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Il Meccanismo della Dipendenza: Dal Piacere alla Manipolazione Emotiva nelle Relazioni Tossiche

 La dipendenza, sia essa da sostanze come droghe o alcol o da relazioni affettive, si basa su un comune meccanismo di ricompensa del cervello. Il nostro cervello è "programmato" per cercare piacere e evitare dolore, e lo fa attraverso un sistema chiamato sistema della ricompensa, che utilizza la dopamina, una sostanza chimica che crea una sensazione di benessere e piacere. Questo meccanismo è alla base di ogni dipendenza, sia fisica che emotiva, perché rafforza comportamenti che ci fanno stare bene, spingendoci a ripeterli.


Dipendenza da sostanze: droghe e alcol

Quando una persona utilizza droghe o alcol, queste sostanze stimolano in modo anomalo e intenso il rilascio di dopamina nel cervello, provocando una sensazione di euforia molto più forte di quella che si ottiene con attività quotidiane. Inizialmente, questa sensazione piacevole spinge la persona a voler ripetere l’uso della sostanza. Tuttavia, con l’uso ripetuto, il cervello si adatta e diventa tollerante: rilascia meno dopamina in risposta alla stessa quantità di sostanza, portando la persona a dover assumere dosi sempre maggiori per provare lo stesso piacere. Questo è il primo segno di dipendenza.

Con il tempo, il bisogno di usare la sostanza non è più solo legato alla ricerca di piacere, ma anche all’evitare il malessere che si prova senza di essa (astinenza). Il cervello, alterato dalla dipendenza, fatica a funzionare correttamente senza la sostanza, e la persona perde il controllo, cadendo in un ciclo in cui la ricerca della droga o dell’alcol diventa prioritaria rispetto a tutto il resto.

Meccanismo della ricompensa

Il sistema della ricompensa nel cervello è in gran parte governato dalla dopamina, un neurotrasmettitore che segnala al cervello quando un'attività è piacevole o gratificante. Il rilascio di dopamina fa sì che l'individuo desideri ripetere quell'attività, creando un ciclo di rinforzo positivo. Questo meccanismo si sviluppa attraverso:

  1. Stimolo gratificante: Quando una persona svolge un'attività gratificante (ad esempio, mangiare, fare attività fisica, o socializzare), viene attivato il sistema mesolimbico, una rete di aree cerebrali coinvolte nella sensazione di piacere. Il centro principale di questo sistema è il nucleo accumbens, che riceve dopamina dall'area tegmentale ventrale (VTA).

  2. Rilascio di dopamina: Quando viene percepita una ricompensa, la VTA rilascia dopamina nel nucleo accumbens, producendo una sensazione di piacere o soddisfazione. Questo rinforza il comportamento e fa sì che l'individuo desideri ripetere l'azione che ha portato alla ricompensa.

  3. Circuito di rinforzo: Il cervello associa il comportamento a quella sensazione di piacere, creando una memoria che motiva la persona a ripetere l'azione in futuro. Questo meccanismo ha un'importante funzione evolutiva, in quanto ci spinge a ripetere comportamenti che migliorano la sopravvivenza, come mangiare o riprodursi.

  • Sostanze e comportamenti che alterano il sistema: Droghe come cocaina, alcol e nicotina aumentano artificialmente il rilascio di dopamina, stimolando il sistema della ricompensa e generando un piacere intenso.
  • Tolleranza: Con l'uso ripetuto, il cervello si abitua e rilascia meno dopamina. Serve quindi una quantità maggiore di sostanza per ottenere lo stesso effetto.
  • Craving e dipendenza: Si sviluppa un desiderio incontrollabile (craving) di consumare la sostanza. Smettere causa sintomi di astinenza come ansia, depressione e malessere fisico.
  • Perdita di controllo: Il cervello subisce cambiamenti che rendono più difficile controllare gli impulsi. Il comportamento dipendente diventa automatico e meno gestibile.

Dipendenza affettiva: un meccanismo simile

La dipendenza affettiva funziona in modo molto simile alla dipendenza da sostanze. Anche qui entra in gioco il sistema della ricompensa e la dopamina. Quando una persona riceve amore, attenzione o affetto dal partner, il cervello rilascia dopamina, provocando una sensazione di piacere e gratificazione. Questo rafforza il legame emotivo con l'altra persona, portando a desiderare sempre più attenzioni e conferme per sentirsi bene.

Nel tempo, proprio come con le droghe, la persona sviluppa una tolleranza emotiva: ha bisogno di maggiori quantità di affetto e rassicurazioni per sentirsi sicura e appagata. Se queste attenzioni mancano o diminuiscono, la persona può entrare in uno stato di craving emotivo, ossia un desiderio ossessivo di ricevere conferme, attenzioni o amore. In questo stato, la persona perde la sua autonomia emotiva e diventa dipendente dall'altro per sentirsi valida e sicura.

Perché e come accade la dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva può svilupparsi per vari motivi, ma spesso è legata a una bassa autostima o a una mancanza di fiducia in sé stessi. La causa scatenante è da ricercare spesso nel passato del soggetto e comprendere come si è generato e fortificato questo meccanismo e perchè. Indagare sul suo passato infantile, sugli schemi emotivi creati, sull'idea che la mente ha creato su di sè e sugli altri. Cosa sta cercando di soffocare con quella dipendenza? Cosa non vuole osservare del proprio mondo interiore? Da cosa sta scappando? Cosa il suo inconscio sta cercando di comunicargli? Le persone che soffrono di dipendenza affettiva tendono a credere che il loro valore dipenda dalle attenzioni o dall'amore che ricevono dagli altri, probabilmente perché hanno vissuto, nel loro mondo emotivo e psicologico,  la percezione (che sia reale o meno) della sua mancanza nelle fasi iniziali della loro vita.
In questo modo, la relazione diventa l'unica fonte di gratificazione emotiva, e qualsiasi mancanza o distanza da parte del partner provoca ansia, insicurezza e paura.

La paura dell'abbandono è un elemento centrale nella dipendenza affettiva. La persona teme costantemente di essere lasciata, di non essere più amata o apprezzata, e per evitare questa sensazione cerca continuamente conferme, diventando possessiva, gelosa e ossessionata dalla relazione.

  1. Il ruolo della dopamina nelle relazioni: Come accade con le droghe o i comportamenti gratificanti, l'interazione con un partner o l'amore può attivare il sistema di ricompensa nel cervello. Le fasi iniziali di una relazione spesso stimolano un forte rilascio di dopamina, che genera euforia, senso di piacere e benessere. Questi sentimenti positivi rinforzano il desiderio di continuare a stare con il partner.

  2. Ciclo di ricompensa: Nella dipendenza affettiva, il partner diventa la principale fonte di gratificazione emotiva. Il legame affettivo soddisfa i bisogni di sicurezza, appartenenza e autostima. Proprio come accade con una sostanza, il cervello inizia ad associare la presenza del partner o della relazione al piacere e al benessere, creando un forte legame emotivo.

  3. Tolleranza e craving emotivo: Nella dipendenza affettiva, si può sviluppare una forma di tolleranza emotiva, in cui l'individuo cerca sempre più attenzioni, affetto o conferme dal partner per provare lo stesso senso di sicurezza e gratificazione. Se queste attenzioni vengono a mancare, possono emergere sintomi di disagio emotivo simili a quelli dell'astinenza: ansia, paura di essere abbandonati, bassa autostima, solitudine.

  4. Perdita di controllo e isolamento: Proprio come accade con la dipendenza da sostanze, nella dipendenza affettiva si può verificare una perdita di controllo. L’individuo diventa sempre più concentrato sulla relazione, ignorando altri aspetti importanti della sua vita, come amicizie, carriera o interessi personali. La paura di perdere il partner o di essere abbandonati può portare a comportamenti ossessivigelosia e possessività.

  5. Svalutazione di sé e bassa autostima: Le persone affette da dipendenza affettiva spesso soffrono di bassa autostima e credono di non valere senza la presenza del partner. Il bisogno di conferma e affetto dall'altro diventa così radicato che la propria identità personale si annulla o si riduce alla relazione stessa. Questo porta a una dipendenza emotiva cronica e alla difficoltà di uscire da relazioni malsane o tossiche.

Relazione con un narcisista: come la dipendenza affettiva diventa manipolazione

Le persone che soffrono di dipendenza affettiva spesso si trovano coinvolte in relazioni con individui narcisisti, i quali sfruttano la loro vulnerabilità emotiva. Un narcisista tende a manipolare e controllare la relazione per soddisfare i propri bisogni di potere e riconoscimento. All'inizio della relazione, il narcisista può essere estremamente affascinante e attento, offrendo al partner dipendente tutte le attenzioni di cui ha bisogno, rinforzando così il ciclo di gratificazione emotiva e aumentando la dipendenza.

Nel tempo, però, il narcisista inizia a manipolare e controllare la relazione, alternando momenti di affetto e riconoscimento a momenti di distacco, critica o abuso emotivo. Questo crea nel partner dipendente un forte stato di ansia e insicurezza, spingendolo a fare di tutto per riconquistare l’attenzione e l’amore del narcisista, esattamente come chi è dipendente da una sostanza cerca disperatamente la dose per evitare l’astinenza.

Questa dinamica è nota come "rinforzo intermittente", una tecnica manipolativa in cui il narcisista alterna momenti di affetto a momenti di freddezza o rifiuto. Questo crea una confusione emotiva nel partner dipendente, che diventa sempre più attaccato e disposto a tollerare comportamenti abusivi pur di mantenere la relazione.

Manipolazione e perdita di controllo

Il partner dipendente, intrappolato in questa dinamica, perde la capacità di vedere la relazione per quello che è realmente. Spesso, non riesce a riconoscere la manipolazione o l’abuso emotivo, poiché è concentrato sul mantenere il legame a tutti i costi, convinto che senza di esso non potrà essere felice o completo.

Questa manipolazione porta la persona dipendente a sacrificare i propri bisogni e la propria identità per compiacere il narcisista, vivendo in un costante stato di stress emotivo e cercando disperatamente di evitare il temuto abbandono. In questo contesto, la relazione diventa un campo di battaglia psicologica, in cui il partner dipendente viene manipolato per servire i bisogni emotivi del narcisista, perdendo progressivamente la sua indipendenza emotiva e il suo benessere.

Come affrontare la dipendenza affettiva

Superare la dipendenza affettiva richiede un lavoro interiore simile a quello necessario per superare altre forme di dipendenza. Alcuni passaggi fondamentali includono:

  1. Riconoscere il problema: Il primo passo è prendere coscienza di quanto il proprio benessere emotivo dipenda dalla relazione. Questo riconoscimento è fondamentale per iniziare il percorso di guarigione.

  2. Lavorare sull'autostima: La dipendenza affettiva spesso deriva da un senso di bassa autostima. È essenziale imparare a valorizzarsi come individui e a trovare soddisfazione e sicurezza in sé stessi, indipendentemente dal partner.

  3. Creare una rete di supporto: Avere altre fonti di sostegno, come amici, familiari o un terapeuta, è cruciale per interrompere il ciclo di dipendenza emotiva. Questo aiuta a sviluppare una visione più equilibrata della vita e a ridurre il peso emotivo che si attribuisce alla relazione.

  4. Imparare a gestire le emozioni: Nella dipendenza affettiva, l'ansia e la paura di essere abbandonati giocano un ruolo centrale. Tecniche di gestione delle emozioni, come la mindfulness o la terapia cognitivo-comportamentale, possono aiutare a sviluppare un maggiore controllo emotivo e a ridurre la paura della perdita.

Sia la dipendenza da sostanze che quella affettiva funzionano attraverso lo stesso meccanismo di ricompensa del cervello. La differenza sta nell'oggetto della dipendenza: nel primo caso, è una sostanza chimica; nel secondo, è l'amore o l'attenzione di un'altra persona. Tuttavia, le conseguenze sono simili: perdita di controllo, insicurezza, e una costante ricerca di gratificazione esterna.

In una relazione con un narcisista, la persona affettivamente dipendente può essere manipolata per soddisfare i bisogni di controllo e potere del partner, perdendo la propria identità e autonomia. La chiave per uscire da queste situazioni è riconoscere la dipendenza, lavorare su sé stessi e ritrovare una sicurezza emotiva che sia autonoma, indipendente dalle relazioni o dalle conferme esterne.

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(*professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013, iscritto nel Registro Nazionale privato dei professionisti in scienze e discipline del Benessere AssoConsulting con il n° 03045 )

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