LA VITA SPIRITUALE









Macrolibrarsi.it presenta il libro: La Libertà Spirituale di Michael Bernard Beckwith

LA VITA SPIRITUALE


La vita spirituale non consiste nell’andare in chiesa, accendere incensi, dare qualche spicciolo ai poveri o mormorare qualche preghiera o peggio ancora qualche supplica. No, la vera vita spirituale è una qualità della vita e sottintende un contatto con la vita celeste, pura, armoniosa e perfetta.
Infatti “spirituale” significa che lo spirito si manifesta, che la Divinità si manifesta.
Se amate la vita spirituale, se non l’abbandonate mai, qualsiasi vostra difficoltà si trasformerà in successo, in vittoria. Ma se decideste di lasciare la vita spirituale perché vi impedisce di realizzare nel mondo qualcosa di più interessante, siete naturalmente liberi di agire come più vi piace; presto però vedrete l’enormità del vostro errore e di cosa vi siete privati.

La vita spirituale è un contatto con i mondi superiori, un rapporto grazie al quale impariamo a progredire anche a nostra insaputa. Se interrompiamo questo legame siamo perduti perché ci poniamo fuori dalla Luce.

Se finora non avete avuto grandi vittorie o grandi risposte, ciò è dovuto al fatto che ancora non avete veramente scelto o sperimentato la potenza dello spirito. Incominciate quindi a credere in questo e al fatto che ognuno di noi è perfetto nella mente della creazione.

Una delle difficoltà più grandi è difendersi dalle influenze negative che sul nostro pianeta purtroppo abbondano.
Ora non è certo facile mettere a tacere certi sentimenti che sentite ribollire dentro di voi. Ma è nel vostro interesse e vantaggio perdonarechi vi ha fatto soffrire perché i suoi pensieri vi saranno soltanto nocivi se li ricambierete parlando o pensando male di lui.
L’unico modo per rendere innocui i pensieri nocivi è quello di neutralizzarli e dissolverli prima che arrivino a nuocervi, emanando onde di amore verso chi vi ha fatto del male.
All’inizio risulterà molto difficile visualizzare che a una persona per la quale provate rabbia e ostilità accadano cose belle diciamo così, ma poi imparerete che coloro che vi ostacolano sono in verità i vostri Maestri di vita. Infatti sono loro che vi danno l’opportunità di diventare più comprensivi, pazienti e misericordiosi.

La mancanza di comprensione degli eventi porta spesso gli uomini ad attribuire il male che capita a qualcun altro: una persona, Dio, il destino e via dicendo. Si proietta sull’esterno la colpa delle nostre sventure e ciò procura un senso di sollievo.
In tal modo però non facciamo mai i conti con la nostra coscienza e quindi non progrediamo.
L’uomo che sa comprendere i segni e gli eventi incomincia invece a considerare le proprie responsabilità, iniziando a guardarsi dall’esterno. Ma attenzione perché a questo punto c’è il rischio di attribuirsi tutte le colpe! Il risultato ultimo di questo percorso di vita spirituale non è dunque né il senso di colpa masochistico e neppure evitare ogni responsabilità, ma una via di mezzo, da cui emerga la necessità di allargare la comprensione e di restare vigili anche nei propri confronti.




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Chi è povero e debole spiritualmente non è capace di perdonare ma cerca di vendicarsi. Invece bisognerebbe evitare di pensare alle persone verso cui proviamo odio o rancore. Esse, se non le perdoniamo, diventano i nostri padroni, ci vengono in mente quando mangiamo rovinandoci il pasto, quando siamo a letto guastandoci il sonno, quando ci rilassiamo riportandoci all’ansia ed agitazione.
Ricordate che una persona saggia impara molte cose dai suoi “nemici”.
Ora sono consapevole che una cosa è sapere che voi avete bisogno d’imparare a superare il risentimento e perdonare le offese, una cosa è trovare un metodo efficace per riuscire a farlo.
Quando coviamo sentimenti di rancore per una persona la prima cosa da riconoscere è che noi stessi siamo la fonte principale del nostro stress, e nessun altro. Neppure quella persona che magari è defunta da anni. Siamo noi a ricrearci continuamente nella nostra testa tutti quegli episodi che avranno, a lungo termine, dei costi fisici e emotivi pesantissimi.
Vi sono poi alcuni fra gli esseri umani che dal momento che si accorgono di aver commesso un errore o di aver subito un torto, anziché cercare la vendetta come i poveri di spirito, si lasciano andare ad un altro patetico comportamento: la lamentela.
Rimangono paralizzati per giorni, settimane, mesi, non vogliono più agire. Se credono così di impietosire la Luce o Dio, si sbagliano.
Chi ha fatto un errore si metta al lavoro per riparare. Chi ha subito un torto perdoni la fonte del torto. Quando si lavora ci si sporca ma non è grave, poi ci si lava.

Ognuno di noi è unico su sette miliardi,
noi non siamo la nostra mente,
ognuno di noi è uno strumento prezioso per la crescita degli altri,
per poter perdonare gli altri bisogna essere forti,
dobbiamo evitare di condannare chi ha torto,
e mostrare agli altri che apprezziamo le loro idee.
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