Passa ai contenuti principali

I SETTE SPECCHI ESSENI - di Gregg Braden

I SETTE SPECCHI ESSENI
di Gregg Braden
tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi"
Gli antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti umani, riuscendo
a dividerli in 7categorie: 7 misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano
avrebbe esperimentato nel corso della sua vita di relazione. Gli Esseni li hanno definiti “specchi” e ci
fanno ricordare che in ogni momento della nostra vita la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata
dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.


IL 1° SPECCHIO ESSENO
Il primo specchio esseno, dei rapporti umani, è quello della nostra presenza nel momento presente.
Il mistero del Primo specchio è incentrato su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che
ci stanno accanto.
Quando ci troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui domina
l'aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi
di gioia, estasi e felicità, ciò che vediamo nel primo specchio è l'immagine di quello che noi siamo nel
presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.

IL 2° SPECCHIO ESSENO
Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po' più
sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.
Se siete circondati da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano
la vostra rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora
chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente rispondervi con un
no c'è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento
presente. La rabbia, l'astio o la gioia che voi state giudicando.
Pensiamo a quando varie persone impersonano gli stessi modelli per voi esprimendo rabbia ed astio.
Vi è mai capitato di essere irritati o ansiosi di arrivare da qualche parte e di salire in macchina
rendendovi conto che avete fatto continuamente delle scelte sbagliate: in banca avete scelto la fila più
lenta, avete sbagliato la rampa di accesso nel raccordo stradale, e ora mentre guidate vi ritrovate dietro
a macchine che vanno a 50 Km all'ora in una strada dove si potrebbe andare a 100? Può darsi che
quelle persone vi stiano riflettendo ciò che siete in quel momento.
Spesso il mistero del primo specchio rappresenta esattamente ciò che sta succedendo A volte siamo in
presenza di persone che ci rimandano come siamo in quel momento e altre volte non è così. Allora la
gente dice che gli specchi non funzionano.
Invece funzionano! Se abbiamo la saggezza di comprendere cosa ci stanno dicendo.
Alcuni anni fa ho avuto la rarissima possibilità di vedere entrare nella mia vita tre persone diverse
durante lo stesso mese. Avrebbe dovuto essere un segno premonitore abbastanza chiaro per me!
Quando tre nuovi rapporti umani, diversi fra loro, si presentano durante lo stesso mese, è come una
bandierina che dice: " Qui sta per accadere qualcosa! Credeteci!
Uno era un potenziale rapporto amoroso
Un altro era un potenziale rapporto d'affari.
Il terzo era un misto di amicizia e di lavoro.
Fu ciascuna di quelle tre persone a venire da me, ognuno di loro mi aveva cercato. Questo avrebbe
dovuto essere il secondo segno.
Il rapporto amoroso riguardava una persona con cui avevo lavorato; avevamo passato molto tempo
insieme scoprendo vari interessi comuni e, stare con lei, aveva senso per me. Non era tanto una
potente attrazione magnetica, quanto la cosa giusta da fare.
Il secondo rapporto, quello d'affari, era molto interessante. Ero occupatissimo a svolgere seminari a
tempo pieno in quel momento e una persona, un uomo, venne da me offrendosi di curare gli aspetti
logistici del mio lavoro, il che mi avrebbe permesso di fare altre cose, che mi premevano di più, mentre
lui avrebbe potuto svolgere compiti che gli riuscivano facili. Sembrava una buona idea.
Il terzo rapporto era di amicizia e quasi di affari e riguardava un bravissimo falegname che si offrì di
prendersi cura della mia casa nel Nuovo Messico Settentrionale durante l'autunno successivo quando
avrei condotto un gruppo in Egitto.
In effetti avevo già cominciato a cercare qualcuno che abitasse nella mia proprietà, quindi anche quella
mi sembrò una cosa giusta da fare.
L'uomo mi disse che gli sarebbe piaciuto stare da me in cambio di servizi di falegnameria e di custodia
della casa.
Tutto mi accadde quasi contemporaneamente in un periodo della mia vita in cui ero veramente molto
impegnato.
Io decisi di farlo e in quello stesso mese ciascuno delle tre persone che erano entrate nella mia vita,
ognuna di loro cominciò a farmi impazzire. Mi facevano veramente imbestialire. C'era un modello che
mi si era presentato varie volte nella mia vita. Quando le cose mi rendevano furioso, io usavo la logica
e mi dicevo: "Beh, sei solo stanco, hai viaggiato molto, sei sotto pressione, in questo momento, prenditi
un'altra settimana di tempo forse due, per vedere come vanno le cose." Quindi partivo - e l'ho fatto
anche con quelle persone. Facevo un viaggio, tornavo una decina di giorni dopo e tutto era come
prima, e allora ripartivo.
Avevo una routine a quell'epoca. Facevo un viaggio, tornavo all'aereoporto di Albuquerque, mi
fermavo al bancomat per prelevare dei contanti, andavo a prendere i miei animali dal veterinario che li
aveva in custodia, tiravo fuori l'auto dal parcheggio, facevo il pieno e guidavo per quattro ore fino a
casa nel Nuovo Messico del Nord.
Durante quello specifico viaggio iniziai la solita routine e non andai molto lontano perché, arrivato al
Bancomat dell'aereoporto di Albuquerque, alle 5 di pomeriggio, mi vidi recapitare il messaggio che sul
mio conto non c'era più niente.
Sapevo che si trattava di un errore e che il conto era ben fornito, perché mi era appena stato concesso
un permesso di costruzione per un'attività da realizzare sulla mia proprietà ed avevo molti soldi a
disposizione per questo. Quindi decisi che avrei verificato tutto il lunedì mattina successivo.
Guidai fino a casa e il lunedì mattina, puntualmente chiamai la banca dove mi dissero che non solo
non c'era denaro sul conto ma che avevo anche 71 assegni scoperti e che per ciascun assegno c'era una
penale da pagare.
Poi mi chiesero quando sarei potuto passare in banca a discutere la situazione.
Ci andai immediatamente
Uno di quegli assegni era all'ordine del mio caro amico Jerry Home e questo è il modo in cui ci siamo
conosciuti.
Andai in banca e chiesi cos'era successo. Mi risposero che c'era stato un prelievo per mezzo di un
bonifico telegrafico, che non era stato autorizzato da me, nonostante la banca avesse creduto il
contrario e che tutto il denaro era stato prelevato fino all'ultimo centesimo. Quindi gli assegni che
avevo già emesso erano scoperti e mi erano stati addebitati.
Quando qualcosa del genere accade non c'è nessun senso nel razionalizzare. Non si può farci niente.
Siccome non avevo neanche i soldi per fare benzina e per riprendere i miei animali dal veterinario, fui
costretto a cercare di rendermi conto pienamente di cosa mi stava succedendo. Ricordo di aver
pensato: "Santo cielo! Qui sta succedendo qualcosa di grosso". Avevo appena terminato di svolgere una
serie di seminari nel Nord Ovest del Pacifico durati circa un mese e gli organizzatori di quei
programmi mi stavano dando mille ragioni per cui non c'erano ancora fondi per pagarmi. Nel
frattempo l'uomo che viveva nella mia proprietà in cambio di lavori di falegnameria - questo è un
argomento veramente molto delicato per me - diciamo che aveva scelto uno stile di vita che non solo
non corrispondeva a quello della nostra proprietà, ma era anche illegale nello Stato del Nuovo Messico
ed io gli avevo chiesto di cambiare stile di vita.
Quindi tutte quelle cose mi accadevano contemporaneamente ed io mi sono detto: "Ebbene, se è vero
che gli specchi funzionano, ovviamente me ne vengono presentati alcuni in questo momento. Cosa mi
stanno dicendo?" Sono così andato a fare una passeggiata - non avevo molta scelta quel giorno - in una
bellissima strada che da casa nostra si inoltra per circa quattro miglia fino alle gole del Rio Grande ed è
un meraviglioso santuario naturale. Lungo quella strada c'è un'enorme montagna, chiamata il "Pick".
Gli indiani raccontano un sacco di storie su quella montagna sacra che segna la fine dei loro terreni di
caccia. Avevo immaginato dei libri e condotto interi seminari su quella strada e poi ero andato a casa e
li avevo trascritti al computer.
Mi chiesi nuovamente: "Se gli specchi funzionano, che aspetto di me stanno riflettendo queste
persone?" Sapevo che avrei dovuto trovare un filo conduttore comune- Quindi cominciai ad analizzare
cosa rappresentava per me ciascuno di quei rapporti. Analizzai molte possibilità e quando ebbi finito
sapevo che ciascun rapporto era collegato ad elementi di onesta, integrità e fiducia. Quindi mi sono
detto: "Se questo specchio è vero, se queste persone stanno riflettendo tali modelli di comportamento,
mi stanno forse mostrando che in qualche modo io manco di onestà, di integrità o di fiducia?"
Ed ancora prima che io formulassi quella frase ero certo che non fosse così, perché quelle erano
proprio le qualità che applicavo nel mio lavoro. Esattamente quelle. Allo stesso tempo ebbi
un'illuminazione, così potente e sottile che mi fece realizzare questo: Gli specchi non mi stavano
mostrando - come avevo pensato - un riflesso di ciò che io ero nel momento presente, mi stavano
invece proponendo un'immagine più sottile: lo specchio di ciò che io giudicavo in quel momento, lo
specchio di come giudicavo, proprio in quel momento. Solo questo.
Avevo in me una fortissima carica su l'onestà, integrità e fiducia,. Era una carica tale che non ero
disposto a permettere che esistesse in altre persone. Quando avete una carica emotiva su qualcosa, che
cosa vi promette? Promette che la incontrerete nella vita. Io avevo quella carica.
Ciascuna delle tre persone che erano entrate nella mia vita - ora lo so - era un potente ed abile maestro
che impeccabilmente ha retto uno specchio davanti a me riflettendo le mie cariche più potenti. Il
processo fu relativamente breve, anche se sarebbe potuto durare per anni. Forse era stato davvero così,
forse quegli specchi mi erano già stati mostrati per molto tempo a dei livelli tanto sottili che non li
avevo riconosciuti. Poi erano divenuti sempre meno impercettibili, fino a che successe qualcosa che
non avevo potuto ignorare.
In quel momento della mia vita mi fu mostrato quello specchio, in quel momento avevo davanti a me il
secondo mistero dei rapporti umani ciò che giudichiamo nel momento presente.
A proposito dell'uomo che si era offerto di organizzare i miei seminari, l'attimo in cui ci eravamo
conosciuti a casa di un comune amico in California del Nord, era successo qualcosa di interessante.
Non ci eravamo ancora incontrati di persona. Avevamo solo parlato per telefono e appena lo vidi gli
posi una domanda che faccio raramente: "Qual è la sua data di nascita?". Rispose "28 giugno 1954". Ed
io ne fui molto stupito perché era anche la mia! Lo stesso giorno, mese e anno!
Anch'io come tutti quelli del segno del Cancro vivo in un mondo fatto di sentimenti, sono un doppio
segno del Cancro e questo significa il doppio di sentimenti, inoltre ho 5 o 6 pianeti nella dodicesima
casa, tutti nel segno del Cancro, quindi il mio mondo è un mondo di sentimenti. Il mio sentiero di vita
è stato quello di conciliare il sentimento con il mondo accademico e scientifico attraverso il lavoro
nelle imprese e nelle università. Ho guardato in faccia quell'uomo e gli ho detto che, sicuramente
anche lui, aveva avuto le stesse esperienze. Un altro uomo del Cancro! Che fantastica persona con cui
entrare in affari!. Lui allora mi guardò direttamente negli occhi e mi disse qualcosa di cui non tenni
conto perché stavo usando la logica. "Ah, io sono il suo gemello negativo" mi rispose. Io non ascoltati,
perché la logica mi diceva "Sta solo scherzando", però provavo una strana sensazione qui, anche con
l'uomo che si trasferì nella mia proprietà per prendersene cura in cambio di ospitalità provai una certa
sensazione ma non ci feci attenzione, perché la mia logica diceva: non lo conosci nemmeno, perché lo
giudichi?
Anche nel rapporto amoroso provai una certa sensazione e la mia logica mi disse: Beh, quella
sensazione ti viene dall'ultima volta in cui hai sofferto, quindi dai una possibilità a questo nuovo
rapporto!.
La ragione per cui vi racconto queste storie è che in ciascuna di esse provai una sensazione immediata
e che ciascuna mi procurò più di una lezione, come ho detto anche ad altri che hanno trovato questi
esempi molto stimolanti. Era una lezione di cui non mi importava in quel momento.
Durante la settimana in cui io riconobbi il modello del giudizio e cioè che ciascuna di quelle persone
era un maestro nel rispecchiarmi le cose che giudicavo, ogni altro rapporto che esisteva in virtù del
giudizio critico, iniziò a scomparire dalla mia vita. E' un effetto a catena. Ve lo dico perché so che
funziona proprio così. Se vivete un certo modello in un area della vostra vita, esso rispunta anche
altrove e una volta che viene guarito ed appianato, anche in una sola aerea, guarisce dappertutto,
simultaneamente, perché la nostra natura è oleografica. La consapevolezza funziona così: si riflette su
moltissimi livelli diversi.
Il rapporto con l'uomo che si era offerto di entrare in affari con me non funzionò affatto, anche se io
sentivo di avergli dato ampie opportunità.
In effetti però funzionò bene perché mi offrì uno specchio, anche se non sapevo cosa mi stava
mostrando. Quindi un bel giorno chiamai quell'uomo al telefono e gli dissi: "Non intendo più lavorare
con te". La conversazione in realtà fu un po' più elaborata, ma non voglio dilungarmi troppo.
Riagganciai il ricevitore e nel farlo mi resi conto di aver appena disdetto tutti i miei programmi, tutte le
mie fonti di reddito e per i 6 mesi successivi. Era un sabato pomeriggio e passai tutto il resto del giorno
e la domenica a riflettere sul da farsi. La domenica sera trovai sulla segreteria telefonica il messaggio di
una donna che non conoscevo che aveva sentito parlare dei miei seminari da amici comuni e che mi
chiedeva di richiamarla.
Mi disse che era interessata a sponsorizzarmi e a creare programmi per me in tutto il paese se
accettavo di collaborare con lei. La prima cosa che le chiesi fu: "Qual è la sua data di nascita?" Lei disse
"28 giugno 1954". E' una storia vera. La mia prima reazione fu di chiudere la comunicazione ma non
riuscii a farlo e le raccontai tutta la storia. Lei mi chiese se intendevo dare una possibilità alla sua
proposta. Questa volta feci attenzione a cosa sentivo e c'era qualcosa di diverso, perciò dissi di sì.
Oggi quella donna è coordinatrice di seminari, svolge laboratori per conto suo ed ha scritto molti libri.
Si chiama Joan Carrol Cornak, se la conoscete.
Io non ho permesso al primo rapporto di inquinare il secondo perché sono riuscito ad aver fiducia in
ciò che sentivo e a capire il significato della sensazione che provavo e si è realizzato fra noi un rapporto
molto forte. Ed è stato attraverso quella persona che ho incontrato Melissa.
Riassumendo, è interessante come funzionano queste cose, attraverso il secondo specchio del giudizio
critico, mi è stato mostrato quali erano le mie più grosse cariche. Non tanto cosa io ero, quanto ciò che
io giudicavo nel momento presente ed ho imparato una grande lezione sul discernimento e sulla
fiducia.
E' stata una lezione relativamente poco gravosa in paragone di ciò che è venuto immediatamente dopo,
perché ho cominciato ad avere a che fare con creditori, contratti ecc. E attraverso il mio potere di
discernimento, ho evitato seri problemi potenziali. Quindi vi invito a passare in rivista le vostre vite, le
persone che vi sono più care, perché sono quelle che fanno da calamita, siano esse relazioni amorose
oppure rapporti di famiglia - questi ultimi non ci è dato di sceglierceli. Osservate le caratteristiche che
le persone usano nel premere i vostri bottoni e chiedetevi: "Mi stanno mostrando me stesso nel
momento?" Se la risposta onesta è "No". Allora chiedetevi questo: "Mi stanno mostrando ciò che io
giudico nel momento?" La risposta potrebbe sorprendervi.

IL 3° SPECCHIO ESSENO
Il terzo specchio esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché lo
percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di un'altra persona, quando la guardiamo negli
occhi, e in quel momento accade qualcosa di magico. Alla presenza di questa persona, che forse non
conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle d'oca sulla nuca o sulle
braccia. Che cosa è appena successo, in quell'attimo?
Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra
innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stesi, per poter sopravvivere alle esperienze della
vita. Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o
ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi.
Talvolta quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo
perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una
risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un'attrazione magnetica verso quella
persona.
Se vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l'esigenza di passare
del tempo con quella persona, ponetevi una domanda: che cosa ha questa persona che io ho perduto,
ho ceduto, o mi è stato portato via? La risposta potrebbe sorprendervi molto perché in realtà
riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi verso chiunque incontriate. Cioè vedrete delle
parti di voi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.
Nel 1992, stavo svolgendo una serie di seminari molto simili a questo in un bellissimo posto che, a
quell'epoca, era una pensione ed un centro per ritiri spirituali.
Avevamo affittato l'intera struttura, incluso la grande sala al pian terreno, dove ogni sera guardavamo i
nostri video. Una sera stavamo guardando uno stupefacente video con Richard Holden che presentava
una conferenza alle Nazioni Unite durante una sessione speciale di argomento archeologico incentrato
su ciò che, secondo lui, era stato trovato su Marte nel 1976 dal progetto della sonda Viking. Era buio, la
porta si aprì ed entrarono due persone che chiesero una stanza e, naturalmente, la pensione era tutta
occupata da noi.
Videro ciò che stavamo guardando e lo trovarono molto interessante, perciò chiesero di restare con noi
ed io acconsentii. Alla fine della proiezione, quando si riaccesero le luci, guardai le due nuove arrivate,
che erano due viaggiatrici e notai che stranamente una di loro aveva un aspetto molto familiare. Non
l'avevo mai incontrata prima e tuttavia sentivo un senso di familiarità. Vi è mai successa la stessa cosa,
magari in un aereoporto, in una stazione, in un centro acquisti? Anche le drogherie sono ottimi posti,
perché lì nessuno ci pensa né ha aspettative di sorta.
All'improvviso, anche se non stai cercando di incontrare gente o di procurarti qualcosa consciamente,
qualcuno viene verso di te e tu percepisci questa persona che ti passa davanti e dici: "Santo cielo che
cosa è stato?" Forse i nostri occhi si incontrano e per una frazione di secondo avviene una piccola
magia, scocca una scintilla di riconoscimento reciproco.
Nella nostra società questo comportamento non è bene accetto, perciò spesso troviamo il modo di
distaccarcene. Se siamo per strada faremo qualcosa come mandare indietro i capelli, o come fissare
una gomma da masticare appiccicata sul selciato o qualunque altra cosa che interrompa quel contatto.
Che cosa succede in quel momento. Cosa succede quando guardate così qualcuno e sentite quel senso
di familiarità?
Ad un certo punto della mia vita ho lavorato con un gruppo di ingegneri e uno di loro provava
sensazioni simili molte volte al giorno. Di regola gli accadeva con le donne. Ad esempio usciva
dall'ufficio per pranzo oppure per riscuotere lo stipendio in banca o per fare qualche commissione il
venerdì pomeriggio. Poi tornava, si sedeva immobile alla scrivania. Allora io gli chiedevo se c'era
qualcosa che non andava e lui mi rispondeva: "Non riesco a lavorare, mi sono innamorato durante la
pausa-pranzo." Il mio collega si innamorava varie volte al giorno. Questo gli rendeva la vita un inferno.
Questo è il modo in cui gli specchi si presentano a noi e questa è la ragione per cui vi racconto delle
storie vere. Gli succedeva così spesso che noi colleghi avevamo perfino dato un nome a quell'effetto, lo
chiamavamo Effetto Schiaffo. Lui usciva per pranzare e poi tornava e diceva sono stato schiaffeggiato 5
volte. Voleva dire che si era innamorato 5 volte. Riprendevamo il lavoro e intanto lui faceva cose
diverse come chiamare la banca dove aveva incassato l'assegno per chiedere chi era la terza impiegata
da sinistra, poi le telefonava e la invitava a prendere un caffè. Lei rispondeva di sì e mentre
prendevano il caffè, lui osservava la cameriera e sentiva che se ne stava innamorando. Succedeva
continuamente ed era un vero problema per lui perché aveva una moglie e due bei bambini a cui voleva
molto bene. Quello che vi ho narrato era un caso estremo ma ve l'ho mostrato come esempio perché è
molto appropriato.
Cosa succede nel momento in cui proviamo quella sensazioni?
Ebbene sto per raccontarvi ciò che è accaduto a me... Quella famosa sera, le luci si accesero, le donne
erano lì sedute e quando guardai negli occhi una di loro ebbi la sensazione che accadesse qualcosa di
magico. Lei ed io continuavamo a parlare anche dopo che tutti erano andati a dormire. Allora le chiesi
se le andava di fare una passeggiata e lei acconsentì. La cittadina era così piccola che per attraversarla
bastava un minuto. C'erano un museo, un ufficio postale, una gelateria e si era visto tutto.
La donna ed io abbiamo percorso quel tragitto molte volte quella sera e poi alla fine ci siamo augurati
la buona notte, senza che io le avessi chiesto come si chiamava, perché pensavo che la cosa sarebbe
finita lì.
Alla fine del seminario sarei dovuto rientrare nel nuovo Messico [...]. Il mattino in cui dovevo partire
[...]. Mentre guidavo mi fermai ad un semaforo, alzai lo sguardo e all'angolo vidi proprio la donna che
avevo conosciuto la sera prima. Lo vedete questa storia alla fine ha la sua coerenza. Lei mi vide e venne
verso la mia macchina per salutarmi, intanto il semaforo era diventato verde e la gente aveva
cominciato a suonare il clacson. Allora le chiesi se aveva già pranzato e lei mi disse di no, quindi la
invitai a salire in macchina. Andammo a comprare le ultime cose per il gatto e poi ci recammo in un
delizioso piccolo caffè quasi fuori città dove ci sedemmo a parlare.
E parlammo, parlammo, parlammo... Restammo lì tutta la mattina. La gente che era venuta a far
colazione se ne andò e il caffè diventò molto tranquillo, poi arrivarono i clienti dell'ora di pranzo, poi
anche loro se ne andarono e ci fu di nuovo molta quiete. La donna doveva ripartire per la costa
Orientale ed io per il Nuovo Messico. Alla fine ci dicemmo: "Beh, visto che dobbiamo partire sarà
meglio muoverci." Lei mi accompagnò alla macchina, le diedi un bacio d'addio sulla guancia e... ancora
oggi non so quale sia il suo nome.
Mentre la guardavo allontanarsi mi successe questo: sentii una grande tristezza dentro di me perché
iniziavo già a sentire la sua mancanza. La osservai partire a bordo della sua auto e vidi le luci posteriori
sparire lungo la strada. Dieci anni fa se mi fosse successa una cosa simile avrei detto che mi ero
innamorato e avrei fatto qualcosa di molto romantico, come saltare in macchina per inseguirla,
fermarla sull'autostrada e dirle cosa provavo per lei. Sapevo che mi stava succedendo qualcosa ma
sapevo anche che non si trattava di questo. Rimasi seduto in macchina e all'improvviso cominciarono a
scendermi sul viso delle grosse lacrime. Ricordo di aver pensato: Santo Cielo, questa deve essere una
lezione veramente potente!
Prima c'era stata quella sensazione di familiarità, ora c'era tristezza perché la donna stava partendo.
Mi limitai a chiudere gli occhi ed a pormi una domanda come faccio spesso, dicendo: "Padre chiedo
che mi venga data la saggezza necessaria per comprendere la sensazione che prova il mio corpo."
Quando si fa una domanda come quella di solito ci si aspetta una risposta, invece io ottenni un'altra
domanda; mi stavano facendo lavorare! La domanda era semplice! "Che cos'ha questa donna che ti
manca?" Io non avevo pensato al "cosa" sapevo solo che mi mancava!
Cominciai a riflettere su tutto ciò di cui avevamo parlato e ciò che avevamo condiviso la sera prima e al
caffè e capii che quello che mi mancava veramente era la sua innocenza, la sua capacità di stupirsi delle
cose. Era qualcosa di molto importante per me in quel momento della mia vita, perché ero passato
attraverso il mondo accademico, il viaggio sacro nell'accademia e avevo trascorso molto tempo nel
mondo aziendale.
Tutto questo ha un costo, lo sapete anche voi. Cioè nel ricordare e nello sviluppare la conoscenza noi
perdiamo l'innocenza.
[...]
Così quando capii che cosa mi mancava di quella donna, seppi che non me ne ero innamorato e che lei
in poche ore era stata capace di reggere davanti a me lo specchio di una grande parte di me stesso che
avevo perduto per ottenere ciò che mi ero prefisso di avere nella mia vita..
Credo che l'abbiamo fatto tutti in una certa misura. Tutti abbiamo ceduto consciamente delle grosse
parti di noi stessi oppure le abbiamo perse senza neanche accorgercene, o ci sono state portate via da
coloro che hanno avuto potere su di noi. E tutto questo l'abbiamo fatto per sopravvivere.
Forse oggi più che mai in questa fase dell'umanità e della storia geologica, noi chiediamo a noi stessi di
riportare a casa quelle parti di ognuno di noi per poterci conoscere nella nostra interezza e per avere
l'esperienza di vita che scegliamo.
Quella fu un'esperienza fantastica per me. Sapevo che quella donna mi aveva mostrato il terzo specchio
esseno dei rapporti umani: quello che abbiamo perso, ceduto o che ci è stato portato via.
La verità di quest'esperienza è che se siamo veramente sinceri gli uni con gli altri, veri gli uni con gli
altri, possiamo vedere e sentire una porzione di noi stessi, semplicemente guardando negli occhi quasi
tutte le persone che incontriamo.
Possiamo cioè provare la sensazione del riconoscimento, della familiarità. Vi invito a percepire in voi
questa sensazione. Fatelo in luogo pubblico, non importa se è in una stazione, in un aereoporto, o dal
fruttivendolo, perché la gente in quei luoghi non si aspetta quel tipo di esperienza.
Quando qualcuno entra nel vostro campo di consapevolezza e sentite quella sensazione, iniziate una
conversazione su qualunque argomento, se vi succede come spesso accade, nella sezione della frutta,
parlate di frutta e dite: Hmm! Che buon profumo! Che bell'uva! Che belle banane! Non importa che
cosa dite. Iniziate una conversazione e, mentre i vostri interlocutori parlano, ponetevi mentalmente
questa domanda: Cosa vedo in questa persona che io ho perso, ho ceduto o che mi è stato preso?" La
risposta vi sorprenderà, ve l'assicuro.

IL 4° SPECCHIO ESSENO
Il quarto specchio esseno dei rapporti umani è una qualità un po' diversa. Spesso nel corso degli anni
ci accade di adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci
riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli.
Sovente tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei rapporti
umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione. Attraverso la
dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè
mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo. Ad esempio,
quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano all'alcol e alla nicotina che
sono certamente capaci di creare tali stati.
Ma ci sono altri modelli di comportamento più sottili come l'esercizio di controllo in ambiente
aziendale o in famiglia o come la dipendenza dal sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza,
anche questi sono esempi di compulsione e dipendenza.
Quando una persona incarna un simile modello di comportamento, può star certa che il modello, che
pur è bello di per sé, si è creato lentamente nel tempo. Poco a poco, noi rinunciamo alle cose che ci
sono più care. Se riorganizziamo le nostre vite per far posto al modello dell'alcolismo o all'abuso di
sostanze forse stiamo rinunciando a porzioni della nostra vita rappresentate dalle persone che
amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra stessa sopravvivenza.
Il tratto positivo di questo modello è che può essere riconosciuto ad ogni stadio, senza bisogno di
arrivare agli estremi perdendo tutto. Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza ad
ogni stadio.
Alcuni anni fa ho condotto, nel Sud-Ovest del Paese, un seminario composto da 40 uomini, tutti
uomini - che diede ottimi risultati. Alcuni dei partecipanti erano dei cowboys, dei ragazzi che non si
sarebbero tolti il cappello e gli stivali per nessun motivo al mondo.
Mi dissero: Posso abbracciare un uomo in questa stanza, ma non lo farò mai là fuori. Per loro fu molto
importante ricevere questa piccola informazione sul quarto specchio, perché erano tutti sposati,
volevano bene alle loro mogli ed erano tutti continuamente attratti da altre donne al lavoro, o in ufficio
e non capivano il perché.
Questo è uno specchio potente che si applica anche al mondo aziendale ed io l'ho fatto.
Ero manager nel settore delle telecomunicazioni, dirigevo due dipartimenti separati e collegati dove
c'erano degli impiegati che credevano di essere innamorati gli uni degli altri. Di per sé non era un
problema, anche se causava grossi sprechi di tempo: pause pranzo molto lunghe, un sacco di gomme
forate, molti bambini ammalati, nonni deceduti...
Io sospettavo che si trattasse proprio di questo. E' da notare che il valore di questi principi sta nel fatto
che li possiamo applicare nella vita di ogni giorno. Infatti invitai due degli impiegati - entrambi
felicemente sposati - nella stanza delle riunioni e in tutto rispetto della loro privacy, chiesi loro di
guardarsi negli occhi e di condividere che cos'era che li attraeva.
Diedi quasi un respiro di sollievo, quando i due si resero conto che in realtà non erano innamorati, che
non dovevano rischiare di rinunciare alle loro beneamate famiglie e che in realtà ciascuno vedeva
nell'altro delle ampie parti di sé, che aveva perso.
Che specchio potente!
Un altro esempio: nel 1998 quando lavoravo per il programma Star... a Sud di Denver, alcuni alti
ufficiali del Pentagono ci fecero visita per revisionare il programma. Ciascun dipartimento designò un
delegato ed io, non so come, finii per essere scelto.
Dopo la riunione ebbi l'opportunità d'incontrare personalmente alcuni degli ufficiali e di partecipare
ad una conversazione, proprio prima di cena, durante la quale una persona del gruppo si rivolse ad un
membro dell'équipe, che aveva raggiunto il rango di Corporate American e che rientrava tra i capi del
personale. La domanda era: "Come ha fatto a raggiungere questa posizione? Cosa è dovuto succedere
nella sua vita affinchè lei arrivasse a ricoprire un posto di potere e di controllo così prestigioso?"
L'uomo rispose, molto consapevolmente, guardandoci tutti negli occhi e dicendo: "Per arrivare dove
sono oggi, ogni volta che sono salito di un gradino ho dovuto rinunciare ad una parte di me stesso. Poi
aggiunse: "Ben presto capii che avevo rinunciato a tutto ciò che mi era caro: i miei amici, la mia
famiglia (mia moglie ed io siamo divorziati, i miei figli ed io non ci parliamo nemmeno più). Per me
valeva la pena farlo perché lo scopo della mia vita era di esercitare questo potere e controllo". Quindi
l'uomo ne era consapevole ed io mi stupii della sua sincerità.
So che noi tendiamo a far compromessi, cedendo in cambio parti di noi stessi per riuscire a
sopravvivere.
Quindi, quando vi scoprite fortemente, magneticamente attratti, verso altre persone, forse senza
riuscire a dare un senso a ciò, forse anche quando siete attratti da una persona dello stesso sesso e
cercate di etichettare quell'esperienza, come è capitato a molti miei clienti in anni recenti, a quel punto
potreste pensare: "Sono una donna e mi piace stare accanto agli uomini, o viceversa: Sono un uomo e
mi piace stare accanto alle donne."
Pensate a come è strano! Siamo essenzialmente delle anime asessuate, non siamo né maschi né
femmine, finchè non entriamo nel corpo fisico, Poi, arrivando nel mondo della polarità, dobbiamo
scegliere un genere o l'altro e nello scegliere, rinunciamo automaticamente a quello che abbiamo
escluso.
Siccome io sono un maschio. Sono arrivato in questo mondo scegliendo di polarizzarmi in un corpo
maschile, nonostante la mia anima sia asessuata, cioè maschile e femminile insieme, quindi ho messo
la mia parte femminile in secondo piano. Le donne invece mettono in secondo piano la loro parte
maschile. Ecco perché può accadere di sentirsi inspiegabilmente attratti verso qualcuno che ha una
polarità opposta alla nostra.
Alcuni mesi fa ho svolto un seminario dove alcuni mi hanno chiesto: "Cosa significa quando si è attratti
dalla stessa polarità?"
Io credo che lo specchio funzioni. E' uno specchio potente che non ha bisogno di etichette. E' solo uno
specchio. Ecco l'esempio di un caso su cui ho lavorato.
Cosa succede se siete un maschio - spiritualmente asessuato - ma che, scegliendo di diventare un
maschio in questo mondo, ha fatto in partenza una rinuncia della femminilità, al 50% dell'esperienza.
Cosa succede se all'inizio della vostra vita di maschio vivete delle situazioni in cui vi viene sottratta la
vostra mascolinità?
Nel caso in questione si trattava di abuso. Hai rinunciato al tuo femminile per essere qui, e una volta
che sei qui, ti viene portato via il tuo maschile! Cosa ti resta? Niente. Allora che cosa fai? Cerchi di
rinforzare ciò con cui ti identifichi meglio in quel momento della tua vita.
Se sei venuto al mondo come maschio e ti è stata portata via la mascolinità, cercherai di rinforzare la
condizione maschile, che ti è vicina nel tempo, e forse cercherai la compagnia di un maschio, come
accadeva all'uomo di questa storia, che si sentiva confuso e non sapeva spiegarsi perché lo faceva.
Quando cominciò a capire il funzionamento dello specchio, il perché gli divenne estremamente chiaro
e dopo alcuni mesi non aveva più quell'orientamento. Se l'avesse avuto sarebbe andato bene lo stesso
perché, finchè non ci mettiamo sopra delle etichette, stiamo semplicemente parlando di modelli di
energia.
Non è interessante come funziona?
Cerchiamo di rafforzare ciò che abbiamo perso o ceduto o che ci è stato portato via.
Vi invito a porre attenzione alla vostra vita e al tipo di persone verso cui vi sentite fortemente attratti e
a chiedervi che cosa possiedono di voi che è stato perso o ceduto o preso.
Pensiamo ai rapporti amorosi, quante volte avete sentito parlare di coppie che si formano a causa di
questa carica e poi la carica scompare e i due si rendono conto di non essere più innamorati?
In realtà forse il loro amore li ha serviti così bene, cioè sono riusciti a tal punto a guarire in sé stessi ciò
che hanno visto nell'altro, che non sentono nessuna carica e cominciano ad incarnare l'interezza. Da
quel momento in poi entrambi possono scegliere di continuare il rapporto sulla base di principi
completamente diversi, basati sul fatto che ciascuno semplicemente riesce a godere della compagnia
dell'altro.

IL 5° SPECCHIO ESSENO
Nella mia opinione questo modello di rapporti umani, il quinto specchio esseno, è forse il più potente
in assoluto, perché credo ci permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per
cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri
genitori nel corso della nostra interazione con loro.
Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori
verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi
come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra
Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l'aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in
qualunque modo lo concepiamo.
E' attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative e credenze
verso il rapporto divino. Per esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci
sentiamo continuamente giudicati o per i quali anche fare del nostro meglio non è mai abbastanza, è
altamente probabile che quel rapporto rifletta la seguente verità: siamo noi che crediamo, dentro di
noi, di non essere all'altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi
attraverso la nostra percezione di noi stessi fino al Creatore.
Questo è uno specchio potente e molto impalpabile, che, forse più di altri, ci può svelare perché
abbiamo vissuto le nostre vite in un determinato modo.
Tale specchio ha avuto un impatto incredibile nella mia vita. Un impatto ricco di implicazioni.
Condividerò con voi una frase che poi studieremo da moltissime angolature, discutendo questo
specchio in dettagli, perché la frase è molto ricca di significati. Prima però vi faccio notare che esistono
ben pochi assoluti, che ci sono sempre delle eccezioni e che l'argomento che stiamo per affrontare va
visto come una ricerca di modelli generali.
Se, mentre vi parlo, sentite una voce interiore che dice: "Non è assolutamente così!" è possibile che
abbiate appena contatto un'informazione molto potente nella vostra storia personale e che vi venga
chiesto ora di decidere se questo è il momento opportuno per prenderne coscienza. Se la risposta è
"si", vuol dire che avete gli strumenti per farlo, se è "no", voi avete sentito quali sono questi strumenti.
Quindi, se mentre vi parlo provate un'emozione, oppure se la vostra temperatura corporea sale un po',
o se il battito del vostro cuore aumenta, o se sentite un formicolio alle dita (è un po' come quando si è
innamorati), forse vi sta succedendo ciò che vi ho appena preannunciato.
Una risposta di questo tipo si realizza solo quando vi viene mostrato qualcosa di così profondo che in
passato avete scelto di allontanarvene. Quindi la cosa da tener presente riguardo questo specchio è la
seguente: a prescindere dalle caratteristiche che avete condiviso, pur senza giudicare, senza pensare al
giusto e allo sbagliato, visto che stiamo lavorando sullo specchio della polarità che presenta solo segni
positivi o negativi, c'è una buona probabilità che le parole che usate per descrivere i vostri genitori
come li vedete oggi, da adulti, abbiano pochissimo a che fare con le persone di questa terra che voi
chiamate mamma e papà.
E' molto probabile che le parole che usate per descrivere i vostri genitori terrestri, vi servano a
descrivere uno specchio che i vostri genitori hanno retto impeccabilmente dinanzi a voi, per darvi una
visione del rapporto più sacro che è dato conoscere sulla Terra. E' anche molto probabile che il modo
in cui percepite i vostri genitori sulla Terra, rappresenti lo specchio delle vostre aspettative verso il
rapporto che intrattenete con la Madre e il Padre celesti.
Lo ripeto: c'è una buona probabilità che il modo in cui vedete o come descrivete i vostri genitori, le
parole che usate, siano quelle che descrivono le aspettative che avete sul rapporto con la vostra madre
e il vostro padre divino.
L'argomento può essere inquadrato da molte angolazioni. E lo faremo dettagliatamente fra poco per
mezzo di un piccolo esercizio. Vi chiedo: è possibile che i vostri genitori, nell'invitarvi inconsciamente
o consciamente in questo mondo, si siano assunti una responsabilità sottintesa di cui la nostra cultura
si è dimenticata? Secondo la quale la madre e il padre terrestri, che ci mettono al mondo e si prendono
cura di noi sarebbero dei surrogati, cioè l'approssimazione più vicina all'aspetto materno e paterno del
nostro creatore Divino?
Noi sappiamo che in realtà il Creatore non ha un'identità sessuale, non è né una madre, né un padre,
bensì per così dire "una forza" in mancanza di una parola migliore in inglese.
Vi chiedo ancora: "E' possibile che i vostri genitori vi abbiano amato così tanto e forse a dei livelli di cui
non sono stati e non sono essi stessi coscienti, da riuscire a reggere impeccabilmente davanti a voi uno
specchio capace di mostrarvi, come voi concepite il rapporto non tanto con loro, ma con il vostro padre
divino e la vostra madre divina?.
E' possibile che le volte in cui avete percepito la rabbia dei vostri genitori verso di voi in realtà abbiate
percepito quella che credevate essere la rabbia del vostro Creatore verso di voi?
E' possibile, infine che, quando i vostri genitori sono orgogliosi di voi, vi danno l'incoraggiamento che
vi fa sentir bene, voi in realtà stiate sentendo qualcosa che proviene dal vostro creatore?
E' possibile?
Se è vero che gli specchi funzionano, io credo che questo sia precisamente ciò che accade. Credo che ci
sia una buona probabilità che gli esseri umani siano capaci di amare a livelli così taciti e profondi da
riuscire a scambiarsi questi specchi con grande precisione e credo anche che i nostri genitori hanno
fatto proprio questo per noi.
Con ciò non voglio sottintedere alcuna scusante per i loro comportamenti. Vi chiedo semplicemente di
ammettere la possibilità che in effetti il rapporto con i vostri genitori o con chi vi ha allevato, nel caso
siate siate stati adottati o abbiate vissuto in un orfanotrofio, vi abbia permesso di vedere uno specchio,
nel quale siete riusciti a percepire le vostre credenze e aspettative su come credete che il vostro
Creatore vi concepisca e su come voi lo concepite.
Cosa provate pensando alla possibilità che i vostri genitori vi abbiano mostrato questo specchio? Ha
un senso per voi?
Proviamo a fare un esercizio. Vi invito a chiudere gli occhi e a fare un respiro profondo alla maniera
dello Yoga, spingendo fuori il ventre durante l'inspirazione, in modo da far scendere bene il
diaframma. Fate una breve pausa, poi espirate contraendo leggermente i muscoli del ventre.
Ora vi chiedo di rivolgere a voi stessi il seguente invito: "Io acconsento a sentire. Io mi permetto di
sentire." Ripetete mentalmente: "Io acconsento a sentire, Io mi permetto di sentire". Datevi anche il
permesso di ricordare, dicendovi: "Acconsento a ricordare" ripetetevi mentalmente: "Io ricordo, io
acconsento a ricordare"
A questo punto vi pongo una domanda: "Se qualcuno venisse da voi e vi dicesse che vi resta un solo
minuto sulla Terra, trascorso il quale non sarete più presenti qui né potrete più comunicare con coloro
che amate e che, durante quel minuto voi potreste dire qualunque cosa ai vostri genitori terrestri, cosa
direste?"
Che parole scegliereste? Vi invito a condividere con me le parole che usereste durante quel minuto.
"Noi siamo uno"
"Sii felice"
"Ci vediamo presto"
"Ti voglio bene"
Va bene, ora se qualcuno venisse da voi e vi dicesse che vi resta un minuto da vivere in questo mondo
in compagnia di coloro che amate e che in quel minuto voi potreste udire la voce di vostra madre o di
vostro padre, dirvi qualunque cosa, che cosa vorreste sentirvi dire da vostro padre o da vostra madre?
Vi invito a condividere con me quelle parole.
Cosa vi piacerebbe di più sentirvi dire?
Tenete gli occhi chiusi inspirate profondamente ed ascoltate. In quel minuto voi potreste udire
qualunque frase.
Mi rivolgerò agli uomini per primi: Signori se voi poteste udire una qualunque frase rivolta a voi dal
vostro Creatore, lo udireste dire: "Figlio mio sono orgoglioso di te, figlio mio, ti voglio bene, Hai agito
bene. Grazie, figlio mio"
Ed ora alle donne: Signore, se voi poteste udire queste parole: "Figlia mia grazie! Hai agito bene! Figlia
mia, torna a casa!" Cosa provate nell'udire queste parole? Riuscite a percepire una sensazione nel
vostro corpo? Perché? In fondo sono solo parole? E' possibile che abbiamo trascorso la maggior parte
della nostra vita credendo di cercare amore rispetto e approvazione dai nostri genitori terrestri, in
quanto essi sono la cosa più vicina alla nostra madre e al nostro padre divini?
La realtà è questa. Nel profondo noi abbiamo sempre saputo che in realtà cercavamo l'approvazione
del nostro Creatore, cercavamo il suo amore e il suo rispetto. E' possibile?
Se è così avete appena ricevuto una grossa quantità di informazioni sul perché avete vissuto la vostra
vita in un determinato modo e su come l'avete vissuta.
[...]
I rapporti umani ci offrono la possibilità di guarire il rapporto con i nostri surrogati terrestri e nel fare
questo noi saniamo anche il rapporto con la controparte divina. Il tutto funziona anche all'inverso, nel
guarire il rapporto con la controparte divina deve per forza sanarsi anche il rapporto con i genitori
terrestri. Tutto questo non significa che, in quanto figli, siete responsabili delle malattie dei vostri
genitori o delle loro scelte di vita.
Loro hanno semplicemente accettato, ad un determinato livello di consapevolezza di reggere dinanzi a
voi lo specchio che riflette le vostre aspettative ed hanno scelto come proporvi quello specchio durante
la loro vita.
Una volta che i genitori sono sollevati dal peso dello specchio sorge la seguente domanda: "Si
ricordano della loro vera natura?" "Esiste una parete della loro consapevolezza che fa dire loro: "
finalmente mio figlio ha compreso il messaggio, ora posso vivere la mia vita. Oppure rimangono tanto
invischiati nel loro sistema di credenze da credere di essere quelle malattie.
Questo è proprio il punto cruciale su cui noi stiamo lavorando tutti insieme per sanare noi stessi e per
ricordare quelle possibilità. Non vi sembra che ciò abbia un senso? Si tratta di uno specchio
impercettibile. Vi ricordate che all'inizio di questa sessione ho detto che gli specchi diventano sempre
più impalpabili col nostro evolverci e che dobbiamo affrontare quelli più ovvii prima di poter vedere i
più sottili.
Siccome si tratta di specchi, il bello è che funzionano in entrambi i sensi. E questo è importante,
perché non ci limitiamo di certo ad esaminare i casi negativi, infatti anche quando percepiamo i nostri
genitori come esseri affettuosi, saggi, vulnerabili, forti, onesti e tolleranti, riceviamo il riflesso delle
nostre credenze sul tipo di rapporto che abbiamo col Creatore, cioè percepiamo il nostro Creatore e noi
stessi alla presenza di quella forza creativa.
Quindi la riflessione che vi offro rappresenta una possibilità che è in sé sottile e potente che provoca
tutta una serie di implicazioni lungo l'arco di un'esistenza.
Se ciò ha un senso per voi, bene, se non lo ha vi invito ad archiviare mentalmente queste informazioni
e, se in futuro dovesse verificarsi uno sgretolamento del vostro sistema di credenze, allora potrete
andare a cercare questa cartella e lavorando su questo specchio, avrete un potente strumento a vostra
disposizione. Lo specchio della madre e del padre, il vostro Creatore.

IL 6° SPECCHIO ESSENO
Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo
chiamarono: l'Oscura notte dell'anima.
Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome. Attraverso un'oscura
notte dell'anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l'equilibrio, che la natura tende verso
l'equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell'equilibrio.
Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse divengono
possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci servono per superarle con grazia
e con facilità, perché è quello il solo modo per superarle.
Fino a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci
richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità. Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte
della vita, quelle imposteci dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono
essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la nostra abilità,
anziché come dei test da superare o fallire.
E' proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell'anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la
prima volta, senza l'emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo
creati intorno per proteggerci.
Attraverso questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia
ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.
La notte oscura dell'anima rappresenta per noi l'opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato
caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel niente.
E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall'abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi
in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.
Gli antichi parlavano molto chiaramente della notte oscura dell'anima.
Quando lavoravo nella Bayer Area venne come paziente un giovane ingegnere, che aveva moglie e due
figlie che amava molto. Lavorava nel settore del software, dove la domanda era talmente alta che ben
presto l'uomo cominciò a viaggiare molto.
Dapprima forniva consulenze tecniche, poi iniziò a prender parte a delle fiere commerciali ed a
trascorrere sempre meno tempo con la famiglia.
Le poche volte che restava a casa provava una sensazione di estraneità. C'era poco di cui parlare nel
fine settimana. Non sapeva cosa facevano le figlie a scuola e la comunicazione fra lui e la moglie
languiva. A un certo punto il suo ufficio assunse una donna di Los Angeles, sua coetanea, anch'essa
ingegnere, e i due cominciarono ad essere inviati in missione insieme. Non passa molto tempo che
l'uomo cominciò a credere di essere innamorato della donna e lei di lui. Ad un certo punto la donna
chiede di tornare a Los Angeles ed anche lui chiese il trasferimento da San Francisco, ottenendo un
incarico proprio a Los Angeles. Il suo ufficio era molto dispiaciuto che se ne andasse ed i suoi amici
pensavano che fosse impazzito. La sua famiglia soffriva molto. Lui pensò: "Mi dispiace di aver ferito
questa gente, ma io vado ad iniziare la mia nuova vita" e si trasferì a Los Angeles.
Un bel giorno, dopo tre settimane, la donna tornò a casa e gli disse: "Sai il nostro rapporto non è quel
che credevo e vorrei che finisse qui."
L'uomo era sconvolto. Che paura universale si era risvegliata in lui? Era il fatto che lei gli avesse
chiesto di andarsene che l'aveva distrutto.
Cominciò ad avere scarsi risultati sul lavoro. Fu mantenuto in servizio per il periodo di prova e,
siccome non migliorava, alla fine gli fu chiesto di dimettersi. Si ritrovò in una città estranea, senza
amici, senza gruppo di sostegno, senza stipendio né lavoro e persino sulla lista nera di altre ditte dello
stesso settore.
Non aveva un luogo in cui tornare, perché aveva rinunciato a tutte le cose che gli erano state care. Il
suo ufficio non lo rivoleva, la sua famiglia ed i suoi amici non erano disponibili.
Venne da me e mi disse: "Cosa diavolo mi sta succedendo? Come faccio a riprendermi la mia
famiglia?"
Io molto sinceramente gli risposi: "Congratulazioni!, perché il solo modo in cui qualcosa del genere è
potuto succedere nella sua vita è grazie al fatto che lei ha raggiunto il suo più alto livello di maestria."
Quando un essere umano conquista l'ultimo tassello di abilità, la creazione si apre dinanzi a lui che
diviene libero di esprime tale maestria in qualunque cosa abbia creato nella vita.
Quando la vita è più dura, quando ci vengono poste delle sfide più alte nel campo della salute, dei
rapporti umani o della sopravvivenza è perché noi stessi ci siamo creati quelle situazioni solo dopo
aver accumulato tutti gli strumenti necessari a tirarcene fuori con grazia.
Qualunque madre lo sa. Non ve l'ha mai detto vostra madre che Dio non vi da mai più problemi di
quanti non riusciate a sopportarne?
L'ho visto succedere mille volte: questioni di salute, malattie potenzialmente letali, implosioni emotive.
So con certezza che nella vita noi tendiamo verso l'equilibrio e che ci vuole un grosso sforzo per
riuscire a sconvolgere quell'equilibrio e siccome siamo tutti dei maestri, sappiamo bene come farlo.
In quanto maestri noi abbiamo appreso come creare forte disiquilibrio nelle nostre vite in modo da
favorire il manifestarsi dello slancio che ci serve per dimostrare il grado di abilità da noi raggiunto. Ci
viene offerta così un'opportunità rispetto alla quale non abbiamo nessun punto di riferimento, nessuno
a cui chiedere o da cui andare. Non avendo mai avuto prima quella data esperienza, tutto ciò su cui
possiamo contare è noi stessi ed è a quel punto che ci viene chiesto di rivolgerci verso i livelli più
profondi del nostro essere.

IL 7° SPECCHIO ESSENO
Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio esseno era il
più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. E' lo specchio che ci chiede di ammettere la
possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e
naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per
noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza
usare riferimenti esterni di nessun genere.
Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i
nostri risultati, facendo uso di un metro esterno. A quel punto sorge la seguente domanda: "A quale
modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro usiamo?"
Nella prospettiva di questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della
nostra vita personale - qualsiasi aspetto - sia perfetto così com'è. Dalla forma e peso del nostro corpo ai
nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in effetti,
questo è vero e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un
riferimento esterno.
Siamo quindi invitati a permettere a noi stessi di essere il solo punto di riferimento per i risultati che
raggiungiamo. Gli antichi consideravano l'ultimo specchio come il più impercettibile e per illustrarvelo
vi racconterò un paio di storie.
Verso la fine del mio periodo aziendale condividevo l'ufficio con una collega, perché lo spazio di lavoro
a disposizione era limitato. Avevamo mansioni molto diverse. Siccome non c'era competizione fra noi,
parlavamo e pranzavamo insieme spesso, diventando ottimi amici.
Un giorno, tornato in ufficio dopo la pausa pranzo, la vidi sbiancare e sedersi mentre ascoltava i suoi
messaggi in segreteria.
Le chiesi cosa fosse successo e lei mi raccontò una storia che io sto per raccontare anche a voi al fine di
illustrare il settimo specchio esseno.
La mia collega aveva un'amica, sua coetanee, madre di una ragazza che si era diplomata un paio di
anni prima. Era una bellissima ragazza, piena di talento, molto sportiva, brava a scuola, dotata di
ottime capacità artistiche che aveva deciso, d'accordo con i genitori, di fare la modella dopo il diploma.
Dopo aver svolto alcuni ottimi servizi da modella ed aver frequentato una scuola specializzata di New
York aveva completato un'altra serie di incarichi e stava avviandosi verso una carriera di successo.
Finiti quei primi servizi le agenzie cominciarono a dirle che per quel tipo di lavoro avrebbe dovuto
cambiare un po' il suo aspetto. Inizialmente le suggerirono di intervenire su cose semplici come il giro
vita e la misura del seno, che venne aumentata per mezzo di un intervento chirurgico. I suoi genitori
erano d'accordo perché sapevano che la professione lo richiedeva. Non passò molto tempo che le
agenzie cominciarono ad esigere forme più estreme di cambiamento. Per esempio, quando la ragazza
sorrideva aveva una sovraocclusione - che era pur gradevole da vedere - e le fu detto che una modella
non poteva permetterselo e le chiesero di farsi operare.
Lei obbedì, le sue mascelle vennero rotte e ricomposte. Immobilizzate con strumenti metallici, ma,
onestamente, io ho visto foto di prima e dopo l'intervento, c'era ben poca differenza.
Mentre le mascelle erano immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e dimagrì molto, il che
di solito è desiderabile per una modella.
In seguito alla perdita di peso le sue costole inferiori cominciarono ad essere più visibili. La gente del
suo ambiente disse alla ragazza che non era un problema, si poteva risolvere tutto chirurgicamente.
Infatti la ragazza si sottopose ad un intervento in cui le vennero asportate le costole fluttuanti inferiori.
E a quel punto cominciò a succederle qualcosa.
Forse sapete già che il perso corporeo attraversa delle fasi. Io stesso sono stato un podista a livello
agonistico, per molti anni e c'erano periodi in cui potevo mangiare qualunque cosa senza riuscire ad
aumentare di peso, mentre in altri periodi bastava semplicemente pensare al cibo per ingrassare. E'
come se il corpo entrasse in una sua fase. Può capitare di smettere di mangiare per un po',
mantenendo lo stesso peso costante o persino ingrassare, oppure cominciare a perdere peso. Poi,
decidere di smettere e l'organismo invece continua a dimagrire, anche se si mangia normalmente.
Questo è proprio ciò che accadde alla ragazza. Era entrata in una fase inarrestabile di dimagrimento e
la telefonata che la mia collega aveva ricevuto quella mattina era della madre della giovane che,
dall'ospedale le aveva comunicato la morte della figlia in seguito a complicazioni derivanti da
malnutrizione.
La giovane donna era stata portata all'ospedale perché il suo corpo non riusciva ad adattarsi a quel
peso.
La domanda che mi posi fu questa: "Perché questo è successo? Qual è la ragione?"
Ancora un'altra storia.
Alcuni mesi fa Melissa ed io ci siamo messi in viaggio. Per partire da casa nostra bisogna prendere in
tutti i modi l'aereo ad Abuquerque ed usando certe compagnie aeree, di cui non faccio il nome, bisogna
passare per Dallas prima di poter andare da qualunque parte. Quindi quando andavo a Toronto,
dovevo volare fino a Dallas per arrivare a destinazione o a Kansas City per arrivare a Dallas. Se siete
stati all'aereoporto di Dallas sapete che è enorme e che c'è una rete tranviaria - teoricamente, quando
funziona - per portare i passeggeri da un terminal all'altro e, se funziona, è un ottima rete.
Normalmente succede questo: si arriva all'uscita No. 6 e si deve andare all'uscita 44 che è distante
mezzo miglio.
Quel giorno eravamo in attesa dei tram ai piedi di una lunga scala mobile e davanti a noi c'era una
coppia di anziani. Una donna e un uomo, apparentemente duro di udito. I due erano impegnati in un
fitto dialogo in cui esprimevano giudizi sulla gente. Sembrava essere la loro attività abituale, tanto
erano a loro agio nel farlo. Mano a mano che arrivava qualcuno dicevano: "Toh! Guarda quello come è
vestito!" oppure "Guarda quella lì, hai visto che orecchini?" A un tratto, con la coda dell'occhio, ho
visto scendere dalla scala mobile una donna molto grassa. Una volta avevo un cliente che pesava 200
chili e so che quella donna poteva pesare sui 180 chili. La donna reggeva una valigia vecchio stile, di
linoleum con fibbie di metallo; c'erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e sicuramente la donna
doveva avere un buon motivo per essersi messa in viaggio con quel caldo, viaggiando in quei sedili
scomodi per lei con le caviglie gonfie e trascinandosi dietro quella brutta valigia.
Venne a mettersi proprio accanto a noi e la coppia continuò a fare i suoi commenti come prima e,
siccome l'uomo era duro di orecchi, noi tutti sentimmo quando disse alla moglie: "Guarda quella
donna, non è terribile? Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si dovrebbe vergognare di farsi vedere in
giro in quello stato!"
Era una rara opportunità, io ero qui, la coppia era qui e la donna grassa era lì. Ed io credo che
tacitamente lei acconsentì a lasciarsi guardare negli occhi da me, perché mi guardò direttamente in
volto. Anch'io la guardai direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che aveva udito
tutto ciò che era stato detto.
Stette zitta e mentre aspettavamo il tram i suoi occhi si riempirono di lacrime. Divenne rossa in viso ed
era chiaro che stava tenendo duro per non piangere. Quel commento l'aveva ferita. Salimmo sul tram.
La coppia si mise accanto a me e scambiammo quattro chiacchiere. Erano persone per bene, non
avevano intenti malevoli. Avevano solo quell'abitudine inconscia a criticare. In quel momento seppi
che avevamo avuto tutti una rara opportunità. La donna aveva avuto l'opportunità di sentirsi
giudicare; la coppia aveva avuto l'opportunità di giudicare qualcuno ed io avevo avuto l'opportunità di
esserne testimone.
Entrambe le storie illustrano il settimo mistero esseno dei rapporti umani, il mistero del ricercare la
perfezione nell'imperfezione della vita. La giovane donna che aveva perso la vita, con quali standard si
misurava? L'avevano fatta sentire imperfetta e l'avevano costretta a cambiare il corpo che le era stato
dato in questa vita. Che metro aveva usato?
Quanto alla coppia che aveva percepito la donna come grassa e a me, che la descrivo come tale a voi
adesso, fino a che non paragonate la vostra esperienza di vita ad un referente esterno, come potete non
essere perfetti?
Ciò che vi raccomando è questo: siate consapevoli del modello a cui vi rifate per misurare i vostri
risultati.
Che metro usate nella vita?
In base a che cosa distinguete fra la vostra riuscita ed il vostro fallimento?
Mettiamola così: io potrei darvi un foglio con una lista di criteri e dirvi di parlarmi delle vostre abilità
sportive, delle vostre abilità accademiche, comunicative o amorose. Chiedere: Siete dei bravi amanti?
E' sempre una buona domanda. Non vi concederei più di 15 secondi per darmi una risposta, perché, a
prescindere da cosa risponderete, se vi siete descritti come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete
paragonati? Come fate a dire che state facendo qualcosa di non perfetto a meno che non facciate
riferimento a qualcosa che sta al di fuori di voi stessi?
Ne parlavamo proprio ieri quando sono andato nella sala proiezioni per vedere la registrazione di
questo video che i tecnici erano riluttanti a mostrarmela perché c'era la sensazione che avrei potuto
essere critico verso me stesso. Se io incarno questo specchio, se io vi do il meglio di me nel momento
presente, il risultato è perfetto, fino a quando non mi paragono a qualcun altro. E' perfetto, è il meglio
che può essere in questo momento.
Questo per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così pronti a giudicare noi stessi. Siamo noi i
nostri critici più agguerriti
Quindi vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le aree in cui sentite di non essere felici di
voi stessi. Questo può accadere soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se avete fatto del
vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun altro. Che metro usate? Nella nostra cultura, che metro
usiamo?
Noi veniamo paragonati a quest'uomo (ndr: indica l' immagine di Gesù). Sapete che cosa ha detto
quest'uomo quando era qui?
Disse: "Voi pensate che le cose che sto facendo io siano fantastiche, allora aspettate di vedere quello
che sarete capaci di fare voi fra 2000 anni." Sto parafrasando un po'. Disse anche: "Non mettetemi su
di un piedistallo, voi siete molto, molto più bravi di me se realizzate il potere che c'è in voi, il potere del
pensiero, del sentimento e dell'emozione e di ciò che farete con esso."
Questo è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo specchio della perfezione.
Questi sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci forniscono delle profonde intuizioni sul perché
abbiamo vissuto la nostra vita in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti umani.
Gli Esseni ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso ogni specchio durante la propria vita, che
ne siamo coscienti o no. Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri
e lo diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno
renderci conto del perché facciamo queste cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella
luce al neon che ci dicesse: "Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti, puoi
cominciare il tuo lavoro sull'oscura notte dell'anima."
La vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri
rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e
lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due mondi del cielo e della
terra.
* * *
Tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi".
Traduzione di Nicoletta Cherubini.
Nel suo nuovo video, "Camminare tra i mondi", Gregg Braden illustra le basi della "tecnologia interiore
delle emozioni".
Questo è un originale approccio evolutivo, fusione di antiche e nuove conoscenze, utile per conoscere e
superare gli ostacoli che ognuno trova sul sentiero della crescita interiore. Indicazioni provenienti da
tradizioni diverse, come la profezia degli Hopi del New Messico, il calendario Maya, i Manoscritti del
Mar Morto, sembrano arrivare tutti ad un'identica conclusione: il primo decennio del nuovo millennio
sarà un tempo cruciale per la storia dell'umanità. D'altra parte è innegabile, a confermarlo sono
rilevamenti scientifici ufficiali, che proprio in questi ultimi decenni alcuni dei più importanti parametri
geofisici, come il valore del magnetismo terrestre e la frequenza, hanno fatto registrare inaspettati
mutamenti. Insomma ce n'è abbastanza per catturare le menti dei più scettici e il cuore dei ricercatori
più motivati.
Ed è questo il caso di Gregg Braden, geologo americano ed esperto di sviluppo del potenziale umano.
Nel suo ultimo libro Walking Between the Worlds (Camminare tra i mondi), da cui è stato tratto il
video omonimo, ora disponibile anche in italiano, l'autore fornisce un elegante quadro di questa
interessante convergenza tra antiche tradizioni e osservazioni scientifiche.
Un cambiamento epocale
Che cos'è questo cambiamento epocale di cui tanto si parla? Qualcuno l'ha chiamato l'alba di una
Nuova Era, gli Hopi lo definirono l'Inizio del Sesto Mondo, alcuni ricercatori l'hanno battezzato
mutamento dimensionale o inversione magnetica.
Con molta probabilità, si tratta semplicemente di un periodo particolarmente fecondo e ricco di
cambiamenti, durante il quale, forse più che in altri periodi sarà possibile guardarsi dentro e
migliorare la nostra vita."Siamo stati inondati per secoli da profezie catastrofiche sull'attuale periodo
storico - afferma Braden - ma ora è giunto il momento di comprendere che il tanto atteso
cambiamento non è un ipotetico evento futuro appartenente alla sfera mistica o esoterica, un qualcosa
di esterno a noi, da subire passivamente.
Si tratta invece di una sequenza di processi ed eventi conoscibili e misurabili che stanno già accadendo
e che ciascuno può interiormente comprendere verificando il loro impatto nella propria vita
quotidiana".Il primo di questi mutamenti su cui si sofferma Gregg Braden è il vistoso cambiamento di
due parametri geofisici fondamentali: il magnetismo terrestre (in costante riduzione) e le frequenze
del pianeta (in aumento). Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta.
Magnetismo terrestre
Le cause del magnetismo terrestre non hanno ancora trovato una risposta scientifica soddisfacente,
ma una semplice dimostrazione sarà sufficiente a darci una conoscenza concettuale dei campi
magnetici della terra: se prendiamo una barra di ferro ed avvolgiamo intorno ad essa un comune cavo
elettrico, dove scorre dell'elettricità, la barra si magnetizza, sviluppando un campo magnetico
polarizzato fra nord e sud.
Se ora invertiamo il flusso della carica elettrica nel cavo, il primo campo magnetico scompare ed al suo
posto se ne genera un secondo con i poli invertiti.
Il fenomeno può essere così definito: quando degli elettroni si spostano con movimento circolare
intorno ad un corpo ferroso relativamente fisso si genera un campo magnetico. L'analogia con il globo
terrestre è stringente, poiché la terra, proprio come la barra di ferro in questione, è composta da un
nucleo interno ferroso ed ha un campo magnetico dominante di tipo semplice, formato da due poli di
segno opposto.
Secondo le leggi della fisica, è la rotazione composita della terra intorno al suo nucleo profondo di
ferro e nichel, a generare intorno ad essa i campi magnetici. Questo implica che l'intensità dei campi è
in funzione della velocità di rotazione. Più rapida è la rotazione, più alta è l'intensità, o densità, del
campo magnetico intorno al nucleo ferroso. Più lenta è la rotazione, meno denso è il campo magnetico.
I rilievi geologici dicono che attualmente siamo al punto più basso di magnetismo terrestre registrato
negli ultimi duemila anni.
La Geomonitor, un ente scientifico statunitense del nord-ovest del Pacifico, ha recentemente reso
pubblici i dati relativi alla progressiva riduzione del magnetismo terrestre, suscitando molto scalpore
tra gli addetti ai lavori. Sembra proprio che l'intensità del campo magnetico terrestre stia scendendo
rapidamente al ritmo del 5% ogni cento anni. Su una scala da 1:10, in cui 10 è il valore più elevato
registrato dal magnetismo terrestre negli ultimi 2000 anni, i valori attuali sono attestati tra 1 e 1,5, con
una riduzione del 38% rispetto a quelli di duemila anni fa. In realtà, come dimostrano i rilievi
geologici, il fenomeno di cui siamo oggi responsabili, è già accaduto molte altre volte nella storia del
nostro pianeta. I campi magnetici sono cambiati almeno quattordici volte negli ultimi 4,5 milioni di
anni.
Secondo altri studiosi la riduzione del magnetismo terrestre, non è un fenomeno che rimane confinato
all'ambito dei fenomeni geofisici, ma svolge un'influeza diretta sulla vita di tutti gli organismi viventi e
soprattutto sulla fisiologia e la psiche umana, ma di questo parleremo più avanti.
Il secondo parametro geofisico che prende in considerazione Gregg Braden è la frequenza della Terra,
pari a circa 7.8 cicli o 7.8 hertz al secondo, un valore misurato per la prima volta nel 1898 a Colorado
Springs. Fino ad oggi si pensava che questa pulsazione fosse un valore costante, essendo rimasto
invariato fino a metà degli anni Ottanta. Invece negli ultimi decenni è stato registrato da più parti il
suo progressivo incremento.
Emozioni e magnetismo terrestre
Perché il cambiamento dei valori della frequenza e del magnetismo terrestre dovrebbero riguardarci da
vicino? "Le nostre emozioni - spiega Gregg Braden - sono intimamente legate al magnetismo della
terra, tanto che qualcuno lo ha paragonato ad una sorta di colla.
Duemila anni fa, sul pianeta c'era una grande quantità di questo collante in grado di tenere insieme
modelli di credenze, pensieri, sentimenti ed emozioni; ma con il decrescere del magnetismo questo
collante è diminuito notevolmente e così oggi è diventato più facile accedere alle nostre emozioni e
modificare il significato che esse hanno per noi". In altre parole, più facilmente che in passato oggi
diventa possibile ridefinire il significato della nostra esistenza, stabilire nuovi modelli di
comportamento, riscrivere la nostra vita. Per fare questo è necessario prestare attenzione alle emozioni
e alle relazioni interpersonali nel processo di crescita individuale, ed in realtà è proprio questo il tema
centrale del seminario oggetto del video Camminare tra i due mondi. Se si è in contatto con le nostre
emozioni, se lavoriamo sul significato delle relazioni che noi costruiamo, si può ritrovare la propria
essenza, riscoprire chi siamo.
Emozioni e rapporti interpersonali
Una delle emozioni che più di tutte ostacola l'evoluzione personale è, secondo Braden, la paura. Un
sentimento che nella nostra cultura veste maschere assai diverse: paura dei rapporti amorosi, paura di
non valere, paura di non riuscire a soddisfare impegni e responsabilità. "Quando giudichiamo
qualcuno - afferma Gregg Braden - cos'è che in realtà esprimiamo, se non paura? Paura che quella
persona possa dimostrarsi migliore di noi. Potrebbe aver ragione. In qualche modo, noi ci
paragoniamo ad un punto di riferimento esterno, ad un altro individuo, e la nostra paura è che
potremmo non essere all'altezza. Quando notiamo che la rigidità è dominate in un rapporto, qual è il
suo modello implicito? E' di nuovo la paura, la paura di cambiare.
Quando un genitore sceglie di essere "non coinvolto" con un figlio... cos'è che agisce dietro quella
mancanza di coinvolgimento? Le ragioni possono essere numerose, ma spesso c'è qualcos'altro di più
sottile dietro questo atteggiamento di apparente mancanza di interesse: è nuovamente la paura". La
paura, continua Gregg, riveste tantissime forme nella nostra vita, ma per quanto siano diverse, nella
maggior parte dei casi possono essere ridotte ad una o più combinazioni di tre paure universali: la
paura di essere abbandonati (o della separazione), la paura di non essere all'altezza della situazione (o
di non valere), la paura di dare troppa fiducia a chi potrebbe non meritarla.
La novità introdotta dallo studioso americano è che queste paure, da noi custodite, portano con loro
una carica emotiva che ci farà attrarre nella nostra vita proprio le cose che più temiamo. "Quanti
rapporti di lavoro - si chiede Gregg - abbiamo stabilito con persone che ci controllano o sono rigide?
Quante storie d'amore abbiamo costruito con le stesse caratteristiche?".
Se facciamo un'attenta analisi della nostra vita non è facile scoprire come spesso nelle nostre amicizie
da adulti, nelle nostre storie d'amore, nella vita professionale non facciamo altro che rivivere proprio
quei modelli che ci piacciono di meno. Secondo Gregg, questo accade perché abbiamo con il tempo
sviluppato una carica emotiva nei confronti di determinate paure o modelli comportamentali che poi
fungono da potente magnete per attirare verso di noi proprio quelle persone e quegli eventi che più
detestiamo.
Il motivo? E' molto semplice: solo così potremo confrontarci con esse e guarire. Si tratta di un
meccanismo oramai riconosciuto da numerose scuole psicologiche e psicanalitiche, ma che era stato
ben individuato già 2500 anni fa dagli Esseni.
I sette specchi Esseni dei rapporti umani
"Gli Esseni - spiega Gregg Braden - identificarono forse meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti
umani, riuscendo a categorizzarli ed a distinguere fra sette misteri, corrispondenti ad altrettante
tipologie di relazioni interpersonali che ciascun essere umano sperimenterebbe nel corso della sua vita
di relazione.
Gli Esseni li hanno definiti 'specchi', in grado di farci ricordare che in ogni momento della vita la
nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci
circondano". I sette specchi Esseni ci rimandano fedelmente al momento presente, mostrandoci che
tipo di energia emaniamo oppure se e come giudichiamo il prossimo. Tendono a illuminare il ruolo che
riveste nella nostra vita relazionale ciò che abbiamo perduto, ceduto, o ci è stato portato via.
Chiariscono perché ci innamoriamo, o perché abbiamo un dato tipo di rapporto con i genitori. Infine,
ci guidano nella percezione del sé svelando il modello ideale di perfezione che ci costringe entro
schemi predeterminati.
Nella prospettiva degli specchi esseni, i rapporti umani acquistano un forte interesse evolutivo poiché -
puntualizza Braden - noi stabiliamo rapporti con gli altri proprio per creare pensieri, sentimenti ed
emozioni che ci permettano di conoscere noi stessi e i rapporti con gli altri. E quando riusciamo a
sanare questi rapporti noi ne incarniamo il beneficio, irradiando una frequenza benefica nel sogno ad
occhi aperti che è la vita.
Compassione
La principale difficoltà lungo questo cammino di risanamento è quella di sfuggire alla logica della
polarità e della separazione. A questo, riguardo Gregg Braden racconta un episodio molto
emblematico: qualche tempo fa, la televisione diede notizia dell'eccidio di diecimila civili ruandesi per
mano di loro connazionali. Quella sera, Braden era in compagnia di tre amici, ognuno dei quali reagì in
maniera diversa alla tragica notizia. La prima ad esprimersi fu una donna che si infuriò, gridando: "E'
ridicolo! Quando manderemo i Marines ad uccidere i soldati che hanno massacrato i civili? Perché non
li fermiamo?".
L'altro amico, un uomo che si era avvicinato da poco alla filosofia New Age invece reagì, dicendo:
"Come? I Ruandesi? A qualche livello, quando sono nati, loro sapevano che sarebbero morti in quel
modo, era il loro karma... Sentite, è quasi ora di cena, mangiamo qualcosa?".
La terza persona era una donna, che in disparte, con le lacrime agli occhi si espresse così: "Non riesco a
dare un significato alle immagini che abbiamo appena visto. Ma non voglio che muoiano altri soldati.
Non credo neanche che dovremmo mandarvi i Marines, perché non voglio che ci siano altre vittime.
Anche se non ho mai conosciuto quella gente, provo un senso di vuoto per la loro scomparsa. Il fatto
stesso che loro non siano più qui mi fa sentire diversa".
La prima donna era polarizzata sulla rabbia, che rappresentava proprio il modo di pensare che aveva
causato la morte dei civili; l'uomo era evidentemente ancora immerso nel diniego, in quanto era stato
ferito così profondamente da ciò che aveva udito, che si era impedito di sentire; infine la seconda
donna, si era permessa di provare il sentimento della perdita di vite umane in prima persona, e di
aprirsi ad emozioni che però non teneva collegate ad una carica di rabbia. Ecco, solo lei aveva mostrato
concretamente cosa vuol dire provare un senso di compassione nella accezione degli antichi Esseni, un
sentimento molto simile a quello della tradizione buddhista.
Se, quando siamo testimoni di una grave offesa o di una tragedia, non proviamo nessuna sensazione, è
probabile che ne siamo rimasti feriti a tal punto da chiuderci all'evento.
Se invece proviamo sentimenti tali da voler cercare una compensazione del tipo: "Qualcuno deve
pagare", vuol dire che siamo nella polarità. In entrambi i casi stiamo agendo ancora alla vecchia
maniera: facciamo finta di non sentire o cerchiamo subito i colpevoli. In questo modo non cambierà
mai niente, né dentro né fuori di noi. Quando, al contrario ci permettiamo di sentire, come la seconda
donna del racconto di Gregg Braden, allora sappiamo che stiamo lavorando per ancorare in noi stessi e
nel pianeta una vibrazione guaritrice, quello che Braden chiama: compassione, intesa come
armonizzazione di emozione, pensiero e sentimento. Più precisamente: Pensiero senza attaccamento al
risultato; Sentimento senza distorsione; Emozione senza carica.
La compassione, in questa prospettiva, trascende la scienza, la religione e l'antico misticismo. Diventa
una sorta di nuova saggezza che non ha ancora un nome.
Il dono della benedizione
Perché possa essere realizzata in pieno, la compassione deve essere affiancata da un altro potente
strumento: il dono della benedizione, intesa in senso molto laico, slegato da qualsiasi religione o scuola
esoterica. Attraverso il dono della benedizione ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni
evento della nostra vita, sia esso gioioso o doloroso, abbia origine da una fonte unica. Nel momento in
cui benediciamo un evento che ci ha feriti o una persona che ha causato dolore o sofferenza,
affermiamo la natura divina o sacra (o se volete universale) di ciò che è accaduto.
Si tratta di guardare in faccia le persone o gli eventi che hanno causato sofferenza nella nostra vita e di
dire: "Io benedico questa persona o questa cosa". Quando riusciamo a fare questo veramente, con tutto
il cuore - assicura Gregg Braden - proviamo poi un profondo senso di liberazione e una grande
serenità. In questo modo, anche gli accadimenti più dolorosi, acquistano improvvisamente un'altra
luce. Come raggiungere l'obiettivo così impegnativo dell'accettazione? Cosa bisogna fare, per essere
sicuri di riuscirci? Non è più il tempo del fare - spiega, lo studioso americano - è tempo di diventare, di
cominciare a trasformare positivamente la nostra vita. Solo in questo modo potremmo riappropriarci
del potere personale e condurre un'esistenza soddisfacente e creativa, non più come vittime di qualche
oscuro meccanismo diabolico, ma come cocreatori della nostra stessa esistenza.

Commenti

Post popolari in questo blog

"Lì dove è stata perduta" il nuovo film di Claudio Guarini sulle personalità

Questo film nasce con il principale intento e obiettivo di trasmettere un messaggio, cioè quello di far comprendere a chi lo guarderà che la nostra vita, il nostro quotidiano è condizionato da una o più personalità. Esse sono state quasi sempre messe in moto sin dalla nostra infanzia, da quando eravamo bambini, periodo in cui hanno cominciato a nascere, a costruirsi nell’osservare i nostri genitori in determinate situazioni che hanno messo la mente in una situazione di disagio, di sofferenza, di mancanza, il cosiddetto trauma emotivo e psicologico. La mente ha creato un suo filtro attraverso il quale ha iniziato a vedere la propria vita, creando idee distorte su se stessi, sul mondo esterno, sul proprio maschile e sul proprio femminile. Un altro aspetto che viene affrontato e sottolineato all’interno della pellicola è il rapporto di coppia, la relazione in generale, ma anche quella con il proprio compagno/a e con i propri genitori. Si affronta un meccanismo che possiamo chiamare “rappo

L'inganno della personalità

"Lì dove è stata perduta"  , il film è stato in particolar modo per me, un mezzo per elaborare alcuni dei meccanismi delle personalità, soprattutto legati all'aspetto narcisistico e manipolatorio delle dipendenze affettive. Lo scopo del film non è solo l'elemento cinematografico, ma il messaggio che esso contiene, ossia quello di iniziare un vero lavoro di osservazione e crescita interiore, che tutti noi ogni giorno portiamo avanti. Qui di seguito metto in evidenza un nodo psicologico fondamentale espresso nel film, ma analizzandolo più nel dettaglio. Prova ad immaginare di avere una conversazione con Dio, con lo Spirito che è dentro di te e che guida ciascun essere umano. Chiedigli di mostrarti la verità su di te. E se la risposta fosse proprio questa? "Ciò che ti ostini a difendere è l’atteggiamento distruttivo della personalità legata alla paura dell’abbandono. Quando il partner sembra assumere un atteggiamento più distaccato, quindi non da mamma o papà, allor

CONVERSAZIONI CON L'ANIMA - Lo scopo della relazione

Spesso ci siamo chiesti se Dio esiste e se ci ascolta. La risposta è nascosta in questa domanda: siamo disposti ad accettare che quello che ci accade è la risposta alle nostre domande? Siamo disposti ad accettare che dietro il dolore, il trauma, il disagio che viviamo, si nasconde la chiave della nostra guarigione e dell'evoluzione della nostra coscienza? Qui di seguito, due piccoli estratti del nuovo libro (in uscita in autunno) in cui converso con Anima. "ANIMA: La propria famiglia d’origine dà l’imprinting sull’idea che un bambino si farà sulla donna, sull’uomo e sulla relazione di coppia e, in generale, con gli altri esseri umani. La prima tribù è proprio il nucleo famigliare. Si impara a confrontarsi, a interagire, ad affermarsi, a sentire se stessi e gli altri. Ma allo stesso tempo si formano tanti schemi e abitudini nella propria mente che poi influenzano tutto il corso della vita. L’essere umano vive un vuoto dentro e pensa di colmarlo attraverso delle compensazioni. P