Evitare la carne e sì alla dieta vegetariana






vegetariani riduzione cancro leucemiaLa dieta vegetariana permette una riduzione del rischio di cancro (di qualsiasi tipo) del 12% e nel caso delle leucemie addirittura del 45%
Da trent'anni a questa parte, periodicamente, si leggono sui giornali notizie circa il vantaggio dal punto di vista della salute che deriva dall'abbracciare una dieta di tipo vegetariano.

Queste notizie sono solitamente la trasposizione per l'opinione pubblica di risultati di studi scientifici compiuti in qualche università o istituto di ricerca che si è interrogato sulle conseguenze per l'essere umano di un'alimentazione priva di carne.
È di queste ultime settimane l'ennesima notizia che va in questo senso e cioè da uno studio, che si dice sia uno dei più completi mai eseguiti in materia, compiuto dai ricercatori del Cancer Research dell'Università di Oxford, pubblicato sul British Journal of Cancer il primo luglio 2009 e ripreso poi dal Guardian, si evince che la dieta vegetariana permette una riduzione del rischio di cancro (di qualsiasi tipo) del 12% e nel caso delle leucemie addirittura del 45%. Per arrivare a queste conclusioni questo studio ha analizzato lo stato di salute di 61.000 persone nel corso di 12 anni della loro esistenza. Il pesce (e qui non si capisce bene perché i media abbiano strillato alle gioie del vegetarianesimo tout court senza fare questa precisazione) è stato considerato all'interno dell'alimentazione “sana” insieme a frutta e verdura.
vegetarianesimo malattie dietaLa dieta vegetariana riduce moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e divertico
Ovviamente anche questo studio, per parola di uno dei suoi autori, la dottoressa Naomi Allen, afferma di essere insufficiente. Servono infatti a suo dire ulteriori ricerche che confermino la salubrità di questa dieta e a tal fine l'indagine, che fa parte di un progetto di ricerca internazionale molto ampio che si chiama “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”, proseguirà sia a Oxford sia in altri centri di ricerca sul cancro.

“Servono altri dati” è un mantra della medicina ufficiale che si applicasolitamente a ipotesi che potremmo definire “altre”: omeopatia, vegetarianesimo, medicina ortomolecolare, fitoterapia ecc. Non si applica, invece, ai farmaci di pronta approvazione nonostante il brevissimo periodo di sperimentazione o aivaccini studiati su qualche migliaio di individui e per pochissimi mesi o anni (senza quindi la possibilità di verificarne concreti effetti collaterali nel lungo periodo).
Eppure notizie di studi scientifici di rilievo a conferma dei vantaggi della dieta vegetariana le abbiamo già da decenni. Basti ricordare su tutti che nel 1988 la più importante associazione scientifica statunitense sull'alimentazione, l'American Dietetic Association, ha pubblicato una raccolta di dati scientifici dal titolo “Position of the American Dietetic Association 'Vegetarian Diets' - Technical Support Paper” (Ada Reports, vol. 88, 1988, pp. 352-355) in cui vengono evidenziate positivamente le relazioni tra dieta vegetariana e riduzione di rischio per moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticolosi intestinale. Che proprio poca cosa non è.
Una bibliografia veramente imponente suddivisa per patologie e correlazione con la dieta vegetariana si trova nel sito della Società Scientifica di Nutrizione vegetariana. Solo scorrendo l'indice di questi studi balza chiaramente agli occhi la linearità del dato: vegetariano è meglio. E sotto moltissimi punti di vista. Allora, per qualsiasi essere dotato di una dose normale di intelligenza, la domanda sorge spontanea: perché non ci sono prese di posizione delle istituzioni mediche e scientifiche (e politiche!) ufficiali a favore di una dieta di questo tipo che viene, invece, spesso additata come fonte di carenze, malattie, estremismo ecologista ecc.?
Ma se un farmaco dovesse conseguire questi stessi risultati di quelli veicolati con l'ultimo studio di cui si è detto (statisticamente sono risultati molto rilevanti) non accadrebbe qualcosa di completamente diverso? Per avere un'idea, si pensi che un nuovo chemioterapico utilizzato in oncologia che determina un aumento della durata della vita del paziente (con quale qualità si può immaginare) di qualche mese viene sbandierato dal marketing farmaceutico come un farmaco rivoluzionario...
frutta verduraAbbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi carico
La questione di fondo è dunque probabilmente di tipo culturale nonché economico. Abbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi carico. Per altro verso, brevettare mele e insalata in funzione anticancro non è al momento possibile e l'industria farmaceutica e l'indotto istituzionale medico-sanitario non hanno alcun interesse nel sostenere questa posizione.

Due quindi i percorsi attuabili: lasciare Big Pharma al suo destino senza il nostro sostegno così come si fa in natura con squali e barracuda e pensare alla sofferenza degli altri esseri viventi (animali) nonché alla nostra futura in caso di scelte scorrette. E se è vero e risaputo che in un certo senso la realtà è molto complessa e tutto poi è sempre “relativo” per cui non è dato di sapere che incidenza avranno determinate scelte di vita sul proprio destino, perlomeno possiamo però agire nel limite di quelle che sono le informazioni che abbiamo e il “sentire” che ci coglie. La consapevolezza di aver fatto il possibile e avere la coscienza a posto non è un requisito da poco per un'esistenza più serena.Comunque vada, da un punto di vista matematico, la sofferenza risultante complessiva sarà ridotta.


Mangiar carne fa male

I medici: evitare la carne e sì alla dieta vegetariana
 

«La carne? Meglio non mangiarla».
E’ stato traumatico, per molti, il messaggio lanciato al recente convegno dedicato alla corretta alimentazione e svoltosi a Prova, soprattutto in un periodo nel quale la riscoperta della buona tavola e dei cibi tradizionali (molto spesso a base di carne) è diventata quasi una moda «culturale», esaltata anche dai mass-media.
Ecco perchè hanno destato molta sorpresa affermazioni come «mangiar carne fa male» e «se la gente sapesse quello che provoca, non ne mangerebbe».
A lanciare il messaggio, che di fatto era un invito a una dieta vegetariana, sono stati esperti di grande valore: Roberta Siani, responsabile del Progetto disordini alimentari del reparto di Psichiatria dell’ospedale cittadino di Borgo Roma; Pietro Madera, responsabile del Sert dell’Ulss 20; Francesca Bonini, biotecnologa e docente di alimentazione, che sono intervenuti col coordinamento del dottor Giuseppe Piasentin, medico del Pronto soccorso del «Fracastoro».
Partendo dal presupposto che si tratta soprattutto di una questione di cultura, i relatori hanno chiarito che il problema del consumo della carne ha due importanti conseguenze: una sulla salute delle persone e una, più in generale, su quello – drammatico – della fame nel mondo.
Ci sono tre categorie di cibi, ha ricordato Madera: i cibi «virtù», che assorbono l’energia dal sole e la trasmettono all’uomo, conferendogli salute, longevità e serenità (frutta fresca e verdura, cereali integrali, latte, burro, miele, yogurt, formaggi non fermentati e simili); i cibi «passione», dai sapori intensi, i quali danno un’energia che dura poco e che se sono consumati regolarmente producono malattia (cereali raffinati, spezie, caffé, formaggi stagionati, sale, dolci, zuccheri); infine i cibi «inerti», che hanno cioè poca energia, appesantiscono e intossicano, predisponendo alle cosiddette malattie del benessere e ai tumori (carne, salumi, alcol, grassi animali, uova dopo il quindicesimo giorno, cibi conservati, aceto).
L’influenza del consumo di carne sul problema della fame nel mondo si evince invece da alcuni dati sorprendenti: per produrre un chilo di carne (sufficiente per sfamare 5-6 persone) si consumano 30mila litri di acqua e 16 chili di cereali (che ne sfamerebbero 40-50). Basti pensare che tre quarti della produzione mondiale di cereali è dedicata agli allevamenti per la produzione di carne. «Se si consumasse meno carne e si cambiasse il nostro sistema alimentare», hanno concluso gli esperti, «ridurremmo le patologie e daremmo al Terzo mondo la possibilità di soffrire meno la fame, senza contare che le popolazioni vegetariane sono meno aggressive e più pacifiche di quelle che si alimentano con la carne».
Un invito esplicito, quindi, a preferire una dieta con meno carne o, addirittura, vegetariana, la sola in grado di garantire una alimentazione più sana, secondo i medici. Gli esempi di chi la segue, del resto, sono numerosi.
La lista dei vegetariani celebri parte dall’antichità per arrivare ai nostri giorni e comprende, in ordine sparso, Aristotele, Pitagora, Cicerone, Diogene, Platone, Plinio, Socrate, Seneca, Sofocle, Epicuro, San Francesco, Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Edison, Franklin, Freud, Gandhi, Ippocrate, Mazzini, Newton, Nietsche, Paganini, Pascal, Wagner. Tanti anche i personaggi dello spettacolo e della cultura che non consumano carne: Giorgio Albertazzi, Brigitte Bardot, Adriano Celentano, John Lennon, Bob Dylan, Gianni Morandi, Sting, Jovanotti, Umberto Veronesi.G.B.
FonteL’Arena.it
ASCOLTATE TUTTO QUESTA CONFERENZA E IMPARATE UN PO DI COSE...

Codex Veganus from nonsoloanima.TV on Vimeo.

E VOLETE ANCORA CHE SI COMPIA QUESTO SCEMPIO SU ALTRI ESSERI VIVENTI??

Commenti

Posta un commento

I commenti a scopo offensivo, di ingiuria e senza un legame con tale argomento verranno rimossi.

Post più popolari