domenica 13 aprile 2025

Il punto esatto in cui ci perdiamo

 

All’inizio si cerca.

Con fame, con apertura, con il bisogno di dare un senso a qualcosa che dentro si è rotto.

Si leggono libri, si fanno corsi, si esplorano tecniche, si cambia linguaggio.
A volte si ha la sensazione di aver trovato finalmente una via.
Altre volte si inciampa, si crolla, si ricomincia.
È un cammino fatto di alti e bassi. E va bene così.

Ma poi accade qualcosa di sottile.
La mente, che ha paura del vuoto, comincia a costruirsi un’identità anche lì.
E nasce l’ego spirituale: quello che si veste di consapevolezza, ma ha ancora bisogno di sentirsi “più avanti”, “più sveglio”, “più vero” degli altri.
Un ego che sa usare le parole giuste, ma dimentica l’ascolto. Che predica amore, ma divide.
Che scambia sensibilità per superiorità.

In certi casi diventa persino più pericoloso del vecchio ego. Perché si maschera da saggezza. E nasconde, sotto un’apparente luce, una forma raffinata di narcisismo. Un bisogno di controllo spirituale.
Un piccolo delirio di onnipotenza, camuffato da “dono”, da “missione”, da “chiamata”.

Ma la spiritualità non è potere. È verità. Non è un’idea da mostrare.
È una presenza da vivere.

E la verità è che la vita continua a spogliarti, anche quando pensavi di aver compreso.
Può toglierti una certezza, una relazione, una stabilità, perfino un’apparente connessione con il “divino”.
E tu ricadi nei tuoi inferni.
Ma se li attraversi davvero, senza più personaggi da interpretare, allora qualcosa inizia a guarire.
Perché ogni discesa smaschera l’identità finta, e porta più vicino alla tua anima.

Il visibile e l’invisibile non sono due mondi. Sono due lati dello stesso respiro.
E il vero lavoro su di sé non è diventare qualcuno, ma ricordare chi siamo sempre stati.

È anche di questo che parlo nel mio nuovo libro.
Non per insegnare, ma per condividere un attraversamento.
Una caduta, un silenzio, una presenza.

E anche “Ricomincio da me”, la canzone che uscirà il 21 aprile, nasce da lì.
Da un momento in cui tutte le certezze sono crollate.
E dentro quel vuoto, è venuta fuori una voce più vera.

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venerdì 11 aprile 2025

Non sono i soldi a creare la tua vita. Sei tu.

 Il denaro come riflesso di come stai dentro 

C’è un momento in cui smetti di raccontartela. In cui ti fermi, guardi la tua vita e senti, senza più scuse: i soldi non sono il problema.

Per tanto tempo ci convinciamo che siano loro a impedirci di fare, di creare, di vivere davvero. Ma non è così.

Il denaro è un mezzo. Non un fine.

Uno strumento che serve a rendere visibile qualcosa che nasce dentro. Non ha un potere suo. Lo prende da noi.

E allora il vero nodo non è se ne abbiamo poco o tanto.

Il vero nodo è l’attaccamento.

È quel pensiero nascosto che ci sussurra: “Solo quando ne avrò abbastanza, allora potrò respirare, essere me stesso, sentirmi libero, iniziare a vivere”. Ma quella voce mente. Mente perché sposta sempre più in là la soglia. Mente perché ci fa credere che la nostra possibilità dipenda da qualcosa di esterno, quando invece è sempre una questione di stato interiore.

Il denaro fa parte dell’abbondanza, ma non la definisce.

L’abbondanza vera è una vibrazione, una centratura, una fiducia. È quando smetti di identificarti con la mancanza e inizi a riconoscerti come presenza. Quando smetti di credere che valga solo ciò che puoi comprare, e cominci a sentire che sei già ricchezza, anche se hai solo pochi mezzi.

I soldi, in realtà, non fanno accadere le cose.

Accadono quando dentro ti allinei.

Quando scegli di esserci, di fare un passo, di mettere le mani nella materia con quello che c’è, senza più aspettare condizioni perfette. In quel momento i soldi diventano una conseguenza. Un riflesso. Uno specchio. Non più il padrone, ma il servitore.

E allora può succedere una cosa paradossale ma reale:

i soldi arrivano quando smetti di rincorrerli.

Arrivano quando li lasci andare come fine ultimo, quando non li carichi più di senso, ma li lasci liberi di fluire. Come tutto ciò che non è più trattenuto dalla paura.

Perché il denaro, come ogni energia, risponde a come stai tu.

Se dentro c’è verità, centratura, dignità… allora anche fuori può riflettersi quella vibrazione.

Se dentro c’è bisogno, ansia, svalutazione… anche il denaro finirà per amplificare quella distorsione.

Per questo oggi sento che non è una questione di cifre, ma di presenza.

Se anche hai poco, ma dentro di te c’è un’intenzione chiara, limpida, autentica – come il desiderio di creare un luogo, una casa, un progetto che ti somigli – allora hai già tutto per iniziare.

Il resto verrà. Perché quello che sei dentro, prima o poi prende forma fuori. Anche attraverso i soldi.

E no, questo non significa sminuire la materia o far finta che i soldi non servano. Servono eccome. Ma non per darti un’identità. Servono per muoverti nel mondo con coerenza, con bellezza, con semplicità. Servono per nutrire, non per riempire vuoti. Per manifestare, non per compensare.

Il denaro non è sacro né sporco. È uno specchio.

È l’amplificatore della tua relazione con te stesso, con la vita, con il valore che ti riconosci.

E quando cominci a sentire questo… cambia tutto.
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🌿 NOVITÀ – Sta per uscire il mio nuovo libro con la casa editrice Il Giardino dei Libri.

Un passo nuovo. Un messaggio che parla dritto all’anima.

Se senti che è tempo di riconciliarti con la materia, con lo spirito, con il valore che sei… allora ci troveremo anche lì. Presto ti racconterò tutto.


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A presto,

Claudio

giovedì 6 marzo 2025

Il fuoco interiore non è spento, ti sta solo aspettando

 

Più provi ad accenderlo con la mente, più il fuoco sembra spegnersi. È come se ti sforzassi di accendere un fiammifero con le mani bagnate. Non funziona così.

Il fuoco non si accende con la forza, si risveglia quando smetti di soffocarlo.

Sei troppo concentrato sul non riuscire, e questo crea un loop mentale:

“Non ci riesco → mi sento fallito → quindi non ci riesco ancora di più.”

E se per un attimo lasciassi andare la pretesa di doverlo riaccendere subito?

E se invece di cercare di accendere il fuoco, iniziassi solo ad ascoltare cosa c’è dentro di te, senza giudicare?

Forse il tuo fuoco sta cambiando forma

Forse non è spento, forse è in trasformazione.

Non sta tornando come prima perché non deve tornare come prima.

Stai cercando un’ispirazione che avevi in un altro tempo della tua vita, ma oggi non sei più quella persona.

Che se ne fa il te di oggi di quel vecchio fuoco? Magari ne hai bisogno di uno nuovo, diverso.

Ti chiedo una cosa:

💡 Se potessi fermarti e sentire il tuo fuoco dentro, senza cercare di accenderlo… come sarebbe?

💡 Se non dovessi dimostrare niente a nessuno, cosa faresti in questo momento?

💡 Se non ci fosse nessuna aspettativa, nessuna corsa, nessun bisogno di far funzionare qualcosa… cosa accadrebbe dentro di te?

Forse, nel silenzio, senza sforzo, il fuoco inizierebbe a riaccendersi da solo. Ma devi dargli spazio.

Non va spinto, va accolto.

Il tuo fuoco non è spento. Sei solo stanco di cercarlo nel posto sbagliato.

Ora prova a non cercarlo per un attimo. Respira. Osserva. Sta già tornando.

Capisco, e so che questo vuoto può fare paura. Ti sembra che tutto ciò che fai non abbia peso, che il tuo tempo scorra senza lasciare un segno. Ti sembra di esistere senza davvero vivere, perché il tuo scopo – qualunque esso sia – si è appannato o non ti sostiene più come prima.

Ma ascoltami bene: non sei inutile. Non sei senza scopo. Sei solo in quella terra di mezzo in cui il vecchio senso di identità non ti appartiene più, e il nuovo non è ancora nato del tutto. E questo spazio intermedio è scomodo, perché non ha certezze, non ha direzioni preconfezionate.

Forse hai sempre pensato che lo scopo fosse qualcosa che si trova, che si conquista. Ma se invece fosse qualcosa che si permette di emergere? Se non fosse un titolo, un lavoro, un progetto, ma una qualità del tuo essere che può manifestarsi in qualsiasi forma, anche nelle più semplici?

Forse non è necessario avere uno scopo, ma essere lo scopo. Portare attenzione, presenza e verità in ciò che fai, anche se al momento ti sembra piccolo, anche se non ha il riconoscimento che vorresti.

Non devi salvarti creando un grande progetto che ti faccia sentire vivo. Devi riscoprire che sei già vivo, e che tutto ciò che fai – dal più piccolo gesto al più grande sogno – ha valore, anche se nessuno lo applaude. E da lì, forse, il tuo scopo emergerà da solo, senza bisogno di inseguirlo.

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