il ricordo di se’ ( parte III )

il ricordo di se’
( parte III )




uomo vitruviano disegnato da Leonardo
Ricorda te stesso sempre e dovunque. Il ricordo di sé produce precisi mutamenti chimici che provocano la comparsa dell'essenza dell'essere umano.
P.D. Ouspensky
L'attenzione divisa non produce risultati immediati e i centri superiori non possono sopraggiungere senza lo sforzo perseverante di molti anni. Svegliarsi è difficile, ma può essere fatto. E' impossibile svegliarsi senza dedicarsi totalmente alla propria evoluzione. Si è in errore se si pensa che siano sufficienti delle mezze misure.
Robert Earl Burton

vedere il sonno

Un risultato importante che si ottiene dagli esercizi di ricordo è quello di toccare con mano il proprio stato ipnotico. Possiamo comprendere che se siamo svegli solo nei momenti in cui ci sforziamo di ricordarcelo, allora dormiamo e viviamo come burattini per tutto il resto della giornata. Prendiamo decisioni nel sonno, lavoriamo nel sonno, studiamo nel sonno, facciamo l'amore nel sonno, intratteniamo i rapporti umani nel sonno.
Praticando gli esercizi, dopo un po’ di tempo, ci ricorderemo di noi - cioè saremo coscientemente presenti - anche al di fuori dei momenti stabiliti per l'esercizio. Magari camminando per strada improvvisamente ci ricorderemo di noi ("Ecco, sono presente, cammino e mi ricordo di me, non sto vagando fra i pensieri come al solito"), senza averlo prestabilito e senza aver fatto uno sforzo. In tal caso potremo approfittare della situazione mantenendo quello stato di presenza più a lungo possibile prima di ricadere nel sonno, ma, come detto in precedenza, non si devono fare sforzi al di fuori dello spazio riservato agli esercizi.
Nei momenti di ricordo, osservandoci con attenzione, possiamo cogliere la differenza fra lo stato di coscienza in cui ci ricordiamo di noi e lo stato in cui eravamo un attimo prima, quando non ci ricordavamo e stavamo dormendo. E' indispensabile portare avanti questo lavoro sul cogliere la differenza fra i due stati di coscienza. Dovremmo farlo ogni volta che ci è possibile, ossia ogni volta che ce ne ricordiamo.
Se stiamo scendendo dall'autobus e ci ricordiamo di noi per un istante, se riusciamo cioè a essere presenti e non compiamo nel sonno quell'azione ("Ecco, ci sono, sono presente e sto scendendo dall'autobus"), possiamo sforzarci di prolungare questo stato cogliendo la differenza tra come siamo adesso e come eravamo qualche minuto prima sull'autobus: "Cosa facevo? A cosa ho pensato per tutto il tempo del viaggio? Se io sono presente solo ora, allora chi pensava e chi compiva le azioni al mio posto fino a poco prima? Nel sonno avrei potuto picchiare qualcuno reagendo a un'offesa, avrei potuto decidere di cambiare lavoro, o avrei potuto invaghirmi di una persona e risolvermi in seguito di sposarla."
Vivere nel sonno è pericoloso, ma lo si può comprendere solo a un certo grado di risveglio. L'uomo comune, che non ha mai provato a svegliarsi, non puo’ essere cosciente del pericolo derivante dal trascorrere la propria vita nel sonno. D'altronde le cronache quotidiane illustrano in maniera soddisfacente le conseguenze della vita nel sonno. Siamo sonnambuli che camminano dormendo sul cornicione di un palazzo a venti metri da terra! Finché dormiamo sembra che vada tutto bene.
Se, ad esempio, mentre mangiamo un panino proviamo a fare l'esercizio di ricordo di sé, possiamo confrontare i momenti in cui siamo coscienti delle azioni che compiamo con quelli in cui invece mangiamo pensando a tutt'altro, e quindi in effetti non mangiamo nel vero senso del termine, perché il nostro corpo fisico mangia meccanicamente senza che noi ne siamo coscienti ("Adesso mangio e sono presente, porto il panino alla bocca e lo mordo, e ne sono cosciente. Ma un attimo prima dove ero mentre mangiavo? Perché la mia autocoscienza non era qui con me?").
Il risveglio consiste nello sforzo di ricordarsi di sé e nel successivo confronto fra i momenti di ricordo, di effettiva presenza, e i momenti precedenti di sonno, di assenza. Se riusciamo a sentire dentro di noi in modo EMOTIVO questa sottile ma enorme differenza allora abbiamo compreso la differenza fra un essere umano che dorme e un essere umano che cerca di svegliarsi. Questo significa toccare con mano il proprio stato ipnotico, e sovente qualcuno ne rimane sconvolto.

volontà [thelema]

Il secondo scopo degli esercizi è sviluppare un ottimo grado di forza di Volontà - in greco Thelema, come viene definita negli insegnamenti di Aleister Crowley - indispensabile in tutti gli aspetti del lavoro su di sé. Quando lavoriamo sull'immaginazione negativa (il "dialogo interno" della nostra mente) e sulle emozioni negative, possiamo sfruttare la Volontà costruita grazie al ricordo di sé.
Rammentiamo che l'uomo addormentato non possiede vera forza di Volontà, egli fa ciò che la vita gli permette di fare; questo può anche consentirgli di divenire casualmente un uomo colto e di successo, ma non di acquisire un reale potere sugli eventi circostanti. Il fatto che dobbiamo compiere degli sforzi immani per combattere la meccanicità dei nostri atti e ricordarci di noi, è la dimostrazione di questa nostra incapacità di volere. Pensiamo di essere liberi di volere perché decidiamo cosa ordinare al ristorante, mentre in realtà non decidiamo nemmeno quello, i nostri meccanismi inconsci decidono, e loro decidono in base alle informazioni presenti nell’ambiente. Fingiamo di volere, mentre ci lasciamo trascinare da forze più grandi di noi.
La forza di Volontà non è altro che la capacità di utilizzare l'energia. Gli esercizi sul ricordo aumentano la nostra capacità di disporre dell'energia. Quando cominciamo a svolgere questi esercizi per noi è un giorno storico, sacro, perché per la prima volta opponiamo resistenza cosciente alla meccanicità che ci ha sovrastati durante tutta la nostra vita. Per la prima volta ci sforziamo di decidere qualcosa: "Voglio essere io a stabilire cosa pensare e quando pensarlo, voglio decidere io se arrabbiarmi o no, se avere paura o no. Non voglio più essere schiavo". Un uomo nuovo sta nascendo in noi e ora vuole essere padrone in casa sua.
Dobbiamo diventare degli specialisti del ricordo di sé. Ci sono persone brave a giocare a scacchi, altre brave in uno sport, altre ancora nel cucinare dolci o suonare uno strumento, e alcune sanno fare molto bene il loro particolare lavoro... noi siamo specializzati nel ricordo di noi stessi. Ci accorgeremo presto che ogni altra questione è di minore importanza. Non importa che lavoro facciamo per mantenerci, la nostra specializzazione deve diventare il ricordo di noi stessi. Questa è la nostra preoccupazione più grande: svegliarci. E solo se questa attività diviene il nostro centro di gravità permanente per anni, allora possiamo sperare di svegliarci. Avere un lavoro o essere disoccupati non è di alcuna importanza se non si è svegli. Avere un partner o essere single non fa differenza finché si dorme. Nel sonno è tutto uguale.
Ogni singolo sforzo compiuto nel tentativo di svegliarsi provoca una TRASMUTAZIONE ALCHEMICA: durante questi tentativi di ricordo di sé si viene a creare un notevole attrito fra l'abitudine meccanica della nostra esistenza e il nostro voler diventare coscienti. Questo attrito genera un « fuoco », e questo Fuoco agisce sui nostri atomi per creare nuovi elementi più sottili che costituiranno i "corpi superiori", compreso il corpo dell'anima o « corpo di gloria ». Tale trasmutazione coinvolge anche lo sviluppo dei corpi emotivo (astrale) e mentale, con la conseguente acquisizione di siddhi, i poteri inerenti il mago: capacità di viaggiare in astrale, materializzare e smaterializzare oggetti, invocare ed evocare entità presenti sul piano astrale e sui piani più alti.
Quel punto di luce che è l'anima comincia ad aggregare gli atomi per costruire il suo nuovo corpo e il nostro centro di consapevolezza inizia a spostarsi in quella direzione, il nostro Cuore comincia ad aprirsi. Il primo giorno in cui compiamo sforzi qualcosa cambia per sempre in noi. Ovviamente, se gli sforzi si limiteranno a pochi mesi di tempo e non proseguiranno, non accadrà nulla di tangibile, ma un seme è stato comunque gettato.
libro alchemico di Giacinto Grimaldi

difficoltà

Quando si inizia la pratica di esercizi per il ricordo di sé si possono verificare due condizioni in particolare: si incontrano subito grosse difficoltà e non ci si ricorda nemmeno di fare gli esercizi, oppure si riesce molto bene per qualche giorno o settimana, ma poi si subisce un rapido calo di energia e si abbandona tutto. Entrambi i comportamenti sono perfettamente normali.
Per qualcuno all'inizio sarà difficile persino il ricordarsi di stabilire al mattino appena sveglio in quali occasioni si sforzerà di ricordarsi di sé durante il giorno. E' necessario trovare la forza di Volontà per eseguire almeno i passi iniziali. Il fatto che durante il giorno non riusciamo a essere presenti nemmeno una volta è perfettamente normale, ma se non ce lo imponiamo con forza non abbiamo speranza di migliorare. E' vitale non abbattersi in questa fase, per quanto possa durare a lungo, e ribadire ogni giorno il proprio desiderio di ricordarsi di sé.
Teniamo a mente che lo scopo è sforzarsi, tendere verso, non raggiungere il risultato voluto. Paradossalmente l'esercizio funziona solo fino a quando non siamo in grado di farlo bene e ci sforziamo di farlo.
Quando si riesce anche per una sola volta a essere presenti mentre si sta compiendo una delle azioni descritte negli esercizi, si deve assaporare quel momento cercando di prolungarlo: "Ecco, sono vivo, sono presente qui-e-ora, mi sto ricordando di me, sono in uno stato di coscienza diverso da quello in cui ero prima e diverso da quello in cui sarò fra qualche istante". All'inizio il lavoro è soprattutto mentale, si è costretti a ripetersi frasi simili, in cui si afferma di essere presenti; con il tempo diventerà uno stato interiore: ci si sentirà presenti senza alcun bisogno di ripeterselo; poi diverrà un fatto emozionale (EMOZIONALE SUPERIORE), e solo questo sarà il vero ricordo di sé!
Grazie al contatto con un sistema di pensiero nuovo e all'entusiasmo iniziale che ne deriva accade spesso che si riesca a svolgere anche più esercizi nella stessa giornata e che ci si accorga subito della differenza fra i momenti di presenza e quelli di sonno. Altrettanto spesso però accade che l'entusiasmo iniziale svanisca e si perda totalmente interesse per gli esercizi, se non addirittura per il lavoro su di sé in generale. I cali di energia devono essere previsti, perché sono ciclici e rispettano leggi ben precise su cui noi non abbiamo potere. Ma già il solo fatto di sapere che tali cali devono obbligatoriamente arrivare serve a non far precipitare l'individuo nell'abbattimento più completo.
I cali devono avvenire perché così vogliono le leggi naturali, che sono cicliche. L'attenzione non va concentrata sul tentativo di evitarli, bensì sui metodi per uscirne velocemente grazie a nuove immissioni di energia: leggere un libro, vedere un film particolare, parlare con persone che sono anche loro impegnate nel lavoro, assistere a conferenze... La necessità di contrastare i cali ciclici di energia è forse il principale motivo per cui non è possibile lavorare da soli e a un certo punto è indispensabile trovare una scuola.
Quando si intraprende la strada del risveglio e si decide di iniziare con gli sforzi per ricordarsi di sé, accade di frequente che agli sguardi dei nostri conoscenti - paradossalmente - si appaia come più distratti e meno presenti. Ciò è normale e accade perché non siamo abituati allo stato di ricordo di noi stessi, che è uno stato di attenzione divisa. Il fatto di dividere l'attenzione, all'inizio, e per un lungo periodo, impiega tutte le nostre energie, per cui succede spesso di dimenticare oggetti, di scordare gli appuntamenti, di girare nella via sbagliata, di non afferrare ciò che il nostro interlocutore sta dicendo. Sembriamo più assenti agli occhi degli altri proprio perché ci stiamo sforzando di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto e nessuno fa mai: essere presente.
Inoltre il risveglio ci modifica caratterialmente: tutto ciò che è superfluo nella nostra macchina biologica progressivamente scompare. Di conseguenza alcuni potranno trovarci meno interessanti, o più noiosi, o più seri. In realtà non stiamo diventando meno interessanti, è solo che disidentificandoci dalla macchina e identificandoci con l'anima, non rispecchiamo più le aspettative della società, la quale si fonda sulle caratteristiche della macchina biologica: l'essere al centro dell'attenzione, l'essere competitivi, il discutere con coinvolgimento degli argomenti futili più alla moda in un dato momento, esprimere inutili opinioni su qualunque avvenimento... e così via. D'altra parte diventeremo sempre più interessanti e riconoscibili agli occhi di chi ha intrapreso un percorso di risveglio come noi, o di chi possiede anche solo una visione più profonda dell'esistenza rispetto alla norma.
Presence of mind, 1960, di Renè Magritte, dal sito http://www.atara.net

economizzare l'energia

L'uomo ha in sé la capacità di costruire un nuovo corpo che gli permette di cogliere la quarta dimensione, una realtà completamente diversa da quella che percepisce nelle condizioni ordinarie, una realtà che agli altri risulta accessibile solo per mezzo delle droghe, ma per fare ciò ha bisogno di una quantità notevole di energia. All'inizio tale energia viene ricavata semplicemente dalla drastica riduzione degli sprechi. Un uomo infatti, possiede già nella sua macchina biologica l'energia necessaria a iniziare il lavoro su di sé, ma non ne può disporre perché la disperde continuamente in attività inutili e dannose.
Il suo primo obiettivo deve essere quindi il risparmio di energia. Questo gli consentirà di disporre della quantità di energia necessaria a fare sforzi per il ricordo di sé. Gli sforzi per ricordare se stessi necessitano di molta energia. Tali sforzi con il tempo produrranno episodi di reale ricordo di sé, e questi faranno affluire ulteriore energia da reimpiegarsi nel lavoro.
Per risparmiare energia dobbiamo lottare contro le abitudini che ci costringono a disperderla. Sprechiamo energia provando emozioni negative di ogni sorta (quando siamo in ansia, quando ci arrabbiamo con qualcuno, quando siamo nervosi, quando siamo depressi, ecc), sprechiamo energia lasciandoci ossessionare dall'immaginazione negativa (pensiamo a episodi spiacevoli che potrebbero accadere a noi o ai nostri cari, costruiamo dialoghi immaginari nella nostra testa, alimentiamo inutili fantasie di ogni sorta, realizzabili o irrealizzabili, ecc) e sprechiamo energia utilizzando male il nostro corpo (nel compiere ogni movimento contraiamo molti più muscoli di quelli necessari, assumiamo posture sbagliate, ecc).
Emozioni negative e immaginazione negativa verrano trattate nei successivi capitoli, mentre riguardo all'energia che viene sprecata a causa di un cattivo utilizzo del corpo accenneremo qualcosa subito.
Ogni giorno disperdiamo una grande quantità di energia nella contrazione di muscoli che non sono interessati nel movimento che stiamo compiendo, oppure nella contrazione sproporzionata dei muscoli interessati in tale movimento. Ad esempio, nel semplice atto di piantare un chiodo in una parete contraiamo un inimmaginabile numero di muscoli che non dovrebbero venire coinvolti in quell'atto (muscoli del viso, delle spalle, delle gambe, ecc) e contraiamo sia i muscoli necessari che quelli non necessari con un'intensità sufficiente a trainare il vagone di un treno!
Le posture che assumiamo durante il giorno e il nostro modo di camminare sono scandalosamente antieconomici. In particolare la contrazione dei muscoli del viso, che non è quasi mai necessaria, accompagna tutte le nostre attività (probabilmente avete i muscoli della fronte contratti anche adesso che state leggendo) e causa una fuoriuscita continua di preziosa energia. Ci sono molte persone che vivono l'intera giornata con la fronte aggrottata, lo sguardo corrucciato o la mandibola serrata; tanti digrignano i denti anche di notte.
Tutti viviamo con i muscoli del collo e delle spalle - il trapezio - perennemente contratti. Se in questo momento portate la vostra attenzione alle spalle e provate a rilassarle vi accorgete di averle tenute contratte, senza motivo, fino ad ora.
Rientra nell'opera di economizzazione dell'energia portare periodicamente durante la giornata la nostra attenzione sui muscoli del volto e cercare di rilassarli. Lo stesso deve essere fatto per il collo e le spalle. Ogni qualvolta ce ne ricordiamo, la postura che abbiamo assunto in un dato momento - per parlare, per scrivere o per aspettare il bus - deve essere osservata scrupolosamente, mettendo l'accento sui muscoli che non dovrebbero essere contratti e invece o sono, poiché non siamo consapevoli del nostro corpo e questo è quasi un estraneo per noi.

la gestione dell'energia

Un ultimo appunto riguarda l'afflusso di energia che accompagna gli esercizi di ricordo di sé. Un individuo che decide di fare sforzi a lungo e in maniera intensa consuma molto energia, ma allo stesso tempo il frutto di questi sui sforzi - il ricordo di sé - introduce energia e innalza la sua frequenza vibratoria. Se egli non è seguito da qualcuno che è’ più avanti di lui sul percorso del risveglio (e qui si ripresenta la necessità di lavorare all'interno di una scuola) non sa come utilizzare questa nuova energia, la quale, se non correttamente indirizzata, si riversa nella personalità ingigantendone le caratteristiche.
L'individuo potrebbe andare incontro a maggiore irritabilità, nervosismo, mal di testa, crisi depressive, sbalzi d'umore, disarmonia nella capacità decisionale (scelte improvvise condotte in maniera irrazionale). E' dunque necessario che chi svolge tali esercizi si tenga sotto costante osservazione, diventi lo spettatore e l'analizzatore di se stesso, dei suoi pensieri e delle sue emozioni, in modo da accorgersi di quando il suo carattere inizia a manifestarsi con toni esasperati. Quando si rilevano tali disarmonie è consigliabile interrompere ogni esercizio e concentrarsi esclusivamente sugli altri aspetti del lavoro di risveglio: osservazione delle emozioni negative e controllo dell'immaginazione negativa.
Testi sull'argomento:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
RISVEGLIO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
LA QUARTA VIA
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974 (1921-1946)
FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO
P.D. Ouspensky, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976 (1915-1923)
IL RICORDO DI SE'
Robert Earl Burton, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1994 (1991)
LA MACCHINA BIOLOGICA UMANA
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 1999 (1991)
IL LAVORO PRATICO SU SE STESSI
E. J. Gold, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT) 2004 (1989)

Commenti

  1. Da poco inizio a cogliere la differenza tra i due stati di coscienza che si accennava in questo post.
    Mi spiego meglio con un esempio: sto camminando per strada e iniziano ad affiorare pensieri o problemi, solitamente li seguivo, cercavo di risolverli con la mente stessa. Adesso invece (spesso ma non sempre dato che non sono illuminato) cerco solo di osservarli, e così facendo li privo di energia e poco dopo i pensieri svaniscono. Anzi, mi rendo conto che non erano problemi ma ero solo io che li alimentavo con la mia stessa mente cercando di risolverli. Ma come può la mente risolvere un problema creato dalla mente stessa? e non parlo solo di problemi ma anche di desideri: ad esempio desideravo spesso di fare soldi e pensavo pensavo ma non mi rendevo conto che perdevo il qui e ora, e non raggiungevo alcun risultato. Nel fare i soldi non c'è nulla di male ma se questo pensiero ti sottrae dalla Realtà dell'Adesso, ci si lascia ingabbiare dalla mente, che da strumento utilissimo per ottimizzare i risultati diventa il padrone... tu il servo.
    Non mi interessa se con la consapevolezza si aquisiscono poteri paranormali, anzi credo sia un invenzione-burla dei maestri per spronarci a lavorare su sè stessi... il maestro usa anche la menzogna pur di spronarti alla consapevolezza come dice Osho. E non credo occorrano delle scuole, ognuno deve seguire il suo percorso personale. Ad ogni modo concordo pienamente col post per tutto il resto. Anzi ultimo punto che non condivido ( o forse è il mio Ego che non lo condivide...) è dato dall'affermazione che "non si devono fare sforzi al di fuori dello spazio riservato agli esercizi". Su quest'ultima affermazione non sono daccordo, credo che ogni momento è buono per immergersi nel qui e ora.
    Saluti e buon risveglio.

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  2. l'articolo intende quando si è all'inizio meglio concentrarsi su esercizi precisi per non andare in palla e far rimbambire il corpo :D
    Comunque cio a cui sono arrivato è che ci accade cio di cui l'anima ha bisogno
    per evolvere e imparare.
    e cose in sospeso ritorneranno sempre...finche non riuscirai a trascenderle, a scoprire il messaggio che contengono e cosa riflettono di te, tutto quello che non accetti ...
    ti consiglio un video documentario adattissimo a cio a cui vuoi dar risposta.
    Mi manca solo la quarta parte e poi è completo.
    Cerca su youtube
    TU SEI MAESTRO DI TE STESSO - documentario.
    Ti abbraccio

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