venerdì 24 settembre 2010

Le 10 Strategie di Manipolazione Mediatica

di Noam Chomsky

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1 - La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 - Creare problemi e poi offrire le soluzioni.

Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4 - La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5 - Rivolgersi al pubblico come ai bambini.

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.

Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7 - Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.

* “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8 - Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9 - Rafforzare l’auto-colpevolezza.

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com.

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA: http://www.vocidallastrada.com/2010/09/le-10-strategie-di-manipolazione.html.

http://www.megachipdue.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/4613-le-10-strategie-di-manipolazione-mediatica.html

domenica 19 settembre 2010

QUALI ALIENI & QUALE REALTA'? UNIVERSO "OLOGRAFICO" - di Giuliana Conforto

Scusate se mi permetto di pubblicare questo articolo della brava studiosa GIULIANA CONFORTO.
Ma dopo alcune mi ricerche e conclusioni personali ho trovato questo di Giuliana che praticamente coincide con quello che in quest'ultimo periodo stavo pesando.
Ossia che tutto è proiezione di ciò che vogliamo vedere.
In realtà esiste TUTTO & NIENTE! Siete sicuri che la fuori esista un qualche universo con i suoi pianeti....?
E' molto difficile poter concepire ciò che voglio dire..guardate il film IL TREDICESIMO PIANO per poter capire il concetto e forse percepirete questo.



http://www.giulianaconforto.it/images/giuliana_conforto.jpg

Perché gli “alieni” non si vedono? La risposta è semplice: sono su livelli che non emettono luce elettromagnetica. Gli “alieni” esistono. Abitano il cospicuo 95% che non vediamo, ma che oggi è persino calcolato, cioè partecipano agli infiniti livelli di realtà. Per essere reale,ogni livello deve avere i suoi osservatori coscienti e partecipi del livello stesso. E’ una legge di natura, riconosciuta dal principio di indeterminazione alla base della fisica quantica. Per comprendere allora quali sono i diversi tipi di “alieni”, dobbiamo comprendere lanatura quantica della Natura ed anche il significato della parola “alieno”. “Alieni” potremmo essere anche noi “terrestri”. La fisica quantica ci spiega che ogni atomo, simile ad un minuscolo sistema solare, possiede infiniti livelli di energia. Che dire se il sistema solare fosse un Atomo gigante? E’ un’ipotesi semplice, ovvia e … sconvolgente. Un fatto è certo. Non c’è alcun confine che possa dividere il piccolo dalgrande. Per legge di natura, la stessa informazione penetra il grande universo e il piccolo uomo, il grande sistema solare e il piccoloatomo. Se il sistema solare è un Atomo gigante, i tanti “misteri” delle scienze, delle religioni e persino quelli della storia umana sispiegano tutti (Storia Quantica). Un atomo possiede infiniti livelli di energia e può saltare dall’uno all’altro. E’ scritto anche nei testi scolastici; il “salto” è da un livello inferiore ad un altro superiore, se assorbe energia; è viceversa se invece la cede. Di quell’Atomo gigante che è tutto il sistema solare, abbiamo osservato solo il livello di energia minima, quello che riflette la luce elettromagnetica, illivello povero di Luce pesante (Z°), almeno, per tutto l’Inverno nucleare. E gli altri livelli? Sono tutti vivi e pieni di osservatori intelligenti. Alieni? No, cittadini cosmici, quali siamo in potenza noi, terrestri. Potrebbero essere i Creatori di questa e delle altre “realtà” virtuali. Ilmondo che vediamo non è reale; è solo un film, una Matrix ove appaiono le “immagini residue di sé”. Lo spiega bene Morpheus a Neo, nelfilm “Matrix”.[…] .Gli uomini sembrano tutti uguali, ma non lo sono. Il corpo biologico umano è solo un involucro, composto da materianucleare che riflette la luce elettromagnetica, l’unico tipo di luce che vediamo. Alla nascita sembra un tenero piccolo bimbo, ma il veloelettromagnetico può nascondere altri corpi, “sottili”, già adulti dello stesso bimbo; corpi comunque tutti parte dell’Uno… . Anche questi non sono veri “alieni”, dunque, ma solo le diverse porzioni dello stesso individuo, i suoi aspetti inconsci e subconsci; potrebbero essere, inalcuni casi, personalità multiple dotate, ciascuna, di diversa sensibilità. Ciò che distingue gli uomini tra loro non è tanto la loro forma, piùo meno simile per tutti, ma la capacità di sentire le emozioni, di provare l’amore cosmico, di sentire l’unità. Il vero alieno è chi è alienato dalla Vita, non sente le emozioni, non ha amore e compassione per sé e per gli altri: la “conoscenza” ufficiale che ignora il significato della vita, della morte e della coscienza. La natura quantica dell’Atomo-sistema solare rivela tuttavia qualcosa di più: i veri alieni e cioè iveri alienati. Tra un livello di energia e l’altro c’è un gap, un “salto” di energia. Nel grande Atomo solare, il gap è l’interspazio tra il livello visibile e quelli invisibili, il non-tempo, eternità a bassa energia, senza più diretto contatto con la Vita. L’Interspazio è fuori tempo edanche fuori Legge, cioè alieno alle leggi vitali che consentono alle specie di amarsi, accoppiarsi e di riconoscersi parte dell’Uno. E’ lì,nell’interspazio senza tempo, nascosti dal velo elettromagnetico che si nascondono i veri alieni. Costoro sono gli alieni parassiti che“vivono” in eterno sfruttando l’energia vitale degli uomini, gli “dei” falsi e bugiardi che rubano e nascondono l’esistenza del Fuocoall’umanità; sono gli autori della “conoscenza” ufficiale e forse anche della Bibbia, il testo alla base delle tre grandi religioni monoteiste del pianeta (cristiana, mussulmana ed ebrea). Rappresentano il “dio” punitivo e vendicativo che miliardi di umani venerano e temono. Questi alieni, da millenni, si credono i proprietari del pianeta Terra; controllano l’umanità con la strategia del terrore, il modo migliore per ottenere ubbidienza cieca. Sono alieni eterni ed oggi anche disperati … perché si sentono scoperti. Sanno che l’inverno nucleare ha unafine e che, con il disgelo, sparisce il velo elettromagnetico che li proteggeva prima dalla vista umana; perciò diventano visibili.[…].La loro presenza si rivela in molti eventi cruciali della storia, che puntualmente, impedisce il concretizzarsi di ogni processo di pace e l’avvio direlazioni amichevoli tra gli uomini. Sono gli artefici dell’Impero che è inutile combattere. E’ invece importante riconoscere la loro veraarma: la “conoscenza” parziale, falsa e distorta.[…]. Oggi la Vita sta evolvendo, ricomponendo l’unità dei Suoi tanti livelli di realtà, cioèeliminando gli interspazi dove si annidano gli alieni parassiti. Per gli umani è l’opportunità eccezionale di divenire coscienti della Forza edegli infiniti mondi o livelli di realtà, cioè di integrare la propria porzione “terrestre” con quelle “aliene”. Per gli alieni veri, parassiti, è lafine; non sono più al riparo, cioè nascosti dal velo illusorio, elettromagnetico. Devono inventare qualcosa: o lo scudo stellare, altre guerre od anche il panico dell’Apocalisse. Gli umani che amano la Vita, stanno per scoprire la vera grande Risorsa che muove l’intero UniversoOrganico. […].“Potrete fare come me e cose più grandi di me …” è scritto nei Vangeli. E’ stato definito un miracolo e riservato a “Dio”.Gesù Cristo aveva dichiarato di essere un re e che il suo regno non era di questo mondo. […].Oggi tutto l’Atomo-sistema solare sta compiendo un salto quantico ad un livello di energia superiore, un balzo nel futuro. Questo splendido e verde “Elettrone” che è la Terra,sta assorbendo l’Energia “debole” necessaria per compiere il salto. L’evento cambia la geostoria: è il processo che il paradigma dominante sulla Terra ha sempre tenuto nascosto. […].Stiamo vivendo il transito dallo stato opaco, che genera ignoranza e confusione, a quello cristallino, che lascia trasparire l’unità, l’infinita eterna realtà. La Terra oggi è in “viaggio”, sta ascendendo verso un nuovo Universo,“nuovo” per la mente umana, ma non per la porzione inconscia che già la vive. Il “viaggio” è imprevedibile e dipende anche da noi umani,cioè dalla nostra volontà di ascendere o meno. Indubbiamente il futuro sarà travolgente e di certo migliore del passato. Sarà presto evidente che la “realtà” è un film che oscilla tra il tragico e il comico. Basta osservare chi dirige oggi il set cinematografico, il governo USA, sempre pronto a scatenare guerre, a fabbricare il “nemico” di turno, ogni volta diverso, ma sempre imprendibile. Non gli importa infatti di vincere, ma di mantenere il controllo, cioè la paura. Il copione si ripete ormai invariato da più di un secolo. Il “nemico” serve a giustificare gli eserciti dislocati sul pianeta, un’economia insostenibile, basata sullo sfruttamento dell’uomo e centrata sull’industria bellica.La scienza ufficiale è funzionale alla stessa politica. C’è anche una scienza sana e saggia, ma è senza microfono e senza finanziamenti.TV, trasmissioni televisive, riviste di divulgazione sono quasi tutte nelle mani di chi promuove la scienza servile ed emargina quellasaggia. Dotato di alta tecnologia il “potere” dell’impero sembrava ineluttabile; eppure l’Impero ha un tallone d’Achille, anzi più d’uno. Non ha più il consenso dei terrestri. La brutale ed arrogante prepotenza dell’Impero è assenza del Fuoco vero e, soprattutto, incapacità diusarlo; in verità l’Impero è senza vita, è come un malato terminale. Chi crede alla “conoscenza” ufficiale, cioè all’Impero, gli dà vita.Sembra un paradosso, ma gli danno vita, cioè realtà, anche quelli che lo combattono.[…].Oggi possiamo immaginare, progettare e creareun futuro nuovo, senza confini ed eserciti, un mondo che sappia finalmente rispettare e soddisfare i bisogni reali dell’umanità. Oggi c’è l’Energia per superare gli schieramenti ed intraprendere la terza via, l’Energia della Vita, la vera grande Risorsa, la coscienza che siamo noi, umani, gli autori della realtà. Possiamo creare un nuovo mondo. Possiamo, perché c’è chi ha già intrapreso la quarta via e cioè chi è cosciente dell’immortalità e dell’eterna realtà. INNER POWER (Potere Interiore, ndr) può essere la sigla di chi vuole creare un nuovomondo e ne riconosce i principi: amicizia, rispetto, lealtà, sincerità, trasparenza, cioè tutte le doti che derivano dalla coscienza di essere parte di un Organismo. L’evento è la nascita della coscienza che tutti siamo parte dell’Uno, di un unico Organismo cosmico. La“conoscenza” non è solo un “peccato”; è il “potere” reale che acceca la mente umana e rende il massacro reciproco ogni giorno più folle eassurdo. Lo stesso “potere” alimenta la “battaglia delle idee”, utile a cambiare i volti di chi “lo” gestisce, ma non a cambiare sistema etanto meno a eliminare le cause della povertà, della fame e dell’ingiustizia che affliggono l’umanità. Oggi,[…],’uomo sta per risvegliarsi dalla sua ipnosi millenaria. La concezione meccanica e divisa della “realtà” ha creato guerre e follie delle quali gli uomini coscienti sistanno rendendo conto. La divisione tra i pochi “potenti”, i primi, ed i miliardi di impotenti è sempre più evidente. Quelli di mezzo nutronola speranza che la guerra finisca presto e non vedono la propria ipocrisia nel chiamare “pace” solo il silenzio delle armi. Perché nonparlare di disarmo?.[…].La divisione è falsa; è inventata da una “conoscenza” che ignora il Messaggio vero della Natura, da una morale che esalta le apparenze e trascura la sostanza, separa la mente dal corpo, gli uomini dalle donne, inducendoli a rifugiarsi nella famiglia.Oggi la famiglia si sta dissolvendo; è uno dei tanti segnali del cambiamento in atto; è la fine del vecchio mondo ed il transito ad una società nuova di donne ed uomini liberi che si amano, si rispettano, si auto-organizzano e non creano più false divisioni tra i ruoli familiari esociali. Il “potere” è in fondo la paura di essere liberi; non tanto dalla famiglia che ormai conta poco, ma dai vincoli economici, dalle tante dipendenze che sono da verificare e non “religioni” alle quali credere. Il “potere” è in uno stato di acuta follia; è un altro dei tanti segnidell’Apocalisse, non la fine del mondo, ma il crollo delle menzogne che lo hanno reso un inferno.

mercoledì 15 settembre 2010

il ricordo di se’ ( parte III )

il ricordo di se’
( parte III )




uomo vitruviano disegnato da Leonardo
Ricorda te stesso sempre e dovunque. Il ricordo di sé produce precisi mutamenti chimici che provocano la comparsa dell'essenza dell'essere umano.
P.D. Ouspensky
L'attenzione divisa non produce risultati immediati e i centri superiori non possono sopraggiungere senza lo sforzo perseverante di molti anni. Svegliarsi è difficile, ma può essere fatto. E' impossibile svegliarsi senza dedicarsi totalmente alla propria evoluzione. Si è in errore se si pensa che siano sufficienti delle mezze misure.
Robert Earl Burton

vedere il sonno

Un risultato importante che si ottiene dagli esercizi di ricordo è quello di toccare con mano il proprio stato ipnotico. Possiamo comprendere che se siamo svegli solo nei momenti in cui ci sforziamo di ricordarcelo, allora dormiamo e viviamo come burattini per tutto il resto della giornata. Prendiamo decisioni nel sonno, lavoriamo nel sonno, studiamo nel sonno, facciamo l'amore nel sonno, intratteniamo i rapporti umani nel sonno.
Praticando gli esercizi, dopo un po’ di tempo, ci ricorderemo di noi - cioè saremo coscientemente presenti - anche al di fuori dei momenti stabiliti per l'esercizio. Magari camminando per strada improvvisamente ci ricorderemo di noi ("Ecco, sono presente, cammino e mi ricordo di me, non sto vagando fra i pensieri come al solito"), senza averlo prestabilito e senza aver fatto uno sforzo. In tal caso potremo approfittare della situazione mantenendo quello stato di presenza più a lungo possibile prima di ricadere nel sonno, ma, come detto in precedenza, non si devono fare sforzi al di fuori dello spazio riservato agli esercizi.
Nei momenti di ricordo, osservandoci con attenzione, possiamo cogliere la differenza fra lo stato di coscienza in cui ci ricordiamo di noi e lo stato in cui eravamo un attimo prima, quando non ci ricordavamo e stavamo dormendo. E' indispensabile portare avanti questo lavoro sul cogliere la differenza fra i due stati di coscienza. Dovremmo farlo ogni volta che ci è possibile, ossia ogni volta che ce ne ricordiamo.
Se stiamo scendendo dall'autobus e ci ricordiamo di noi per un istante, se riusciamo cioè a essere presenti e non compiamo nel sonno quell'azione ("Ecco, ci sono, sono presente e sto scendendo dall'autobus"), possiamo sforzarci di prolungare questo stato cogliendo la differenza tra come siamo adesso e come eravamo qualche minuto prima sull'autobus: "Cosa facevo? A cosa ho pensato per tutto il tempo del viaggio? Se io sono presente solo ora, allora chi pensava e chi compiva le azioni al mio posto fino a poco prima? Nel sonno avrei potuto picchiare qualcuno reagendo a un'offesa, avrei potuto decidere di cambiare lavoro, o avrei potuto invaghirmi di una persona e risolvermi in seguito di sposarla."
Vivere nel sonno è pericoloso, ma lo si può comprendere solo a un certo grado di risveglio. L'uomo comune, che non ha mai provato a svegliarsi, non puo’ essere cosciente del pericolo derivante dal trascorrere la propria vita nel sonno. D'altronde le cronache quotidiane illustrano in maniera soddisfacente le conseguenze della vita nel sonno. Siamo sonnambuli che camminano dormendo sul cornicione di un palazzo a venti metri da terra! Finché dormiamo sembra che vada tutto bene.
Se, ad esempio, mentre mangiamo un panino proviamo a fare l'esercizio di ricordo di sé, possiamo confrontare i momenti in cui siamo coscienti delle azioni che compiamo con quelli in cui invece mangiamo pensando a tutt'altro, e quindi in effetti non mangiamo nel vero senso del termine, perché il nostro corpo fisico mangia meccanicamente senza che noi ne siamo coscienti ("Adesso mangio e sono presente, porto il panino alla bocca e lo mordo, e ne sono cosciente. Ma un attimo prima dove ero mentre mangiavo? Perché la mia autocoscienza non era qui con me?").
Il risveglio consiste nello sforzo di ricordarsi di sé e nel successivo confronto fra i momenti di ricordo, di effettiva presenza, e i momenti precedenti di sonno, di assenza. Se riusciamo a sentire dentro di noi in modo EMOTIVO questa sottile ma enorme differenza allora abbiamo compreso la differenza fra un essere umano che dorme e un essere umano che cerca di svegliarsi. Questo significa toccare con mano il proprio stato ipnotico, e sovente qualcuno ne rimane sconvolto.

volontà [thelema]

Il secondo scopo degli esercizi è sviluppare un ottimo grado di forza di Volontà - in greco Thelema, come viene definita negli insegnamenti di Aleister Crowley - indispensabile in tutti gli aspetti del lavoro su di sé. Quando lavoriamo sull'immaginazione negativa (il "dialogo interno" della nostra mente) e sulle emozioni negative, possiamo sfruttare la Volontà costruita grazie al ricordo di sé.
Rammentiamo che l'uomo addormentato non possiede vera forza di Volontà, egli fa ciò che la vita gli permette di fare; questo può anche consentirgli di divenire casualmente un uomo colto e di successo, ma non di acquisire un reale potere sugli eventi circostanti. Il fatto che dobbiamo compiere degli sforzi immani per combattere la meccanicità dei nostri atti e ricordarci di noi, è la dimostrazione di questa nostra incapacità di volere. Pensiamo di essere liberi di volere perché decidiamo cosa ordinare al ristorante, mentre in realtà non decidiamo nemmeno quello, i nostri meccanismi inconsci decidono, e loro decidono in base alle informazioni presenti nell’ambiente. Fingiamo di volere, mentre ci lasciamo trascinare da forze più grandi di noi.
La forza di Volontà non è altro che la capacità di utilizzare l'energia. Gli esercizi sul ricordo aumentano la nostra capacità di disporre dell'energia. Quando cominciamo a svolgere questi esercizi per noi è un giorno storico, sacro, perché per la prima volta opponiamo resistenza cosciente alla meccanicità che ci ha sovrastati durante tutta la nostra vita. Per la prima volta ci sforziamo di decidere qualcosa: "Voglio essere io a stabilire cosa pensare e quando pensarlo, voglio decidere io se arrabbiarmi o no, se avere paura o no. Non voglio più essere schiavo". Un uomo nuovo sta nascendo in noi e ora vuole essere padrone in casa sua.
Dobbiamo diventare degli specialisti del ricordo di sé. Ci sono persone brave a giocare a scacchi, altre brave in uno sport, altre ancora nel cucinare dolci o suonare uno strumento, e alcune sanno fare molto bene il loro particolare lavoro... noi siamo specializzati nel ricordo di noi stessi. Ci accorgeremo presto che ogni altra questione è di minore importanza. Non importa che lavoro facciamo per mantenerci, la nostra specializzazione deve diventare il ricordo di noi stessi. Questa è la nostra preoccupazione più grande: svegliarci. E solo se questa attività diviene il nostro centro di gravità permanente per anni, allora possiamo sperare di svegliarci. Avere un lavoro o essere disoccupati non è di alcuna importanza se non si è svegli. Avere un partner o essere single non fa differenza finché si dorme. Nel sonno è tutto uguale.
Ogni singolo sforzo compiuto nel tentativo di svegliarsi provoca una TRASMUTAZIONE ALCHEMICA: durante questi tentativi di ricordo di sé si viene a creare un notevole attrito fra l'abitudine meccanica della nostra esistenza e il nostro voler diventare coscienti. Questo attrito genera un « fuoco », e questo Fuoco agisce sui nostri atomi per creare nuovi elementi più sottili che costituiranno i "corpi superiori", compreso il corpo dell'anima o « corpo di gloria ». Tale trasmutazione coinvolge anche lo sviluppo dei corpi emotivo (astrale) e mentale, con la conseguente acquisizione di siddhi, i poteri inerenti il mago: capacità di viaggiare in astrale, materializzare e smaterializzare oggetti, invocare ed evocare entità presenti sul piano astrale e sui piani più alti.
Quel punto di luce che è l'anima comincia ad aggregare gli atomi per costruire il suo nuovo corpo e il nostro centro di consapevolezza inizia a spostarsi in quella direzione, il nostro Cuore comincia ad aprirsi. Il primo giorno in cui compiamo sforzi qualcosa cambia per sempre in noi. Ovviamente, se gli sforzi si limiteranno a pochi mesi di tempo e non proseguiranno, non accadrà nulla di tangibile, ma un seme è stato comunque gettato.
libro alchemico di Giacinto Grimaldi

difficoltà

Quando si inizia la pratica di esercizi per il ricordo di sé si possono verificare due condizioni in particolare: si incontrano subito grosse difficoltà e non ci si ricorda nemmeno di fare gli esercizi, oppure si riesce molto bene per qualche giorno o settimana, ma poi si subisce un rapido calo di energia e si abbandona tutto. Entrambi i comportamenti sono perfettamente normali.
Per qualcuno all'inizio sarà difficile persino il ricordarsi di stabilire al mattino appena sveglio in quali occasioni si sforzerà di ricordarsi di sé durante il giorno. E' necessario trovare la forza di Volontà per eseguire almeno i passi iniziali. Il fatto che durante il giorno non riusciamo a essere presenti nemmeno una volta è perfettamente normale, ma se non ce lo imponiamo con forza non abbiamo speranza di migliorare. E' vitale non abbattersi in questa fase, per quanto possa durare a lungo, e ribadire ogni giorno il proprio desiderio di ricordarsi di sé.
Teniamo a mente che lo scopo è sforzarsi, tendere verso, non raggiungere il risultato voluto. Paradossalmente l'esercizio funziona solo fino a quando non siamo in grado di farlo bene e ci sforziamo di farlo.
Quando si riesce anche per una sola volta a essere presenti mentre si sta compiendo una delle azioni descritte negli esercizi, si deve assaporare quel momento cercando di prolungarlo: "Ecco, sono vivo, sono presente qui-e-ora, mi sto ricordando di me, sono in uno stato di coscienza diverso da quello in cui ero prima e diverso da quello in cui sarò fra qualche istante". All'inizio il lavoro è soprattutto mentale, si è costretti a ripetersi frasi simili, in cui si afferma di essere presenti; con il tempo diventerà uno stato interiore: ci si sentirà presenti senza alcun bisogno di ripeterselo; poi diverrà un fatto emozionale (EMOZIONALE SUPERIORE), e solo questo sarà il vero ricordo di sé!
Grazie al contatto con un sistema di pensiero nuovo e all'entusiasmo iniziale che ne deriva accade spesso che si riesca a svolgere anche più esercizi nella stessa giornata e che ci si accorga subito della differenza fra i momenti di presenza e quelli di sonno. Altrettanto spesso però accade che l'entusiasmo iniziale svanisca e si perda totalmente interesse per gli esercizi, se non addirittura per il lavoro su di sé in generale. I cali di energia devono essere previsti, perché sono ciclici e rispettano leggi ben precise su cui noi non abbiamo potere. Ma già il solo fatto di sapere che tali cali devono obbligatoriamente arrivare serve a non far precipitare l'individuo nell'abbattimento più completo.
I cali devono avvenire perché così vogliono le leggi naturali, che sono cicliche. L'attenzione non va concentrata sul tentativo di evitarli, bensì sui metodi per uscirne velocemente grazie a nuove immissioni di energia: leggere un libro, vedere un film particolare, parlare con persone che sono anche loro impegnate nel lavoro, assistere a conferenze... La necessità di contrastare i cali ciclici di energia è forse il principale motivo per cui non è possibile lavorare da soli e a un certo punto è indispensabile trovare una scuola.
Quando si intraprende la strada del risveglio e si decide di iniziare con gli sforzi per ricordarsi di sé, accade di frequente che agli sguardi dei nostri conoscenti - paradossalmente - si appaia come più distratti e meno presenti. Ciò è normale e accade perché non siamo abituati allo stato di ricordo di noi stessi, che è uno stato di attenzione divisa. Il fatto di dividere l'attenzione, all'inizio, e per un lungo periodo, impiega tutte le nostre energie, per cui succede spesso di dimenticare oggetti, di scordare gli appuntamenti, di girare nella via sbagliata, di non afferrare ciò che il nostro interlocutore sta dicendo. Sembriamo più assenti agli occhi degli altri proprio perché ci stiamo sforzando di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto e nessuno fa mai: essere presente.
Inoltre il risveglio ci modifica caratterialmente: tutto ciò che è superfluo nella nostra macchina biologica progressivamente scompare. Di conseguenza alcuni potranno trovarci meno interessanti, o più noiosi, o più seri. In realtà non stiamo diventando meno interessanti, è solo che disidentificandoci dalla macchina e identificandoci con l'anima, non rispecchiamo più le aspettative della società, la quale si fonda sulle caratteristiche della macchina biologica: l'essere al centro dell'attenzione, l'essere competitivi, il discutere con coinvolgimento degli argomenti futili più alla moda in un dato momento, esprimere inutili opinioni su qualunque avvenimento... e così via. D'altra parte diventeremo sempre più interessanti e riconoscibili agli occhi di chi ha intrapreso un percorso di risveglio come noi, o di chi possiede anche solo una visione più profonda dell'esistenza rispetto alla norma.
Presence of mind, 1960, di Renè Magritte, dal sito http://www.atara.net

economizzare l'energia

L'uomo ha in sé la capacità di costruire un nuovo corpo che gli permette di cogliere la quarta dimensione, una realtà completamente diversa da quella che percepisce nelle condizioni ordinarie, una realtà che agli altri risulta accessibile solo per mezzo delle droghe, ma per fare ciò ha bisogno di una quantità notevole di energia. All'inizio tale energia viene ricavata semplicemente dalla drastica riduzione degli sprechi. Un uomo infatti, possiede già nella sua macchina biologica l'energia necessaria a iniziare il lavoro su di sé, ma non ne può disporre perché la disperde continuamente in attività inutili e dannose.
Il suo primo obiettivo deve essere quindi il risparmio di energia. Questo gli consentirà di disporre della quantità di energia necessaria a fare sforzi per il ricordo di sé. Gli sforzi per ricordare se stessi necessitano di molta energia. Tali sforzi con il tempo produrranno episodi di reale ricordo di sé, e questi faranno affluire ulteriore energia da reimpiegarsi nel lavoro.
Per risparmiare energia dobbiamo lottare contro le abitudini che ci costringono a disperderla. Sprechiamo energia provando emozioni negative di ogni sorta (quando siamo in ansia, quando ci arrabbiamo con qualcuno, quando siamo nervosi, quando siamo depressi, ecc), sprechiamo energia lasciandoci ossessionare dall'immaginazione negativa (pensiamo a episodi spiacevoli che potrebbero accadere a noi o ai nostri cari, costruiamo dialoghi immaginari nella nostra testa, alimentiamo inutili fantasie di ogni sorta, realizzabili o irrealizzabili, ecc) e sprechiamo energia utilizzando male il nostro corpo (nel compiere ogni movimento contraiamo molti più muscoli di quelli necessari, assumiamo posture sbagliate, ecc).
Emozioni negative e immaginazione negativa verrano trattate nei successivi capitoli, mentre riguardo all'energia che viene sprecata a causa di un cattivo utilizzo del corpo accenneremo qualcosa subito.
Ogni giorno disperdiamo una grande quantità di energia nella contrazione di muscoli che non sono interessati nel movimento che stiamo compiendo, oppure nella contrazione sproporzionata dei muscoli interessati in tale movimento. Ad esempio, nel semplice atto di piantare un chiodo in una parete contraiamo un inimmaginabile numero di muscoli che non dovrebbero venire coinvolti in quell'atto (muscoli del viso, delle spalle, delle gambe, ecc) e contraiamo sia i muscoli necessari che quelli non necessari con un'intensità sufficiente a trainare il vagone di un treno!
Le posture che assumiamo durante il giorno e il nostro modo di camminare sono scandalosamente antieconomici. In particolare la contrazione dei muscoli del viso, che non è quasi mai necessaria, accompagna tutte le nostre attività (probabilmente avete i muscoli della fronte contratti anche adesso che state leggendo) e causa una fuoriuscita continua di preziosa energia. Ci sono molte persone che vivono l'intera giornata con la fronte aggrottata, lo sguardo corrucciato o la mandibola serrata; tanti digrignano i denti anche di notte.
Tutti viviamo con i muscoli del collo e delle spalle - il trapezio - perennemente contratti. Se in questo momento portate la vostra attenzione alle spalle e provate a rilassarle vi accorgete di averle tenute contratte, senza motivo, fino ad ora.
Rientra nell'opera di economizzazione dell'energia portare periodicamente durante la giornata la nostra attenzione sui muscoli del volto e cercare di rilassarli. Lo stesso deve essere fatto per il collo e le spalle. Ogni qualvolta ce ne ricordiamo, la postura che abbiamo assunto in un dato momento - per parlare, per scrivere o per aspettare il bus - deve essere osservata scrupolosamente, mettendo l'accento sui muscoli che non dovrebbero essere contratti e invece o sono, poiché non siamo consapevoli del nostro corpo e questo è quasi un estraneo per noi.

la gestione dell'energia

Un ultimo appunto riguarda l'afflusso di energia che accompagna gli esercizi di ricordo di sé. Un individuo che decide di fare sforzi a lungo e in maniera intensa consuma molto energia, ma allo stesso tempo il frutto di questi sui sforzi - il ricordo di sé - introduce energia e innalza la sua frequenza vibratoria. Se egli non è seguito da qualcuno che è’ più avanti di lui sul percorso del risveglio (e qui si ripresenta la necessità di lavorare all'interno di una scuola) non sa come utilizzare questa nuova energia, la quale, se non correttamente indirizzata, si riversa nella personalità ingigantendone le caratteristiche.
L'individuo potrebbe andare incontro a maggiore irritabilità, nervosismo, mal di testa, crisi depressive, sbalzi d'umore, disarmonia nella capacità decisionale (scelte improvvise condotte in maniera irrazionale). E' dunque necessario che chi svolge tali esercizi si tenga sotto costante osservazione, diventi lo spettatore e l'analizzatore di se stesso, dei suoi pensieri e delle sue emozioni, in modo da accorgersi di quando il suo carattere inizia a manifestarsi con toni esasperati. Quando si rilevano tali disarmonie è consigliabile interrompere ogni esercizio e concentrarsi esclusivamente sugli altri aspetti del lavoro di risveglio: osservazione delle emozioni negative e controllo dell'immaginazione negativa.
Testi sull'argomento:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)

il ricordo di se’ ( parte II )

il ricordo di se’
( parte II )

opera di Jean Delville, dal sito http://www.elp.it/bygothic/
Ricordati di te stesso, idiota!
(Gurdjieff, nascosto dietro le quinte, a Orage che sta parlando sul palco)
Se non possiamo controllare la macchina, siamo la macchina.
Robert Earl Burton

esercizi di ricordo di sé più avanzati

Dopo aver acquisito dimestichezza con gli esercizi precedenti, si possono fare tentativi con esercizi che richiedono maggiore impegno. Ad esempio, molti trovano più difficile ricordarsi di sé quando sono in compagnia di altre persone. Fino a quando svolgono gli esercizi in solitudine riescono a mantenere una sufficiente concentrazione su se stessi, ma nel momento in cui devono prestare attenzione a ciò che fa o dice un'altra persona piombano nel sonno più completo.
Facciamo un esempio. Quando laviamo i piatti di norma non occorre un notevole grado di concentrazione, questa è infatti un'attività prevalentemente meccanica, il corpo la compie quasi da solo, tanto che la maggior parte del tempo possiamo permetterci di pensare a tutt'altro fantasticando con la mente. Un po' come accade quando si guida su un'autostrada senza traffico: si può pensare ad altro o parlare con il passeggero, eppure la parte più meccanica del nostro cervello continua a guidare senza problemi.
Se vogliamo svolgere l'esercizio di ricordo di sé mentre stiamo lavando i piatti dobbiamo portare l'attenzione su di noi oltre che sulle consuete azioni necessarie a lavare i piatti ( attenzione divisa ). Dal momento che tali azioni non ci impegnano mentalmente o emotivamente, ma solo fisicamente, l'esercizio risulterà relativamente - relativamente alla dimestichezza che abbiamo acquisito con tali esercizi - semplice. Dovremo infatti impiegare molte energie per dirigere l'attenzione verso l'interno, ma relativamente poche per fare sì che il nostro corpo continui a lavare i piatti.
Se invece stiamo ascoltando una persona che parla siamo molto impegnati a livello mentale, e spesso lo siamo anche a livello emotivo. Se poi siamo noi a parlare, l'impegno è totale. In tali frangenti dividere l'attenzione fra esterno e interno diventa complesso. Sarà sufficiente provare per accorgersi di quanto sia difficile. Se mentre il nostro interlocutore parla noi ci sforziamo di ricordarci di noi, inevitabilmente perdiamo alcuni frammenti del suo discorso. Se la paura di perdere parte di ciò che sta dicendo l'altro è molta, saremo costretti a smettere di fare sforzi per il ricordo e farci assorbire completamente da ciò che dice ( identificarci ).
L'unico modo per migliorare consiste nel provare e riprovare instancabilmente, magari cominciando con i dialoghi al telefono - in quanto la presenza fisica dell'interlocutore è fonte di ulteriore disturbo per il ricordo di sé. Se possiamo guardare in faccia l'altra persona, e lei può guardare noi, siamo molto più coinvolti e identificati con la situazione che si sta svolgendo, mentre al telefono il numero di sensi interessati all'esperienza è minore.
Provando ci accorgeremo che nel momento in cui la mente deve comprendere il significato delle parole dell'altro, o deve pensare alla risposta da dare, perde la capacità ricordarsi di sé: o fa una cosa, o fa l'altra. Non siamo abituati a dividere l'attenzione perché siamo sempre vissuti nell'identificazione completa con la nostra mente. Nessuno ci ha mai detto che possiamo essere un'"entità esterna" che osserva la mente al lavoro.
Riusciamo a osservare il corpo che lava i piatti, ma ci è difficile osservare la mente mentre compie un ragionamento. Nell'istante in cui la mente deve rispondere, la nostra coscienza, che magari fino a un attimo prima era riuscita a restare presente, e quindi divisa, si riidentifica al cento per cento con la mente pensante.
Questo è dovuto al fatto che noi possediamo ancora uno scarso controllo sulla nostra mente e sulle nostre emozioni, mentre ne abbiamo uno molto maggiore sul corpo fisico. Controllo e identificazione sono inversamente proporzionali: meno siamo identificati - cioè meno siamo coinvolti - con qualcosa, più ne abbiamo il controllo.
Un buon esercizio in preparazione al ricordo di sé in compagnia di altre persone può essere svolto mentre si guarda la televisione. In questo caso si è meno coinvolti perché ci si esercita in solitudine, ma allo stesso tempo si lavora sulla disidentificazione dalla mente, cioè sul ricordarsi di sé mentre la mente segue i dialoghi di un film o di una qualsiasi trasmissione. All'inizio non è semplice nemmeno questo, ma in ogni caso è preferibile cominciare a compiere questo genere di sforzi davanti alla tv, uno strumento con il quale non dobbiamo interagire in maniera attiva, che buttarsi subito nel mezzo di una conversazione dove il coinvolgimento è decisamente maggiore e il ricordo di sé diviene un'impresa titanica.
Altra possibilità è quella di sforzarsi di ricordarsi di sé mentre si legge. Ci si accorgerà presto che nei momenti in cui si porta l'attenzione verso l'interno si perde il significato di ciò che si sta leggendo. Più precisamente: una parte di noi è ancora capace di svolgere una funzione automatica di lettura, ma la mente che deve comprendere il significato non riesce a lavorare in due direzioni contemporaneamente: o si ricorda di sé, o afferra il significato. E' consigliabile esercitarsi inizialmente con letture poco impegnative dal punto di vista del significato.
Ricordarsi di sé ogni volta che si inizia a parlare a qualcuno costituisce un altro buon esercizio. Appartiene alla categoria degli esercizi "istantanei". Il momento in cui parleremo ci coglierà sempre di sorpresa. Sul lavoro qualcuno ci farà una domanda e la risposta uscirà da noi meccanicamente. Solo al termine della conversazione ci accorgeremo di non esserci ricordati di noi quando abbiamo pronunciato le prime parole.
Risulta interessante analizzare cosa accade in questo caso. Per esempio, decidiamo fermamente che ci ricorderemo di noi tutte le volte che rivolgeremo la parola a qualcuno durante le prossime tre ore. Non dobbiamo ricordarci di noi durante l'intera conversazione, il che costituirebbe già il passo successivo, ma solo al momento di pronunciare le prime parole. Nonostante il nostro fermo proposito, quando qualcuno ci interpellerà, le parole usciranno dalla nostra bocca come se fossero attirate dalle parole del nostro interlocutore, come se fossero una conseguenza inevitabile delle sue parole. Ciò dimostra che la nostra risposta in realtà non è mai pensata, ma è solo frutto di una reazione meccanica alla domanda dell'altro, o all'evento che abbiamo commentato.
Il nostro parlare è sempre una reazione meccanica all'avvenimento esterno, perché noi, come coscienza, veniamo bypassati dalla nostra mente. La coscienza osservatrice ( il testimone ) e la mente razionale sono due cose completamente diverse. Non riusciamo a frenare la reazione meccanica della nostra mente, non ci ricordiamo nemmeno di farlo, perché il nostro parlare è un meccanismo che funziona nello stesso modo da decenni, e tutti intorno a noi ne sono ugualmente schiavi, pertanto non abbiamo un valido metro di paragone. Notiamo un evento esterno e reagiamo meccanicamente, pensando o parlando senza aver realmente pensato in maniera cosciente, cioè con tutto il nostro essere in stato di presenza.
Possiamo veramente accorgerci che i nostri pensieri e le nostre parole sono meccanici - cioè reazioni meccaniche a stimoli sensoriali esterni – solo quando proviamo a fermarli coscientemente per mezzo di tali esercizi. Altrimenti questa rimane una teoria come tante.
Le conseguenze del parlare in stato di sonno anziché in stato di ricordo di sé sono sotto i nostri occhi tutti i giorni: i rapporti sociali su questo pianeta sono semplicemente disastrosi; e si va dal rapporto di coppia ai rapporti internazionali fra gli Stati.
opera di Pavel Surma, dal sito http://art.gothic.ru/art_e
Un altro buon esercizio consiste nel pensare "Io sono" non meno di una volta ogni ora, per tutto il giorno. Questo serve a permeare di ricordo di sé l’intera giornata. Sarebbe meglio accompagnare il pensiero con un'inspirazione (pensando "Io") e un'espirazione (pensando "sono").
Ricordarsi di sé ogni volta che si pronuncia la parola "Io" costituisce un esercizio molto avanzato e difficile da mettere in pratica. Purtuttavia a un certo grado del cammino sarà possibile eseguirlo e la sua efficacia è assicurata.
Anche mentre si mangia ci si può ricordare di sé. L’esercizio consiste nel rimanere presenti dal momento in cui si porta il cibo alla bocca a quando si inghiotte il boccone. Portare la propria attenzione sulla masticazione condiziona in maniera notevole l’assimilazione delle sostanze nutritive da parte dell’organismo; la presenza fa sì che cogliamo con maggiore profondità i sapori, estraiamo molta più energia dagli alimenti e di conseguenza percepiamo molto prima il senso di sazietà.
Ricordarsi di sé mentre si mangia spesso risulta difficoltoso per la presenza di altre persone che ci rivolgono la parola. In tal caso la buona regola di “non parlare con la bocca piena” può venirci in aiuto per consentirci di svolgere il nostro esercizio prima di dover rispondere a qualcuno.
Un contributo al ricordo di sé viene dato dallo sforzo di compiere delle semplici operazioni invertendo il lato con cui si compie l’azione. Per esempio, possiamo sforzarci di mangiare per una settimana con la mano sinistra invece che con la destra (o viceversa per chi è mancino) portando il cibo alla bocca con la mano sinistra e tagliando il pane con la mano sinistra. Lavarsi i denti, farsi la barba o depilarsi con la sinistra è un altro buon metodo per costringersi a rimanere presenti durante queste attività.
All'interno di una scuola esoterica è possibile esercitarsi fra allievi, e questa è in effetti la soluzione migliore. Risulta infatti più semplice ricordarsi di sé mentre si ascolta o si parla con qualcuno che sappiamo si sta a sua volta sforzando di ricordarsi di sé. Questo permette di acquisire una certa sicurezza 'in famiglia', e sarà poi meno complicato fare sforzi quando ci si sposta all'esterno della scuola.

concentrare lo sforzo

Una importante raccomandazione è necessaria: concentrare tutto lo sforzo durante il tempo che si è deciso di dedicare all'esercizio e non cercare di ricordarsi di sé anche al di fuori di questo tempo. Per quanto riguarda la prima serie di esercizi, se ad esempio decidiamo di ricordarci di noi tutte le volte che ci alziamo da una sedia, dobbiamo decidere in anticipo per quanto tempo fare sforzi in questa direzione.
Possiamo farlo per tutta la mattina, o durante le ore di lavoro in ufficio, o solo nel percorso dall'ufficio a casa, o esclusivamente dal momento in cui varchiamo la soglia di casa fino all'ora di cena, oppure possiamo decidere di fare sforzi per le prossime due ore indipendentemente da dove ci troveremo.
E' importante stabilire un limite di inizio e fine. Non è di alcuna utilità fare sforzi indiscriminati per tutto il giorno, perché si perde in capacità di concentrazione e l'esercizio non risulta altrettanto efficace. A meno che non si stiano praticando esercizi che per la loro natura richiedono un'estensione illimitata (ad es. l'esercizio dell'"Io sono"). Dobbiamo avere molta pazienza e procedere per gradi, non dobbiamo farci prendere dall'ansia di voler fare tutto subito. Questa risulta a lungo andare la tecnica migliore per svegliarsi. Sono consigli che nascono dalla mia esperienza diretta.
Per quanto concerne gli esercizi di "ricordo di sé prolungato" vale lo stesso principio. Se decidiamo di ricordarci di noi mentre spazziamo il pavimento non dobbiamo fare alcun tentativo né prima né dopo. Se decidiamo di farlo per il tempo in cui viaggiamo sull'autobus, dal momento in cui scendiamo dobbiamo interrompere gli sforzi.
Tuttavia nel breve tempo in cui decidiamo di concentrare gli sforzi tutta la nostra energia deve essere veicolata in quel tentativo. Se decidiamo di compiere sforzi per due ore, dobbiamo considerare quelle due ore come le ultime due ore della nostra vita. Sprecheremmo le nostre ultime due ore di vita per vagare con l'immaginazione da un pensiero all'altro senza alcuno scopo?
Qualunque cosa succeda in quelle due ore noi ci ricorderemo di noi stessi! Questo deve essere l'atteggiamento. Sforzi prolungati per troppe ore lungo la giornata non portano a nulla. Sforzi concentrati ma potenti portano inevitabilmente al risveglio.
Approdare a un nuovo stato di coscienza significa anche entrare consapevolmente in una nuova dimensione: la quarta dimensione. Questa dimensione è stata esaurientemente descritta da poeti, scrittori e chiaroveggenti, e la letteratura in merito è vasta (si vedano Arthur E. Powell e P.D. Ouspensky fra tutti). Penetrare in questa dimensione è come conquistare una fortezza nemica: dobbiamo organizzare dei raid mirati e potenti. Non possiamo combattere tutto il giorno con tutte le nostre truppe, perché ci esporremmo eccessivamente al fuoco nemico e dopo una settimana saremmo esausti. Attacchi di poche ore, ma portati regolarmente tutti i giorni, prima o poi ci consentiranno inevitabilmente di aprire una breccia nel muro nemico. Una volta aperta una breccia nella quarta dimensione, sarà più semplice penetrarvi le volte successive.

continua...
Testi sull'argomento:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)

il ricordo di se’ ( parte I )

OfficinaAlkemica

IL LAVORO ALCHEMICO


Premettiamo che il Lavoro Alchemico dell'uomo su sé stesso deve consistere innanzitutto nella purificazione da tutte le emozioni negative che pervadono la sua personalità. La lamentela, l'odio, la rabbia, la gelosia e ogni genere di giudizio e fastidio verso gli altri devono essere scomparsi prima che egli possa avventurarsi nei mondi spirituali. In queste dimensioni superiori l'aspirante viene sottoposto a ogni sorta di attacchi emotivi e mentali da parte delle forze ostili che vi abitano e che egli stesso suscita per risonanza. Solo un perfetto equilibrio di emozioni e pensieri potrà renderlo capace di difendersi e di distinguere la realtà dalle allucinazioni.

il ricordo di se’
( parte I )


...In quel periodo avevo cominciato a leggere i libri di Gurdjieff e Ouspensky. Un giorno stavo dialogando con un mio amico, quando a un certo punto vidi che era addormentato. Mi parlava con veemenza dei fatti del giorno... ma non era sveglio. "Qualcosa" parlava al suo posto mentre lui dormiva. Ne provai orrore. Quello era il mio migliore amico, avevamo vissuto insieme momenti belli e brutti per anni. Ciò significava che anche io ero in quello stato. In quell'istante decisi che avrei dedicato il resto della mia vita a cercare di svegliarmi.
Salvatore Brizzi

Non c'è altro modo per sfuggire alla morte, all'infuori del ricordo di sé.
Robert Earl Burton

introduzione al ricordo d sé

Georges Ivanovitch Gurdjieff
Entriamo nel vivo dei processi alchemici atti a trasmutare l’uomo in qualcosa di splendidamente superiore. Affrontiamo quindi per la prima volta anche il concetto di « risveglio » dell’essere umano.

Il segreto degli alchimisti consiste nel « ricordo di sé », la PRESENZA. Lo sforzo di restare presenti produce il « fuoco alchemico » necessario per l'Opera.

Il primo passo verso l’acquisizione della liberazione e dell’immortalità consiste in un accurato lavoro di « risveglio »; l’individuo deve cioè rendersi pienamente conto che allo stato attuale sta dormendo.
Quando ci destiamo al mattino in realtà non ci svegliamo, ma passiamo da uno stato di sogno a un altro: è il sonno verticale; un sonno, cioè, che permette la posizione verticale, il movimento, il parlare, lo studiare... purtuttavia è ancora ben lungi dall'essere un reale stato di veglia. Si tratta di una condizione di perpetuo rintronamento nella quale non si pensa, ma si è pensati, non si provano emozioni, ma si è da esse trascinati, non si gestisce il proprio corpo, ma si subisce la sua fisiologia.
Se vogliamo lavorare per evadere dalla prigione è imperativo innanzitutto che sappiamo di essere all'interno di una prigione. Il più grande ostacolo al risveglio è che l'uomo pensa di essere già cosciente e pienamente libero! Per avere la certezza di essere in uno stato di prigionia è necessario vederlo con i propri occhi e, magari, rimanerne scioccati. L'ideale sarebbe riuscire a SENTIRE EMOTIVAMENTE l'addormentamento. Questo fornisce l'energia occorrente per iniziare a lavorare su di sé.
I seguenti esercizi si basano sul « ricordo di sé ». Lo sforzo di ricordarci di noi stessi nell'arco della giornata ci permette di vedere come siamo fatti e in quale stato viviamo tutti i giorni; serve a farci comprendere che durante il giorno "dormiamo" e di conseguenza non siamo mai coscienti di noi. Viviamo dentro un’allucinazione; non vediamo la realtà e non possediamo alcun potere occulto in grado di modificarla semplicemente perché dormiamo. Il "ricordo di noi stessi" ci permette di evitare di lasciar scorrere nell'inconsapevolezza la nostra esistenza quotidiana, portando alla luce anche le zone più nascoste di noi.

Cosa è il « ricordo di sé »? Non lo si può spiegare a parole: lo si capisce facendo gli esercizi. Come vedremo più avanti, si tratta di essere presenti qui-e-ora almeno in corrispondenza di determinate occasioni che vengono stabilite a priori. Un uomo risvegliato è un uomo che si ricorda di sé sempre, è un uomo che è sempre presente qui-e-ora per ventiquattro ore al giorno... anche nel sonno. Il ricordo di sé è infatti un livello di coscienza superiore che si può raggiungere solo sforzandosi di ricordarsi di sé!
L'errore principale della filosofia e della psicologia moderna risiede nell'aver ignorato un quarto stato di coscienza oltre i tre già noti all'uomo ordinario. Gli stati di norma conosciuti sono: sonno verticale (quello ritenuto a torto il normale stato di veglia dell'uomo), sonno profondo, sogno. Nessuna psicologia e nessuna filosofia sono proponibili se non si considera la possibilità nell'uomo di un quarto stato: lo stato di ricordo di sé, che è poi il reale stato di veglia.
Il ricordo di sé - è il 'terribile segreto' dell'Ars Regia che tutti gli alchimisti si sono preoccupati di tenere occulto nei loro scritti: è il « regime », l'« agente universale », il « fuoco lento » a cui la materia deve essere sottoposta per ottenere una trasformazione.
Premettiamo che l'effettivo stato di ricordo di sé è uno stato EMOTIVO SUPERIORE, non un fenomeno intellettuale. Quando nel corso della presente trattazione ci riferiremo al ricordo di sé, ci staremo in realtà riferendo ai nostri tentativi di ricordarci di noi, cioè all'unico stato attualmente possibile per il neofita: uno stato ancora principalmente mentale, in cui ci si sforza di essere presenti per ricordarsi di sé. Con l'espressione « ricordo di sé » intendiamo quindi riferirci allo sforzo di ottenere questo stato, e non allo stato stesso. Attraverso gli sforzi ripetuti sarà però possibile attivare il 'centro emotivo superiore' ( il Cuore ) e quindi entrare nel reale ricordo di sé... e questo è il nostro scopo.
Attraverso lo sforzo di ricordarci di noi tocchiamo con mano la totale assenza di Volontà che ci contraddistingue... ma non dobbiamo abbatterci a causa dei pessimi risultati. Il nostro lavoro consiste nello sforzarci ogni giorno di riuscire, non nell'ottenere un risultato, il risultato non interessa minimamente i nostri scopi.
Il ricordo di sé è il fenomeno più importante della Magia, dell'Alchimia e dell’esoterismo in genere. Compreso questo, l’uomo possiede la chiave per farsi progressivamente strada in altri stati di coscienza e acquisire nuovi poteri. Il ricordo di sé costruisce il « corpo astrale », o « corpo lunare », che permette la sopravvivenza dopo la morte, e anche il « corpo di gloria », cioè l'anima dell'individuo, che permette l'immmortalità assoluta. Sono due livelli iniziatici successivi. L'unico modo che abbiamo per capire cosa è il ricordo di sé è fare degli esercizi; esso non può essere compreso attraverso una spiegazione intellettuale come un qualunque altro concetto. Si può conoscere la meccanicità solo cercando di contrastarla: se noi siamo nati in catene, se siamo nati in una prigione, fino a quando non proviamo a uscire e ci accorgiamo che è difficilissimo, non abbiamo alcuno strumento per capire di essere nati dentro un carcere. Fino a quando stiamo zitti e buoni dentro la nostra prigione tutto fila liscio, solo quando tentiamo di superare il muro perimetrale, e non ci riusciamo, comprendiamo che non siamo liberi e non lo siamo mai stati.
Attraverso il persistente sforzo teso al ricordo di sé si produce una trasmutazione alchemica che consente di costruire i "corpi sottili" e di trasferire in essi la nostra coscienza. Tali corpi sopravvivono alla morte del nostro corpo fisico. Stiamo quindi parlando di sopravvivenza alla morte e successivamente di « immortalità assoluta ».
Il nostro obiettivo consiste nel lavorare alla fabbricazione dei "corpi sottili", e al trasferimento della coscienza dalla mente al Cuore, dove risiede il nostro vero Sé. Ciò si ottiene grazie ai ripetuti sforzi tesi verso il ricordo di sé, il controllo dell'immaginazione negativa, la trasmutazione delle emozioni negative in emozioni superiori (le emozioni del Cuore) e il lavoro con l'energia sessuale.
Tuttavia è bene sottolineare che praticando tali metodi non ci stiamo limitando ad agire soltanto per il « corpo di gloria », poiché stiamo anche lavorando alla fissazione dei corpi "inferiori": l'« astrale » (o emotivo) e il « mentale », che nell'uomo ordinario non sono interamente sviluppati. Del « corpo mentale » si parla poco e anche io non mi soffermerò sulla costruzione di tale corpo, ma è bene si sappia che esiste questo passaggio intermedio fra il corpo astrale e il corpo dell'anima. La fissazione completa di tali corpi consente di ottenere poteri sovranormali.
Eugene Jeffrey Gold

la pratica del ricordo di sé

1 -- Si tratta di ricordarsi di sé più a lungo che si può durante lo svolgimento di un'azione prolungata nel tempo. Un esercizio classico è il ricordo di sé mentre
-- laviamo i piatti;
ma le varianti possono essere molte:
-- spazziamo il pavimento,
-- scendiamo le scale,
-- ci laviamo i denti,
-- ci facciamo la barba,
-- ci depiliamo,
-- mangiamo un panino,
-- facciamo la doccia,
oppure nel tragitto fra l’automobile parcheggiata e il posto di lavoro, o fra casa nostra e la fermata dell’autobus... Ogni attività che abbia una durata non eccessiva può essere utilizzata come esercizio.
Si tratta di fermare il lavorìo della mente, il "dialogo interno" della mente, tutte le volte che ci ricordiamo, e sforzarci poi di rimanere presenti più a lungo possibile prima di ricadere nell'identificazione con i pensieri e le immagini mentali. Dobbiamo concentrarci su quello che stiamo facendo rimanendo coscienti di noi, senza vagare con il pensiero. Non dobbiamo lasciare che il corpo fisico esegua il lavoro da solo meccanicamente, dobbiamo accompagnare la sua attività con la nostra presenza qui-e-ora. Il corpo fisico sa lavare benissimo i piatti anche se intanto la mente pensa all'ultimo film che ha visto, ma lo scopo dell'esercizio è che TUTTO L'ESSERE lavi i piatti, non solo un corpo; dobbiamo rimanere pienamente coscienti di ciò che facciamo come se il corpo senza il nostro aiuto cosciente non potesse farlo. Mentre il corpo lava i piatti la mente deve essere lì con lui, e non vagare per associazioni di pensiero come è abituata a fare.
Per esempio, ricordiamoci di noi mentre ci spogliamo e ci svegliamo. Che sia la mattina prima di andare al lavoro, la sera quando torniamo, poco prima di andare a letto nell'indossare il piagiama, quando ci troviamo nello spogliatoio della palestra o della piscina... dobbiamo restare "presenti a noi stessi" metnre ci infiliamo o ci togliamo i vestiti, cioè completamente presenti a quello che stiamo facendo, senza farci distrarre da altri pensieri o da persone che richiamano la nostra attenzione. All'inzio può essere utile ripetersi: "Mi sto infilando i pantaloni... e sono presente... mi sto ricordando di me... non sono distratto da altro...".
Negli istanti in cui riusciamo a essere presenti sappiamo già che a breve ripiomberemo nel sonno. Ogni momento di presenza è una conquista. Mentre laviamo i piatti o ci spogliamo a tratti siamo presenti e a tratti ci identifichiamo con il contenuto della mente sognando a occhi aperti, immaginando situazioni e dialoghi assortiti... ma per ora siamo schiavi e non possiamo evitarlo, non abbiamo sufficiente Volontà per evitarlo, possiamo solo sforzarci di "tornare in noi" appena ce ne ricordiamo e prolungare questo stato di presenza finché ci è possibile. Noteremo presto che questi esercizi sono quindi un continuo andare e venire da uno stato di presenza a uno di assenza. Una continua lotta per rimanere desti. E la lotta contro la meccanicità è ciò che ci serve per provocare la « cottura alchemica » delle sostanze che vanno a formare i nostri "corpi sottili".
Nei primi tempi sarebbe bene non mischiare i differenti esercizi: è meglio concentrarsi per un’intera settimana su un unico esercizio e poi cambiare. Sette giorni è il periodo ideale. Dopo sette settimane si conclude un ciclo e se ne può cominciare uno successivo, mantenendo gli stessi esercizi oppure sostituendone qualcuno.
analogia fra la kundalini e il Caduceo
L'attenzione divisa. Praticando gli esercizi ci si accorge che il ricordo di sé implica il verificarsi di un particolare fenomeno detto « attenzione divisa », cioè la capacità di prestare attenzione a ciò che si sta facendo e contemporaneamente a se stessi. L'attenzione prende così due direzioni: una verso l'esterno e una verso l'interno. Nel corso della vita normale invece l'attenzione è monodirezionale, cioè la coscienza è interamente persa nell'evento esterno. Se una persona ci sta parlando noi siamo concentrati su di lei, la nostra coscienza è interamente PERSA in lei, annullata nell'avvenimento esterno. Quando ci si sforza di rimanere presenti ci si accorge che è possibile parlare con una persona prestando attenzione a quanto dice, e contemporaneamente ricordarsi di sé, cioè essere presenti a se stessi. Si può cioè tenere una parte dell'attenzione sempre rivolta verso l'interno.
Questo sforzo fa sì che dentro di noi si strutturi il corpo dell'anima - e che la nostra coscienza divenga perciò immortale - e che il nostro centro di consapevolezza si sposti in esso. Accade che noi diveniamo progressivamente l'entità che osserva l’apparato psicofisico al lavoro, e non si identifica più interamente con esso, non si annulla più in esso. Questa entità è la coscienza extracerebrale, ciò che in oriente viene definito « il testimone », l'osservatore imparziale. Il nostro disidentificarci dalla macchina biologica, il rimanere presenti come osservatori mentre il corpo e la mente fanno qualcosa, fa sì che creiamo nuovi "corpi sottili" da abitare e simultaneamente ci identifichiamo con essi, cioè spostiamo la nostra coscienza in essi. I due processi vanno di pari passo.
Se mentre camminiamo per strada ci proponiamo fermamente di rimanere « svegli » fino all’incrocio successivo, ma dopo qualche minuto sorprendiamo la nostra mente a fantasticare sopra gli argomenti più svariati, allora ancora una volta ci siamo ‘dimenticati di noi’... ci siamo ‘addormentati’.
Non abbiamo il controllo della nostra mente! Non abbiamo il controllo delle nostre emozioni! Non viviamo la vita che scegliamo noi, ma solo quella della nostra macchina biologica.
A questo punto l’assenza di libero arbitrio diviene per noi un fatto indubitabile. Non dobbiamo affidarci alle teorie di qualche filosofo per decidere se l’uomo possiede oppure no una libera Volontà. Lo possiamo sperimentare sulla nostra pelle!
Ma fino a quando non vengono attuate nella pratica, queste rimangono solo parole prive di utilità!
Questo sito non è un ricettacolo di teorie esoteriche, ma un costante richiamo a lavorare su di sé!
2 -- Questa seconda categoria di esercizi è molto differente dalla precedente: non si tratta infatti di ricordarsi di sé per un periodo prolungato (mentre laviamo i piatti o mentre camminiamo per strada), bensì di ricordarsi di sé in corrispondenza di azioni distribuite lungo la giornata, e che possono anche giungere all'improvviso (non possiamo infatti sapere quando squillerà il telefono o quando qualcuno ci rivolgerà la parola).
Una mattina ci alziamo e prendiamo una decisione risoluta: "Oggi, mentre sono in ufficio, voglio ricordarmi di me tutte le volte che giro la maniglia di una porta per aprirla". Questo significa che ogni volta in cui stiamo aprendo una porta dobbiamo essere presenti e pensare: "Ecco, sono presente, sono cosciente di stare aprendo questa porta".
Tornati a casa, oppure alla sera prima di andare a dormire, analizziamo la giornata e verifichiamo quante volte siamo riusciti a ricordarci di noi aprendo una porta. Se aprendo una porta non ci siamo mai fermati a pensare: "Ecco, ora ci sono, sono presente, sto aprendo la porta", allora non ci siamo mai ricordati di noi. Abbiamo aperto le porte nell'inconsapevolezza più totale, cioè nello stesso stato di sonno in cui abbiamo compiuto tutte le altre azioni nel corso della giornata.
Aprire le porte con consapevolezza rappresenta un esercizio efficace perché ci si costringe a restare presenti in un momento in cui è difficile esserlo, in quanto stiamo passando da un ambiente a un altro. Questo è solo un esempio e le varianti adottabili sono molteplici. Possiamo fare sforzi per ricordarci di noi tutte le volte che:
-- apriamo la portiera di un'auto per salire o scendere,
-- saliamo o scendiamo da un autobus,
-- ci alziamo da una sedia o ci sediamo,
-- squilla un telefono (sia nostro che di altri),
-- portiamo il bicchiere alla bocca per bere qualcosa,
-- azioniamo la freccia alla guida dell'auto,
...e così via.
Anche per questa pratica vale la regola dei sette giorni e delle sette settimane. I due diversi generi di esercizi possono essere alternati di settimana in settimana, in modo che dopo quattordici settimane abbiamo completato un ciclo di sette esercizi diversi per ognuno dei due tipi. Le varianti possiamo anche inventarle noi: scegliamo una qualunque azione e ci imponiamo di ricordarci di noi tutte le volte che la svolgiamo, tenendo conto del fatto che l'esercizio serve solo fino a quando ci costringe a compiere uno sforzo; quando ci abituiamo perde la sua efficacia e si deve passare a un altro.
All'inizio probabilmente non ci ricorderemo mai, o addirittura non ci ricorderemo nemmeno di analizzare la giornata alla sera per verificare se qualche volta siamo stati presenti durante il giorno. Ma se tutte le mattine per giorni e giorni ci riproponiamo di farlo, la situazione presto migliorerà. E' importante ribadire che un uomo risvegliato vive permanentemente in quello stato di ricordo di sé che noi fatichiamo a riprodurre solo per qualche istante nella nostra giornata, mentre stiamo mangiando o nel momento in cui squilla un telefono. Essere svegli significa, tra le altre cose, anche questo: ricordarsi continuamente di essere presenti.
Non facciamo esercizi per ottenere risultati, i risultati non contano nulla, il risveglio non è altro che un costante TENDERE VERSO il risveglio, pertanto il nostro obiettivo è restare sempre in uno stato di sforzo verso il risveglio, e non raggiungere il traguardo di ricordarci di noi, né un qualunque altro traguardo. La trasmutazione alchemica si produce a causa dello sforzo, non del risultato. Il lavoro alchemico è un salto nel vuoto, è l'accettazione della propria eternità. Ma a questo stadio è difficile comprendere tale affermazione.

continua...
Testi sull'argomento:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)

sabato 11 settembre 2010

Ho'oponopono - il ritorno al sè divino. Appunti e consigli sulla tecnica Hawaiana

I seguenti appunti su Ho'oponopono provengono da alcuni libri , forum in inglese e dal seminario Self Identity Trough Ho'oponopono


Ho'oponopono: appunti.


Chi sono io?

Qual è il fine della nostra esistenza? Il nostro fine è tornare allo ZERO, il vuoto. Questo è lo stato di innocenza assoluta. Ti sei mai accorto che ogni volta che c’è un problema ci sei anche tu?

Dobbiamo chiederci: “cosa succede in me che sta causando questo evento che io percepisco come problema??”

L’unico vero scopo della nostra esistenza è tornare alla purezza dello Zero, la libertà e l’innocenza che è tutto ciò che realmente siamo. Allo Zero noi siamo completi. Allo zero noi siamo ispirati dalla divinità che è in noi.
Se non sei il nulla si manifesteranno le tue memorie, meccanismi subconsci, vite passate. Accumuli di vecchie memorie creano i blocchi che oscurano la nostra luce reale. Le memorie si manifestano come malattia, morte, problemi finanziari e altre sciagure. Possiamo scegliere: soffrire o lasciare andare facendo entrare Dio al posto di queste memorie. Ho’oponopono riguarda la soluzione di problemi a molti livelli, riguarda la soluzione di qualunque tipo di problema. Come faccio a cancellare le mie memorie? Con l’amore. Ho’oponopono è amore.
Gesù diceva AMA I TUOI NEMICI, intendendo dire con questo AMA LE TUE MEMORIE PASSATE SUBCONSCIE. Dunque puoi dire a te stesso “Qualunque sia la memoria che crea il mio problema X, IO TI AMO MEMORIA”.
L'unico problema che abbiamo sono le nostre memorie. Diciamo poi alla parte divina in noi “MI DISPIACE, PERDONAMI PER QUESTE MEMORIE IN ME CHE CREANO QUESTO PROBLEMA!” La fonte divina in noi ci ha creato e solo lei sa cosa può guarirci davvero. La divinità in noi appare quando siamo vuoti. LA MENTE RAZIONALE NON SA NIENTE DI NIENTE ED E' MEGLIO LASCIARLA STARE. Sono le memorie a parlare quando parlate, sono le memorie a fare domande quando voi fate domande, non è il Dio dentro di voi che fa domande ma la spazzatura! Chi ha creato le memorie? IO! E le memorie sono la causa di ogni problema.

NON DOBBIAMO CONOSCERE LE MEMORIE PER POTERLE ELIMINARE!!

Per quanto tempo dobbiamo fare pulizia?? Solo la divinità lo sa, noi non possiamo sapere nient, dobbiamo solo pulire, pulire, pulire. SIAMO TUTTI RESPONSABILI DI TUTTO CIO' CHE ACCADE INTORNO A NOI. Se faccio qualcosa di male qui potrebbe succedere un disastro da qualunque altra parte nel mondo.

RICORDATEVI: LA PAURA E' CONTRO DIO!
SE LASCIATE ANDARE LA PAURA, VOI E LA DIVINITA' DIVENTATE UNO.
PERCIO':
AMA LA TUA PAURA, RINGRAZIALA, INNAMORATI DI LEI.


Non dire mai “CI VUOLE TANTO”, o “NON FINIRO' MAI DI PULIRE” altrimenti ci metterai tanto e non finirai mai di pulire.

Non esiste niente di simile a uno stato 'SENZA PROBLEMI'. Tutto ciò che c'è è perfetto, quello che è imperfetto è la memoria. Chiediti “COSA SUCCEDE IN ME CHE FA ACCADERE QUELLO CHE SPERIMENTO?”. Ricorda, qualcuno deve pulire anche per qualcun altro, altrimenti nessuno lo farà.
Noi siamo la somma di tutti i nostri pensieri, emozioni, parole, decreti e azioni. Siamo dunque 100% responsabili di tutto quanto ciò che ci accade. Pulire una memoria la pulirà dovunque nell'universo e se vogliamo arrivare ad essere liberi dobbiamo pulire le memorie. Se il cliente che ricevi ha un problema, sei tu che lo condividi con lui a livello di memoria, tu sei co-responsabile del suo problema perchè tu sei lui e lui è te. Se viaggi in aereo o in treno e sei a Zero, l'aereo e il treno viaggeranno sempre sicuri. Non avrete mai incidenti. Dite alle vostre memorie GRAZIE! TI AMO! E verrete ispirati dalla divinità. La memoria verrà dissolta. Le forme di pensiero trattenute possono essere causa di problemi fisici, ma possiamo anche decidere per sempre di rilasciarle. Sono solo forme di pensiero. Digli “ TI AMO “. “NON SO PERCHE' SUCCEDE, MA MI DISPIACE, CHIEDO SCUSA, TI AMO, PER FAVORE PERDONAMI” (riferito alla divinità in te). Devi essere responsabile e iniziare a pulire per liberartene.
Questa è la tua opportunità per lasciar andare e per servire il mondo. Tutto è solo forme pensiero e queste possono sempre essere ripulite.

Non ci importa perchè funziona, l'importante è che funzioni.

“ESSENDO DAVVERO TE STESSO VEDRAI DIO IN TUTTI”.

“SE VEDI ATTRAVERSO LE MEMORIE NON PUOI VEDERE DIO”.


“CERCATE PRIMA IL REGNO DI DIO (LO ZERO, LA PUREZZA, L'ASSENZA DI MEMORIE) E TUTTE LE ALTRE COSE VI SARANNO DATE IN AGGIUNTA.

Se vi prendete cura di voi stessi, tutti gli altri staranno bene, il vostro unico ruolo è di essere perfetti.
Se sei te stesso al 100% cosa succede agli obiettivi? Cosa succede alla legge di attrazione? Zero è la perfezione, le memorie sono l'unica imperfezione. Il 'REGNO' è il nulla e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta. Pulisci te stesso così che l'altro possa correggere il suo errore. Tutti i vostri problemi stanno in voi, non negli altri, e tutto quello che dovete fare è cancellare le vostre memorie, dovete innamorarvi delle vostre memorie. Faremo una richiesta al divino creatore di cancellare le memorie, Dio è amore e solo l'amore può cancellare le memorie.
Qualunque processo scegliate, dovete solo farlo. Ma alla fine non importa a chi ti rivolgi mentre lo fai.

HO'OPONOPONO è lasciar andare, solo la divinità può cancellare le memorie.

ZERO E' NON AVER NULLA DA DIRE, LO STATO DI PURO AMORE.

A chi parliamo quando diciamo le 4 frasi? NON IMPORTA! FACCIAMOLO!
E GLI OBIETTIVI? NON IMPORTA!! FACCIAMOLO!!
Non dovete crederci, non dovete sentirvi in un certo modo, non dovete meditare, dovete solo FARLO.

Quando mi accorgo di un problema, chiedo a me stesso “Cosa sta succedendo dentro di me che ha causato questo problema? E come posso correggere questo problema in me?”
Il mio lavoro è pulire me stesso. Pulendo me stesso il mondo viene ripulito perchè io sono il mondo. Tutto ciò che è all'esterno di me è proiezione e illusione.

E' mia responsabilità mettere a posto ogni cosa che percepisco dal mio interno, connettendomi al Divino. Io dico “Ti amo” al Divino, per mettere a posto ogni cosa all'esterno. Io sto ripulendo le mie memorie. Il dolore dentro di me è Memoria Condivisa. Io sto ripulendo antiche memorie immagazzinate nel mio subconscio. Le quattro affermazioni che dico continuamente e continuamente nella mia mente, indirizzandole al Divino per fermare il mio chiacchiericcio mentale sono:
Ti Amo.
Mi Dispiace.
Per favore perdonami.
Grazie.

Pulisco costantemente su ogni cosa, perchè non ho idea cosa sia una memoria e cosa sia l'ispirazione. Pulisco costantemente per arrivare allo stato Zero.
Le nostre menti hanno solo una piccola visione del mondo. Il nostro cervello ci dice cosa fare PRIMA che decidiamo coscientemente di farlo. Questo significa che le intenzioni arrivano dalla mia mente inconscia e DOPO arrivano alla mia consapevolezza conscia.

E' provato che non posso controllare l'origine del segnale che mi spinge a passare all'azione. Nessuna intenzione ha mai dimorato nella coscienza.
Le intenzioni sono premonizioni, “sono icone che lampeggiano nell'angolo della coscienza per indicare ciò che può stare per accadere”.

..ho realizzato che le intenzioni non sono affatto una mia scelta, solo due leggi dettano la mia esperienza: ispirazione dalla divinità (nuovo) e memorie immagazzinate nel subconscio. Zero è il mio coesistere con la divinità. E' il luogo dal quale tutte le benedizioni e la ricchezza e la pace fluiscono. Io guardo oltre le ispirazioni e torno alla sorgente. Zero.

Io amo e perdono me stesso e ringrazio per le mie preoccupazioni. Pulendo le mie memorie il Divino ha la possibilità di entrare attraverso l'ispirazione.
I problemi di soldi sono semplicemente memorie che si ripetono. Ci sono memorie che allontanano dallo Zero, per ritornare a Zero io richiedo alla Divinità di cancellare le memorie dietro i miei problemi col denaro. I problemi col denaro sono programmi. Sto ripulendo le memorie così che i problemi scompaiano. Sto ritornando alla pace.

L'ispirazione viene d'improvviso in pochi secondi. Io ricevo idee che vengono dall'ispirazione, più che affermare intenzioni io colgo opportunità. Quando vengo dallo Zero dove ci sono zero limiti non ho bisogno di intenzioni, io semplicemente ricevo e agisco in base alle ispirazioni e i miracoli accadono. Ripulendo le memorie, che siano memorie o ispirazioni, sarò più capace di scegliere ciò che è meglio in quel momento. Se una idea persiste dopo diverse pulizie, agisco in base a quella idea. Io ho bisogno di AMARE i miei problemi e le mie memorie finchè non si dissolvono, compresi i problemi di soldi. I problemi vengono dalle memorie e non dal divino.

Io devo amare i miei problemi con i soldi.

Ogni cosa di cui faccio esperienza è dentro di me. Capisco che le persone stanno agendo a partire da una memoria\programma e per aiutarle devo rimuovere questo programma. Devo farlo io perchè qualcuno deve pur farlo e il solo modo di farlo è pulire:
Ti amo, mi dispiace, per favore perdonami, grazie.
Io sto rilasciando l'energia di questi pensieri dolorosi (memorie) che causano squilibrio, tutte le soluzioni ai problemi sono dentro di me. Tutto quello che mi appare nella vita è solo una proiezione dei miei programmi subconsci.
Ogni pensiero è imbevuto di memorie dolorose.
L'intelletto da solo non può' risolvere questi problemi.
Con Ho'oponopono la divinità prende le memorie dolorose, le neutralizza e le cancella, in questo modo io sto neutralizzando l'energia associata alle persone e alle cose. Una volta che l'energia viene neutralizzata, l'energia viene rilasciata e c'e' uno stato nuovo, nel quale io sto consentendo alla divinità di arrivare e riempire i vuoti con la luce.

Io pulisco ogni volta che noto un problema e dico “cosa dentro di me sta causando questo problema?” e poi chiedo perdono per qualunque cosa sia in me che causa questo.
Chiedendo perdono faccio in modo di pulire la strada affinchè si manifesti la guarigione. Quello che blocca il benessere è una mancanza d'amore, il perdono apre le porte affinchè questo possa tornare.
Quando qualcuno ha mal di schiena vado in me e mi chiedo “cosa sta accadendo in me che causa il suo mal di schiena?”

Sto chiedendo all'amore di rettificare gli errori in me dicendo “Mi dispiace, per favore perdonami per qualsiasi cosa stia succedendo dentro di me che si manifesta come questo problema.” La responsabilità dell'amore è poi quella di trasmutare gli errori dentro di me che si manifestano come il problema. Ogni problema è un'opportunità di pulire e non sono altro che vecchie memorie del passato che si mostrano per darmi un'altra possibilità di vederli con l'occhio dell'amore e agire a partire dall'ispirazione.
Io mi sto prendendo la piena responsabilità per la mia vita, io devo prendermi la piena responsabilità per ciò che le persone sperimentano e “Ti amo” è il codice che sblocca tutta la guarigione, che è IN ME, io ho bisogno di guarire ME.

I programmi sono come un credo, la mia sfida è di pulire tutti i programmi così che io torni a Zero dove l'ispirazione può arrivare. Tutte le mie memorie sono condivise.
Ho'oponopono richiede impegno, il divino non è un cameriere e non prende ordini. Il processo richiede costante focalizzazione sulla pulizia. Io sto dissolvendo i programmi limitanti che vedo e sento, ma non con la mente, perchè la mente non ha idee su ciò che sta succedendo. Io devo lasciar andare e fidarmi e rimango in questo momento:
quando dico TI AMO sto pulendo tutto ciò che è presente in questo momento;
quando dico TI AMO sto evocando lo spirito dell'amore affinchè guarisca dentro di me ciò che sta creando o attraendo le mie circostanze esterne. Sto pulendo in me il programma nascosto che stiamo partecipando, io sto mirando alla pace.

IO NON PIANIFICO, MI FIDO DELLA DIVINITA'

Io amo, riconosco e apprezzo TUTTO. Amando e dicendo a tutto TI AMO permetto al divino creatore di cancellare le memorie nella mia mente subconscia e rimpiazzarle nella mia anima e nelle anime di tutti con pensieri divini, azioni, fatti e parole divini. La divinità trasforma l'energia bloccata.


Ho’oponopono è un processo di costante, incessante azzerarsi così che la creazione (ispirazione) possa avere luogo. Chiedo a me stesso “cos'è che non so che devo ripulire? Non ho idea di quello che sta succedendo”. La mia mente potrà servire solo la memoria o l'ispirazione e solo una alla volta.

Quando sono a Zero, ogni cosa è disponibile, io sono creato a immagine e somiglianza del Divino: VUOTO E INFINITO. Se un'idea è ancora lì dopo diverse pulizie, agisco in base a quella, ma non pianifico, mi fido del divino affinchè si prenda cura dei problemi (memorie). Se qualcosa è nella mia esperienza, è qui per essere ripulita.

IO CREO OGNI COSA NELLA MIA REALTA'
IO HO ATTRATTO LA MIA SITUAZIONE E STO
PERDONANDO ME STESSO E L'ENERGIA CHE
CIRCONDA IL PROBLEMA.


Io sto muovendo l'energia dentro di me, amo me stesso per amare gli altri.
Io sto ricordando chi veramente sono, la mia vera natura è amore. Il successo sta fluendo a me facilmente mentre pulisco me stesso.
Ho cambiato il modo in cui mi approccio alla vita, c'è stato un cambiamento nel mio corpo e nel mio stato mentale. Provo a vedere Dio in ogni cosa (non il male), qualunque cosa mi capiti di vedere, mi sto focalizzando solo sugli aspetti positivi.

Pulisco il vecchio per fare spazio al nuovo.
Ho'oponopono è una metodologia e una filosofia di guarigione e PERDONO.
Leggere il nome di una persona porta chiarezza e unione, esprimete amore per l'altra persona:
“Io chiedo perdono per ogni errore cosciente o non cosciente del passato e del presente mio e dei miei antenati, commesso da loro e dai loro predecessori, lungo tutta la linea fino all'inizio del tempo e della vita microbiotica.”

Ci sarà sempre spazzatura che salterà fuori, io continuo a dire che sono responsabile al 100% (senza colpa) e semplicemente pulisco, lascio andare e lascio che la divinità prenda il controllo. Non perdo tempo con domande mentali “COME? QUANDO? CHI? “..io faccio esclusivamente la pulizia.. e facendola mi tolgo dalla mia strada, lascio andare i problemi da dentro di me e lascio che Dio agisca.

Io continuo senza nessun giudizio contro me stesso, perchè in me trattengo gli errori di tutto il mondo (come fanno tutti).
La ragione e l'intelletto causano PAZZIA, CONFUSIONE, INCERTEZZA.
Siamo tutti già perfetti, i problemi sono soltanto le nostre memorie.
E' più importante continuare a pulire che qualunque altra cosa, mentre lo faccio mi saranno date idee per risolvere problemi, avrò sempre problemi quindi io pulisco, pulisco, pulisco. Questi non sono solo miei problemi sono memorie condivise e per liberarmene l'unico modo è mandare AMORE alla divinità. La divinità sente e risponde nel modo migliore per tutti, nel momento migliore per tutti. Io posso scegliere (di pulire) ma non decidere (quando arriveranno i risultati). E' LA DIVINITA' A DECIDERE. Io pulisco, pulisco, pulisco....non ho intenzioni, non ho aspettative, ho bisogno solo di pulire tutto ciò che mi capita in quanto so soltanto che la pulizia interiore conduce a risultati esteriori, oltre a questo posso scegliere di pulire ma non posso decidere quali saranno i risultati della mia pulizia.

Le mie memorie hanno bisogno di grande persistenza e diligenza per essere pulite, la guarigione MI ACCADE mentre le pulisco.

Lo scopo di questa vita è essere ripristinato all'amore, momento per momento, sono qui per vedere che i miei pensieri creano la vita così com'è, momento per momento. I problemi non sono persone, luoghi o situazioni, piuttosto i pensieri che abbiamo su di loro. Dunque sono qui per apprezzare il fatto che non c'è un là fuori e nel fare questo la qualità' della mia vita cambia in maniera radicale. IO PRATICO CONTINUAMENTE L'IDENTITA' DEL SE' ATTRAVERSO HO'OPONOPONO, IL PROCESSO DI PENTIMENTO, PERDONO E TRASMUTAZIONE, per qualunque cosa stia succedendo in me, che sperimento coscientemente o meno. Mi prendo il 100% della responsabilità di ciò che capita... sono perfetto e le imperfezioni che vedo sono solo memorie che reagiscono e si ripropongono come GIUDIZIO, RISENTIMENTO, RABBIA, IRRITAZIONE, e il resto della spazzatura che porto dentro la mia anima.
Non ho a che fare con la persona\problema, ho a che fare coi sentimenti che sperimento e mentre pulisco questi dentro di me, anche i problemi e le persone relative si puliranno e guariranno.

ORA INIZIO A REALIZZARE CHE IO SONO RESPONSABILE PER QUALSIASI COSA CHIUNQUE DICA O FACCIA, SEMPLICEMENTE PERCHE' SONO NELLA MIA ESPERIENZA. Se io ho creato la mia realtà infatti, allora ho creato tutto ciò che vedo comprese le parti che non mi piacciono.
Pulisco le energie condivise dicendo alla divinità:

Ti amo
mi dispiace
ti prego di perdonarmi
grazie.


Ma non lo faccio per ricevere qualcosa in cambio, io lo faccio per ripulire le energie condivise così che nessuno debba farne ancora esperienza. Il processo di pulizia non si ferma mai perchè ho il dovere di ripulire tutto ciò che fa parte della mia esperienza, e se sono il creatore della mia stessa esperienza allora TUTTO CIO' CHE VEDO è qualcosa di cui sono responsabile. La divinità in me sta già inondandomi di amore a livello Zero, ma non sono ancora lì e dicendo Ti amo, mi dispiace, per favore perdonami, grazie, io sto pulendo tutti i programmi in me che mi impediscono di essere allo stato Zero.

Fare Ho'oponopono equivale a pagare il mutuo che pende sulla vostra anima, qualcuno lo chiama Karma, noi preferiamo chiamarle memorie. Eliminare le memorie equivale a ripulire il vostro karma, ma non vogliamo farlo con uno scopo preciso, perchè solo Dio sa con cosa rimpiazzare le nostre memorie. Vogliamo farlo per essere in pace con noi stessi in qualunque situazione verremo a trovarci. Solo così potrà mostrarsi la soluzione migliore per ogni problema.

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