in cui si specchia. E' tutto l'equivalente simbolico di qualcos'altro. Niente è come sembra. Occorre saper interpretare.
La gente pensa che per vedere l'inferno o il paradiso deve attendere di morire. Ma accorgersi che a volte siamo già morti e non lo sappiamo? E poi com'è possibile non accorgersi che la luce e il buio sono presenti anche qui e adesso? E che spesso viviamo in un inferno a causa di un sonno coscienziale e il paradiso ci guarda attendendo di esser scorto.

«E’ necessario rendersi conto che lo sguardo che attribuiamo agli altri è il nostro stesso sguardo. Il mondo ci vede e ci percepisce in funzione di come ci vediamo e percepiamo. Se ci sentiamo onesti, il mondo non metterà in dubbio la nostra onestà. Se ci sentiamo ladri, invece, attireremo su di noi il sospetto e la diffidenza. E’ importante essere consapevoli del modo in cui percepiamo noi stessi, poiché è questo il nostro sguardo su noi stessi a determinare la qualità e il tenore dei nostri rapporti con il mondo.»
-Alejandro Jodorowsky-

«Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria Anima. Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.»
(Carl Gustav Jung)

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